Il ragazzo della strada

Eden era così felice per la grande notizia che le diede l’ostetrica e anche se era una ragazza molto giovane per lei avere un figlio non sarebbe stata una grossa responsabilità accanto all’eterno amore; o almeno così pensava finché quella esile e debole cordicella che creava e manteneva un legame infinito si spezzò, così come andò in frantumi il suo cuore quando il suo fidanzato la lasciò sola con un fiore in grembo. Capì che nessuno l’avrebbe aiutata, neppure la sua famiglia che aveva provato ad avvertirla e alla quale non aveva dato ascolto; Eden si sentì così sola e triste che decise di non voler più restare in quella città e provare a dimenticare tutto della sua infanzia comprese le persone che l’avevano cresciuta: la sua famiglia. Pensò che quell’esperienza avrebbe maturato la sua vita e respirare aria di campagna non le avrebbe fatto male, ne a lei ne al suo bambino. Aveva deciso di prendersi le sue responsabilità procurandosi un lavoro in una bottega come sarta dato che le piaceva molto cucire e disegnare abiti, ovviamente per Eden non era facile mangiare ogni giorno ma la sua forza di volontà le permetteva di fare tutto. Il suo bambino era finalmente nato dopo nove lungi mesi e il suo nome era Alan. Era un bimbo bellissimo, come tutti i neonati del resto, ma nei suoi occhi si vedeva chiaramente qualcosa di molto particolare che faceva sorridere Eden, forse perché le ricordava tanto quel suo primo amore che non avrebbe mai dimenticato e che era stato soltanto una grande illusione. Alan assomigliava molto a suo padre; i suoi capelli ancora sottili erano bruni, folti e lucidi, aveva degli occhi del colore dell’oceano nei quali potevi perderti e che, nonostante piccoli, erano molto profondi, la sua carnagione chiara da bimbetto era avvolta dalla copertina color bianco, puro come il suo animo. Per quel piccolo ramoscello il mondo era nuovo ed ai suoi occhi tutto sembrava bellissimo, Eden sapeva che sarebbe cresciuto sano e forte come un grande albero; aveva soltanto diciannove anni quella ragazza e già faceva la mamma adulta e responsabile, severa ma giusta, era diventata una donna. In nove mesi era riuscita ad accumulare alcuni soldi che ora le avrebbero permesso una piccola baracca di un quartiere buio e nascosto in cui riuscire a vivere e proteggersi dal freddo inverno che ormai era alle porte. Lavorando nella bottega, Eden consumava molti gomitoli di lana e con gli scarti riusciva a ricavare alcune tutine e maglioncini per il piccolo Alan che cresceva molto in fretta; una volta finite le ore di lavoro, Eden tornò a casa con suo figlio in braccio che si sforzava di dire la sua prima parolina, era così eccitata all’idea di sentire la parola “ma-ma!” scandita bene in due semplicissime sillabe, intanto Alan farfugliava con sforzo dei mugugni senza alcuna traccia di sillabe; tutto ad un tratto non si udiva più nulla, il piccolo ora era concentrato sul sorriso incantevole di sua madre, era tanto bella quando sorrideva, i suoi capelli lunghi e bruni con quei bellissimi e sottili fili d’oro che incorniciavano con grazia il suo viso, quei suoi occhi verdi colore delle foglie di Maggio così naturali da farla sembrare una dea, il suo naso piccolino le rendeva il volto dolce e delicato; infine la sua bocca, quelle labbra carnose e rosee contenevano un sorriso di quelli rari e spontanei, di quelli che non vedi ogni giorno ma che se hai la fortuna di incontrare ti stendono; sua madre glielo diceva sempre: “ridi ogni tanto,qualcuno potrebbe innamorarsi del tuo sorriso” e alla vista di tanta bellezza Alan si rese conto di essere stato molto fortunato ad avere una genitrice così, volle vederla sorridere ancora una volta pronunciando quella parola tanto attesa che rese fiera la sua mamma. Erano felicissimi di stare vicini ed abbracciati, il piccolo Alan si sentiva molto rassicurato e intanto immaginava di volare tra calde e soffici nuvole insieme alla sua cara mamma, di esplorare tutto il mondo sul dorso