• Home
  • Blog
  • Articoli
  • Nube radioattiva in Europa: rischio salute per gli Italiani?

Nube radioattiva in Europa: rischio salute per gli Italiani?

Durante il mese di settembre è stata confermata la presenza di atomi radioattivi provenienti dalla Russia, nella centrale di Mayak.

Sono state rilevate in Europa anomale concentrazioni di rutenio106. Il servizio meteorologico russo ha confermato la presenza alla fine del mese di settembre di concentrazioni «estremamente alte», fino a 986 volte superiori alla radiazione naturale di fondo, di rutenio-106 in diverse parti del Paese. Il Rosgidromet ( Federal service for Hydrometereology and Enviromental Monitoring) ha ammesso solo lunedì che l’isotopo — che non esiste in natura ed è prodotto dalle reazioni nucleari all’interno di un reattore — è stato individuato in Tatarstan e nel sud della Russia, in particolare nella zona della centrale nucleare di Mayak (faro in russo), già precedentemente protagonista di incidenti nucleari, come quello accaduto negli anni cinquanta.

Il primo allarme dato dai Paesi europei è stato lanciato il 9 novembre dall’Istituto per la Sicurezza nucleare francese, che aveva rilevato tracce di rutenio-106 in territorio francese fra la fine di settembre e l’inizio di ottobre: la fonte della contaminazione era stata identificata in un punto compreso fra il Volga e gli Urali. Soltanto ora le autorità russe confermano le concentrazioni anomale di rutenio-106 in diverse zone della Russia; quella più elevata è stata registrata dalla stazione meteorologica di Argayash, un villaggio nella regione di Chelyabinsk, ad una trentina di chilometri dal sito nucleare di Mayak negli Urali meridionali, dove nel 1957 avvenne il più grave incidente nucleare della storia e che oggi è utilizzato come impianto di riprocessamento del combustibile esaurito. Greenpeace ha formalmente chiesto al Rosatom di aprire un’inchiesta e rendere pubblici tutti i dati in suo possesso.

I livelli registrati, comunque modesti, non costituiscono un pericolo per la salute. In proposito a ciò è stato interrogato il professor Paddy Regan, esperto di nucleare dell’Università del Surrey, che ha detto al Guardian: “I livelli rilevati possono essere estremamente elevati rispetto a quelli di fondo, ma non sono estremamente pericolosi”. Jan Haverkamp, esperto di energia nucleare di Greenpeace, ha spiegato: “Mayak sembra una fonte logica per questa versione, ma i dati non escludono ancora anche altre possibilità, incluso il vicino Kazakistan. È importante che sia fatta chiarezza il prima possibile, anche per vedere se le persone potenzialmente esposte hanno bisogno di aiuto”. Dal canto suo, l’IRSN ha indicato che tali rilasci dovrebbero portare a misure protettive per le persone in un raggio di diversi chilometri, e quindi nelle immediate vicinanze del picco di radioattività.

Chiara Spizzica, Liceo Democrito