Je so pazzo!!!

Come si pone la scienza quando non è utilitaristico capire? Dove va la ricerca?

L’influenza mediatica può creare eroi o vittime. Tutto si basa su ciò che la società percepisce. Tenendo conto dei vari livelli culturali e socio/economici. Parliamo di malattia, vera o presunta.

La fibromialgia, come esempio, pone l’accento sulla fiducia alla pari.

Studiando reperti archeologici e/o antropologici, si sa per certo ormai che il cancro esiste, e uccide, fin dall’uomo preistorico. Certo a quell’epoca, si ignorava tutto questo. Si moriva senza comprenderne le cause. E infatti il cancro, che è una mutazione genetica, può assumere forme diverse, dipendentemente dall’organo, o gli organi colpiti.

Tuttavia, ancora oggi esistono mali di cui non si è fatta sufficiente ricerca.

Ricordiamo che la ricerca costa molto, se i malati di una certa malattia sono pochi, alle case farmaceutiche non conviene investire risorse. Potremmo dire allora che tutto si basa sulla reciproca fiducia medico/paziente. Mentre il paziente deve nutrire una fiducia incrollabile verso il terapeuta, dall’altra parte il paziente che mostra sintomi non riconducibili ad alcuna sperimentazione “comoda” ed utilitaristica non esiste. Si preferisce quindi affermare, da parte della scienza, che ci si trova davanti ad un episodio di malattia mentale. Se insomma a fronte di un disagio emotivo si avverte dolore allo stomaco, e vengono escluse le cause gastriche, il paziente inventa. Un esempio eclatante è una malattia sconosciuta alla maggioranza, anzi, disconosciuta, la fibromialgia. Un complesso di malesseri, gravi e invalidanti che affligge, pare, soprattutto le donne. Si descrivono sintomi; tutti i pazienti gli stessi, più o meno. Ovviamente ci sono le variabili individuali. È una malattia che ne comprende altre. Spesso la tiroide non funziona; Spesso si ha alterazione nella percezione caldo/ freddo; Sempre sono presenti dolori piuttosto forti, infatti poiché i muscoli sono principalmente interessati, anche compiere percorsi brevi può risultare un’immane fatica. Tenendo conto che tutto l’apparato muscolo/ scheletrico è soggetto all’usura col tempo, si assommano disagi di diverse origini, rendendo di fatto invalidante e complesso il vivere quotidiano.

Oggi fortunatamente sta venendo meno la diffidenza da parte dei ‘camici bianchi ‘ e poiché gli antidepressivi svolgono una qualche funzione terapeutica, si inizia a credere ai pazienti.

Quindi antidepressivi non perché depressi o malati mentali (anche se a star così male e non essere credibili la depressione arriva), ma per sopperire a quella che, sembra, sia all’origine della malattia: una insufficiente secrezione ormonale da parte dei neurotrasmettitori deputati. Per finire, alla luce del fatto che nessun medico ha ragion d’essere se non per il paziente, se i rapporti fra i diversi ruoli fossero sani, mi piace pensare che sarebbe rivoluzionario andare insieme, nella pari fiducia per il raggiungimento del “fine ultimo”.

di Livia De Filippis