di un drago buono che li avrebbe accompagnati ad assaggiare le delizie di tutte le città. Purtroppo, in realtà, le nuvole stavano scatenando fulmini e tuoni insieme a fredde gocce d’acqua e se la bufera avesse continuato, la debole baracca sarebbe crollata. Dopo qualche minuto l’ira del cielo si placò gradualmente, ma per quella sera Eden non riuscì a lavorare e a guadagnare per comprare del pane, le piangeva il cuore sentire i lamenti di suo figlio che aveva molta fame, ma non poteva far nulla tranne che cullarlo tra le sue braccia e cantare con la sua angelica voce. Alan ascoltava con piacere le note rassicuranti e morbide che gli regalava sua madre e man mano riuscì a cadere in un sonno tranquillo pieno silenzio. Intanto quella forte donna mise il suo animo in pace appena il suo pargolo chiuse gli occhi e accogliendolo in un delicatissimo abbracci gli sussurrò all’orecchio “buona notte angioletto mio, ti voglio bene”. La silenziosa notte passò in fretta e fu sostituita dal traffico del chiassoso mattino. Era tempo di sbrigarsi, Eden infilò rapidamente il suo piccolo in una tutina, sempre con estrema delicatezza, qualche sorsetto dal biberon e subito erano fuori dalla baracca. Correva verso la bottega per evitare un disastroso ritardo che le avrebbe fatto rischiare la perdita del lavoro, ma fortunatamente arrivò addirittura in anticipo. Alan era un po’ scosso ma si riprese subito, dimostrò già alla nascita di essere stato forte evitando malattie nonostante vivesse in una baracca stretta, con un materasso riciclato pieno di polvere. Aveva già capito che la vita era un dono, che non andava sprecata e che bisognava saper cogliere i momenti migliori nei momenti peggiori, che devi saper sorridere ad ogni piccola cosa e mai stancarsi di quello che si ha già e a ricordargli tutto questo c’era sempre il suo scudo, il suo sorriso, la sua gioia: la sua mamma, che gli mostrava sempre il lato migliore delle cose. Mentre lavorava lui se ne stava buono buono ad osservare tutti i colori della lana, della seta e del velluto che Mrs. Sharman, proprietaria della bottega, gli lasciava toccare; lo aveva preso in simpatia date le sue delicate maniere e poi le piacevano molto i bambini e vederli sorridere, infatti Alan riusciva a conquistarsi sempre le gustose caramelle e dei cioccolatini che produceva artigianalmente la bottega di fronte. Il piccolo aveva imparato a gattonare spinto dalla sua grande curiosità di esplorare e formulava, anche se un po’ a fatica, alcune brevissime frasi che solo la mamma e altre donne più adulte che avevano già avuto esperienza come Mrs. Sharman riuscivano a capire. Alan andava gironzolando dall’uscio della bottega, alla sala dove erano esposti vari capi, fino alla stanza dove ricamava e cuciva Eden. Non si fermava mai ed in uno dei giorni di lavoro strinse fra le sue manine l’orlo della vestina di Mrs. Sharman ,con la quale stava giocando con una morbida pallina gialla sempre da lei regalata; e si alzò in piedi facendo qualche passetto per poi ricadere goffamente a terra. Sua mamma lo aveva guardato per un breve tratto, ma poi si rimise a testa bassa a cucire un vestito rosso; il viso triste di Alan la fissava con delusione e Mrs. Sharman le andò vicino dicendole che poteva smettere di cucire per quell’occasione, ma lei senza espressione mostrò indifferenza e continuò il suo lavoro. Chiaramente non stava bene, si sentiva distrutta, non pensava mai a se stessa, si era sempre trascurata per gli altri e adesso non riusciva più neanche a respirare l’aria polverosa e l’umidità della sua baracca; siccome sentiva Mrs. Sharman molto vicina le disse tutto, delle sue condizioni economiche e fisiche, in più sentiva la pressione dello stress psicologico per il suo bambino che sarebbe cresciuto senza una figura maschile; proprio per questo Mrs. Sharman con il cuore dolce, le disse che poteva essere sua ospite in cambio del suo servizio in bottega ma per i primi giorni doveva riposarsi e godere del tempo insieme ad