“La felicità dell’attesa” di Carmine Abate

La felicità dell’attesa” descrive la storia di una vita, quella di Carmine Leto.

Il primo a partire della sua famiglia alla ricerca, nella ‘’Merica Bona’’, della stabilità economica che la Calabria e, soprattutto, il paesino di ‘’Hora’’ non poteva garantire.

Seppur a malincuore il 13 maggio 1903 insieme ad altri suoi paesani si imbarca sulla nave  Sardegna.

Il libro inizia a descrivere di come, durante il viaggio, aiuta un bambino di nome Andrea Varipapa che venne minacciato da un malandrino, con un coltello alla gola, alla ricerca di soldi.

Andrea Varipapa, successivamente meglio conosciuto come ‘’Andy The Greek’’, il campione di bowling più forte di tutti i tempi, sarà riconoscente a Carmine per tutto il resto della sua vita.

L’America era il miraggio, il paese ricco e solido e non contava davvero la durezza del viaggio, la fatica del lavoro, perché l’accoglienza della comunità italiana consentì di raggiungere la concretezza economica e un futuro assicurato nella terra di origine.

Prima del fatidico trasferimento torna altre volte in Italia, ma di questi ritorni non si sa quasi niente se non che aveva perso il fratello Giovanni durante la traversata e che uno dei motivi per cui una volta era tornato era stato per la Grande Guerra, che lo mutilò nell’animo.

Il giorno in cui tornò nella sua amata Hora definitivamente, portò con sé un ospite speciale: Shirley. Una giovane donna dalla pelle vellutata, scura scura, una montagna di capelli ricciolini, occhi come olive nere al sole e un po’ più alta di lui.

Ad incoronare la loro storia d’amore, vissuta a Villa Shirley (costruita apposta da Carmine per non far pentire la moglie di averlo seguito dall’America, anzi da ”Novayorka”) fu l’arrivo dei loro tre figli: Leonardo, Jon e Franceschina.

Una felicità attesa per anni, portata via in una notte. La morte precoce di Carmine, lasciò in tutti i suoi paesani e parenti un gran vuoto. Ma soprattutto, la voglia di vendetta da parte della moglie e dei figli. Una vendetta che spinse il secondogenito, Jon, a partire per la Merica alla ricerca degli assassini del padre. Si, perché Carmine venne ucciso da due uomini che gli dovevano dei soldi per la realizzazione della casa che aveva costruito per loro.

Jon inizia la sua ricerca da alcune località abitate da calabresi.

E, un giorno, per puro caso intravede un neo che lo manda su di giri, quello di Norma Jeane. Una ragazza dall’aspetto semplice ma sensuale, con labbra color rosso vermiglio, denti bianchissimi, pupille accese di verdeazzurro, lunghi capelli a onde castano chiaro, un corpo snello e prosperoso nei punti giusti. I due si amano con una passione che, per lui, resterà assoluta ed eterna anche quando sposa la ragazza che corteggiava da ragazzino e che lo amava fin da bambina, mentre lei entra prepotentemente nell’immaginario maschile collettivo mondiale, conosciuta come Marilyn Monroe.

Una storia d’amore che intreccia un personaggio realmente esistito con uno di fantasia, ma che fa comunque desiderare che la storia sia vera. La storia viene narrata da Carmine, il figlio di Jon e nipote di Carmine Leto e Shirley.

Alterna la storia della vita passata e presente del padre Jon, che in punto di morte non desidera altro che avere accanto i suoi due figli: Carmine e Shirley, detta Lina.

Ma mentre Carmine parte subito per poter rivedere il padre per un’ultima volta, Lina si fa attendere. Ma il suo non ritorno a Hora non è dettato da un capriccio, bensì da una ferita non rimarginata. Questo sarà l’unico sbaglio che Jon si porterà nella tomba senza esser perdonato. Perché anche se durante gli anni era riuscito a dar onore alla memoria del padre ottenendo la sua vendetta, aveva amato una donna che non era sua moglie anche dopo il matrimonio, aveva ‘’abbandonato’’ la famiglia per poter lavorare dall’altra parte del mondo pur di vedere i figli ‘’studiati’’, quello che fece a sua figlia era imperdonabile.

Lina, sin da piccola con un animo di ribellione (tipico della sua generazione) e a cui le regole di Hora andavano strette, voleva spiccare il volo e non permetteva a nessuno di tappargli le ali.

Anche se la famiglia cerca di proteggerla, invano, da un amore malato lei va fino in fondo. Fino a quando un giorno, pentita, torna dai genitori raccontandogli ciò che aveva subìto dal marito. Inizialmente l’accolgono con tenerezza, disgustati dal fatto che la piccola creatura che Lina portava in grembo fosse morta ancor prima di nascere per colpa del padre.

Successivamente la obbligarono a ritornare dal marito perché lo ‘’scorno’’ in paese sarebbe stato troppo grande. E’ per questo motivo che Lina va il più lontano possibile dalla sua famiglia, chiudendo i rapporti con tutti tranne che con suo fratello Carmine.

Nonostante i Leto abbiano passato tanti anni nell’America aperta e libera, la loro mentalità rimane comunque tradizionale e conservatrice. La narrazione è intrigante, vengono alternate diverse forme di linguaggio fra cui l’italiano, l’inglese e l’arbëreshe.  La scelta di mescolare personaggi reali e di immaginazione è molto azzeccata, perché dà l’illusione che la storia sia reale (nonostante nelle prime pagine del libro ci sia scritto che è una storia tratta dall’immaginazione dell’autore). La storia d’amore raccontata più bella è sicuramente quella di Jon e Norma, che giovani e innamorati si vivono come tutti sperano di poter fare almeno una volta nella vita. Un amore profondo anche dopo la morte. Eterno.

E anche se sono stati separati a causa degli eventi imprevedibili della vita, Jon e Norma si rincontrano in una dimensione non comprensibile a chi resta in questo mondo.

Mentre parlavano durante una cena, Norma pronunciò una frase che Jon non avrebbe dimenticato mai: ‘’Quando muoio, voglio diventare una farfalla’’.

E lui, timidamente, le confessò che gli sarebbe piaciuto essere una rondine.

Marilyn Monroe muore fra la notte del 4 e il 5 agosto 1962. Norma Jeane vivrà per sempre nel cuore e nella memoria del suo caro amore con i baffi alla Clark Gable, fin quando lui non la raggiungerà ovunque si trovi.

‘’La farfalla entra nella stanza appena apriamo la finestra. Compie diversi giri sopra il letto, non si posa da nessuna parte. Ha un colore di limone che abbaglia. Quando villa Shirley si accende di luce, nel cielo tornano a sfrecciare le rondini, in silenzio. L’odore di ginestra e di mare è quasi impercettibile. La farfalla lo insegue attraverso la finestra aperta. Jon Leto chiude gli occhi, si addormenta. E finalmente i suoi baffi alla Clark Gable si aprono al sorriso.’’

 

Federica Arcidiacono