I videogiochi: debuttanti olimpici

 

Stefano Ciranna Liceo Scientifico e delle Scienze Umane O.M. Corbino Siracusa

Sappiamo bene che i videogiochi sono dei dispositivi che permettono al cosiddetto “player” di interagire con le entità presenti sullo schermo. Nati nel 1950 come strumenti ed esperimenti nelle facoltà di alcune università americane, come l’università di Cambridge A.S. Douglas, si sviluppano successivamente negli anni ’70. Nel 1961 vede la luce “Spacewar!”: un semplice esperimento condotto da sei giovani scienziati che erano riusciti ad animare puntini luminosi su uno schermo. Da quel momento i videogiochi si sono evoluti sempre più: il passaggio dal bianco e nero ai colori, grazie ai primi cabinati arcade delle sale giochi, come l’indimenticabile Street Fighter; il più importante, (sviluppato dalla Nintendo negli anni ’90) é il capolavoro di Hideo Kojima, Metal Gear Solid (pubblicato nel ’98, uno dei primi giochi ad essere stati doppiati in italiano). Oggi i videogiochi hanno una grafica quasi identica alla realtà, con scenografie e doppiaggi paragonabili ad un film. Ma gli sviluppatori e scienziati non si sono fermati al semplice “videogiocare”: hanno recentemente inventato un dispositivo, che se indossato a modo di occhiali, fa entrare l’utilizzatore nella “VR”, acronimo di Virtual Reality. Cambiamento radicale che si ha con i primi giochi 3D a poligoni e non più in 2D, come il leggendario Super Mario 64. Questa, ed altre invenzioni che permettono il movimento fisico mentre si gioca, ci stanno avvicinando sempre più ad una nuova realtà, una realtà nella quale il videogioco è considerato sport. È’ proprio di qualche giorno fa la notizia che il Comitato Olimpico ha riconosciuto i videogiochi come sport. Gli “eSports” saranno presenti in importanti manifestazioni: i videogiochi di tipo sportivo saranno presenti ai Giochi Asiatici del 2022 in Cina. Ovviamente, alcuni videogiochi, necessitano di impegno mentale e buoni riflessi, ma siamo sicuri che siano pronti al debutto olimpico? Chissà magari gli antichi Greci avrebbero da ridire, ma certo è che lo spirito della competizione rimarrà invariato nel tempo pur essendo contestualizzato in una società che vede nei nativi digitali i nuovi eroi dell’epoca attuale. I nobili intenti di Pierre de Coubertin quali avvicinare le nazioni, permettere ai giovani di confrontarsi in una competizione sportiva, non vanno disattesi e, a questo punto, non ci rimane che aspettare il prossimo evento olimpico per poter dire con certezza se una gara di videogiochi avrà assolto ai più alti valori della cultura greca. Per il momento l’unica certezza si ravvisa nella dicotomia tra realtà concreta (il mondo in quanto tale) e realtà virtuale (il mondo dei videogiochi)” Citius! Altius! Fortius!