Alan insegnandogli a camminare. Lusingata e compiaciuta, all’ inizio del discorso nella testa di Eden qualcosa le diceva di non accettare, che col tempo sarebbe stata molto meglio, ma sapeva di mentire a se stessa quindi accettò la proposta della gentilissima signora. La sua stanza era molto carina, vi era una culletta ed un bellissimo letto singolo, era piccolina e graziosa, ben curata con un forte profumo di fragola. Non sapeva proprio come sdebitarsi ma ora pensava soltanto a riposarsi, sperando che la sua tosse non si aggravasse; intanto Mrs. Sharman aveva già chiamato un bravo dottore,era stato così semplice affezionarsi a quella ragazza in un solo anno di lavoro, non voleva assolutamente perderla. Infatti la aveva sempre aiutata perché con Eden era naturale aprirsi, le aveva parlato di suo figlio che a giovane età era andato via da lei senza dare spiegazioni, senza una parola; un giorno non lo vide più, provò a cercarlo ma inutilmente come aveva fatto il padre di Alan abbandonando la sua famiglia. Mrs. Sharman diceva di essere cambiata molto da quando suo figlio se ne andò, si trascurò molto ma nonostante ciò rimase sempre una bella donna con dei capelli lunghi e neri raccolti sempre in uno chignon, i suoi occhi blu da allora si spensero, accompagnavano delle occhiaia dovute all’insonnia, il suo naso era ad aquilino e dritto; infine la sua bocca era sottile ma spesso trasmetteva caldi sorrisi; nonostante quel che le era accaduto il suo cuore non si era inasprito come quello di tante persone, ma rimase sempre pronto a riaccogliere suo figlio. Tutto il paese conosceva la sua bontà assieme alla sua storia, per questo tutti evitavano l’argomento cercando di non farla stare male, infatti di suo figlio nessuno sapeva niente, tranne lei. Era sempre stata molto slanciata, con un vitino stretto e delle gambe lunghe, infatti era molto alta e per questo da giovane fece la modella per diversi anni, da allora divenne famosa e i suoi capi con essa in tutto il mondo. Ha sempre avuto un gran cuore per tutte le persone, è sempre stata socievole e gentile, ha sempre visto il carattere di una persona soltanto guardandola negli occhi e sentiva subito se avesse bisogno di aiuto davvero. A lei Eden sembrò subito una persona con del potenziale, per questo decise di darle fiducia subito e non si pentì affatto della sua scelta. La notte passò tranquilla e l’indomani il dottore era in camera di Eden; lei non riusciva ancora a credere in che modo fosse passata da una baracca ad una camera tutta sua, pulita e accogliente, lei pensava, girovagava con la mente in un mondo fantastico, immaginando come sarebbe la vita da varie prospettive diverse. Intanto il dottore la visitava e ripeteva più e più volte a Eden quel che doveva fare essendo così distratta, ad un tratto la richiamò e tornò nel mondo della realtà; doveva semplicemente prendersi una pausa e assumere qualche medicinale per curare quella che avrebbe potuto evolversi in una polmonite, disse anche che una settimana dopo sarebbe tornato per rivisitare Eden. Nel frattempo Mrs. Sharman, felicissima di ascoltare le parole rassicuranti del dottore, esaudiva tutti i piccoli desideri di Alan come gareggiare con la sua macchinina-giocattolo o avere un cioccolatino. Ormai era diventato già abbastanza grandicello per formulare frasi intere e più comprensibili, cresceva molto in fretta sotto gli occhi della mamma e come se nulla fosse, sei anni già erano passati: Eden stava bene, aveva ripreso a lavorare, Mrs. Sharman continuava ad accogliere lei e suo figlio nella sua casa. Infine per Alan era ora di andare a scuola. Eden non voleva assolutamente far pagare anche l’istruzione a Mrs. Sharman quindi trovarono un compromesso, mentre Eden lavorava, per tenere tranquillo Alan, Mrs. Sharman gli avrebbe fatto da insegnante senza stare a perdere tempo a giocare troppo; Eden avrebbe voluto non accettare, ma desiderava che suo figlio fosse istruito, quindi facendo anche il ragionamento di quella caritatevole