BULLISMO? NO, GRAZIE

Ragazzo down: percosse, ingiurie e minacce da parte di un gruppo di bulli.

Genova _ sabato mattina in una scuola superiore nel centro della città, durante l’open day organizzato dall’istituto, un gruppo di cinque ragazzi ha percosso, ingiuriato e minacciato un ragazzo down.
Il tutto è accaduto verso le 11.00, in un momento di pausa

delle attività. I cinque ragazzi hanno convinto Claudio G. a seguirli nei bagni. Dopo essersi assicurati che nei corridoi non ci fosse nessuno hanno cominciato a spintonare la vittima e ad insultarla. Claudio è finito per terra battendo violentemente la testa allo spigolo del lavandino.
Non soddisfatto di ciò il leader del gruppo ha continuato ad umiliarlo e a prenderlo in giro, minacciandolo di altre violenze se avesse raccontato a qualcuno l’accaduto.
Per fortuna, nel momento in cui la situazione stava degenerando, è entrato nel bagno un ragazzo che invece di ignorare la cosa, ha preso le difese della vittima.
Coraggiosamente si è messo tra Claudio ed i bulli, i quali sorpresi del suo intervento sono usciti dal bagno senza replicare.
A questo punto Roberto A. ( questo è il nome dell’ “angelo custode” di Claudio), ha chiamato un collaboratore scolastico e Claudio è stato portato nell’infermeria della scuola, dove ha avuto le prime cure.
I genitori di Claudio, chiamati da preside, lo hanno accompagnato in ospedale per ulteriori controlli. Il gruppo di bulli è stato individuato, i ragazzi sono stati sospesi dalle lezioni e rischiano di perdere l’anno scolastico.
Non era la prima volta che nell’istituto si verificavano casi di bullismo come hanno poi dichiarato molti studenti. Alcuni di loro hanno deciso di creare una catena di solidarietà nei confronti delle vittime di bullismo, organizzando tavole rotonde, piccole conferenze su questo fenomeno che purtroppo sta diventando sempre più frequente.
Nonostante le campagne di sensibilizzazione, nonostante i vari progetti, nonostante l’aumento della vigilanza nelle scuole, il bullismo è un fenomeno ancora molto diffuso soprattutto tra i più giovani. Devono essere proprio loro ad arginare il fenomeno non ignorandolo.

Pamela Barone, 3B liceo Plauto