“La felicità del ritorno e altri sapori”

L’11 dicembre l’Istituto Tecnico Tecnologico “G. Malafarina” ha accolto lo scrittore Carmine Abate, che con l’occasione è ritornato in quella che è la sua terra di Calabria.
Carmine Abate è nato a Carfizzi, in provincia di Crotone. Carfizzi è un paese arberesche, uno dei tanti fondato da un popolo in fuga a causa dell’invasione di una terra, l’Albania, al di là del mare, da parte dei Turchi. Ma quasi come un destino, l’emigrazione ha continuato a caratterizzare questa popolazione. La stessa famiglia dello scrittore è costretta ad una nuova migrazione. Lo stesso Carmine, a sedici anni approda ad Amburgo, in Germania, dove inizia a trascorrere regolarmente le vacanze estive ma, soprattutto, “impara come si mangia il pane” secondo la saggezza paterna, cioè lavora.

IMG_20171211_113307

Intanto durante il resto dell’anno studia, e, nel tempo, si laurea in Lettere all’università di Bari.
Anche per poter lavorare Carmine Abate deve approdare in Germania, dove insegnerà italiano nelle scuole italiane di città come Amburgo, Lubecca e Colonia. Ed è proprio in Germania che inizia l’attività letteraria di ‘Carmine Abate scrittore‘ ma soprattutto, come mirabilmente viene definito, “cantore” della Calabria. Un termine dal sapore d’altri tempi che ben si accorda con la narrazione delle storie raccontate dall’autore che narra di una Calabria aspra e sanguigna, perché non vuole che questa si dimentichi ed egli stesso non vuole dimenticare le sue radici storiche e culturali e quelle della sua gente.
E così, analizzando la vita tra due o più mondi, culture, tradizioni, pensieri, gioie e dolori, ha trovato la sua dimensione reale in tutta la produzione letteraria di Carmine Abate, che attualmente vive in Trentino, “terra di confine” dove continua ad esercitare il mestiere di scrittore.
Durante l’incontro di oggi Carmine Abate ha messo in evidenza alcune parole e temi chiavi, che utilizza per scrivere i suoi romanzi. Cosa importantissima secondo lo scrittore è recuperare la memoria, raccontando la complessità della propria terra, tutto grazie al Romanzo che lo consente più di un saggio o di un racconto, i quali invece hanno ognuno temi specifici.
“Nel romanzo rappresenti il mondo” afferma Abate.

IMG_20171211_114250

Nel “Banchetto di nozze” egli ammette che fino a sedici anni lui non aveva mai letto un libro e un giorno, prima di partire per la Germania va a casa di un suo amico, povero e orfano di padre, e qui vi rimane a bocca aperta, scoprendo una parete piena di libri. Carmine ne rimane colpito e da allora inizia a prendere in prestito alcuni libri dall’amico, tra cui “Lavorare stanca” di Cesare Pavese e “Gente in Aspromonte” di Corrado Alvaro. Quest’ultimo libro in particolare é stato molto importante per il giovane, che prima di leggerlo era convinto che la propria terra non si potesse raccontare… E lui grazie a quel libro scopre il contrario.
Altro tema-chiave secondo Carmine Abate è il mistero. In uno dei suoi libri racconta che, sempre prima di partire, la mamma lo manda nella dispensa buia a prendere alcune cose che le servivano in cucina e lui, accanto all’aglio trova un libro enorme: “Anna Karenina” di Tolstoj. La prima cosa che si chiede è perché quel libro si trovasse proprio lì. Sta di fatto che rimane colpito dall’incipit iniziale del romanzo e lo inizia a leggere, ma non scoprirà mai il perché quel libro si trovasse in quella dispensa.
Il messaggio che lo scrittore vuole lasciare agli alunni presenti alla conferenza è: “La lettura è capace di cambiare la visione del mondo. Un libro è una finestra spalancata sul mondo”.

Molti alunni sono intervenuti con tantissime domande, una di queste è stata “perché utilizza forme dialettali all’interno dei libri?”; La sua risposta: “Perché per me l’Arbëreshë, il calabrese, il ‘germanese‘ hanno la stessa dignità dell’italiano e delle altre lingue.”

Per lo scrittore le parole sono come delle esche vive. Lui pesca con queste esche e costruisce le sue storie; quindi, sono per lui necessarie.

 

Carmine Abate ha concluso la conferenza affermando che quello che unisce tutti è credere nei sogni. “E la società, che è sempre più arretrata rispetto alle nostre idee, tarpa le ali a chi vuole cambiare il mondo, perché ha paura delle novità. I sogni vanno curati quando sono ancora giovani e vergini, perché altrimenti li faremmo morire e se cresciamo senza sogni, siamo già vecchi dentro.”
Carmine Abate invita, infine, i giovani a cambiare la realtà,

“con l’augurio che non siate costretti ad abbandonare la vostra terra, ma che possiate scegliere liberamente se restare o partire. Dalla vita avete già in dono il presente del futuro; da noi adulti riceverete un’eredità preziosa: la memoria, le nostre storie impastate di Storia. Di più non abbiamo e forse non serve altro in questo mondo, a parte la fortuna, che non guasta”.

-Marika Migliarese