donna, accettò. L’indomani appena mattina, Alan era già sull’abbecedario di Mrs. Sharman ansioso di imparare a leggere, ma soprattutto a scrivere, c’è da dire che imparò molto in fretta, ma grazie alla sua splendida insegnante alla quale si affezionò tantissimo al punto di chiamarla nonna. Alan cresceva e diventava sempre più bello, per il suo quattordicesimo compleanno Eden e Mrs. Sharman gli regalarono una bellissima bicicletta che lui desiderava tantissimo, era rossa e fiammeggiante, con ruote abbastanza doppie, insomma, era davvero bellissima. Subito chiese il permesso di provarla e stare un po’ in giro, a breve però sarebbe dovuto stare a casa; ne approfittò per girare ben bene il paese in tutte le stradicciole e per una di queste incontrò una ragazza dalla quale fu subito attratto, era bionda e aveva gli occhi celesti, però era vestita da nobile, che ci faceva in una delle vie di campagna? Con quel vestito quasi non riusciva a camminare, e quelle scarpe sembravano scomodissime… Alan le chiese: “hai bisogno di aiuto? Ti sei persa per caso?” lei non rispose, si limitò soltanto a guardarlo con disprezzo come fosse un oggetto inutile da buttare via, lui che voleva soltanto aiutarla ricredette di aver pensato che fosse una bella persona, rimontò sulla sua bicicletta e tornò a casa. Sulla via del ritorno, si imbatté di nuovo in quella ragazza, ma questa volta era in città ed era molto nervosa soltanto perché un signore andava di fretta con un carico pesante e per sbaglio le andò a sbattere contro, disse di chiamare suo padre, il barone; ecco perché si dava tante arie. Si fece tardi e Alan doveva assolutamente tornare a casa, una volta arrivato raccontò tutto quel che aveva visto: il panorama, gli animali e le piante che gli erano piaciuti di più, raccontò anche di quella ragazza che voleva dimenticare per quanto era stata antipatica, aveva incontrato anche dei suoi amici che gli fecero un sacco di complimenti per la bella bicicletta, lui non era mai stato geloso delle sue cose, infatti a turno fece provare la bicicletta a tutti i suoi amici, glielo leggeva negli occhi che morivano dalla voglia di fare un giro. Mentre Alan provava la sua bicicletta, Eden aveva preparato una torta, la festa di compleanno più bella del mondo. Ad Alan piaceva molto scrivere e disegnare, infatti era molto bravo, buttava sempre giù qualche bella storia e disegnava spesso animali perché gli piacevano molto. Il giorno dopo pensò di essere abbastanza cresciuto per affrontare l’argomento su chi era suo padre, voleva sapere perché andò via. Iniziò a parlare con sua madre che gli raccontò tutto, suo padre era un bel ragazzo, lui gli somigliava molto, ma non era pronto per ricoprire un ruolo così importante, disse: “l’amore è bello, ma non devi cadere troppo in fondo, io avevo fatto l’errore più grande, ci avevo creduto”. La conversazione fu interrotta da Mrs. Sharman che voleva assolutamente partecipare al discorso; come se le fosse sfuggito un piccolo dettaglio molto importante. Eden non le aveva mai parlato del padre di Alan, così come lei non lo aveva fatto di suo figlio, allora Eden nominò per la prima volta dopo tanti anni il nome e il cognome del suo primo e ultimo amore: Liam Street. Eden e Mrs. Sharman si capirono in un solo sguardo, piansero insieme per un dolore condiviso e una gioia ritrovata, si abbracciarono per consolarsi insieme, due donne, due colonne, forti e imponenti alle quali la vita ora stava dando una possibilità dopo tanta sofferenza, ricostruire una famiglia che ormai era andata a pezzi. Alan aveva capito, incredulo disse: “nonna” e abbracciò la donna che lo aveva cresciuto con amore il suo cuore dalla nascita, finalmente era certo di abbracciare sua nonna. Gli anni continuavano a passare e mentre Alan si alzava e diventava robusto Mrs. Sharman e Eden si affezionavano sempre di più l’una all’altra; con gli anni scoppiò una grande guerra, ed Alan fu costretto ad andare: la Prima Guerra Mondiale. Furono chiamati nell’esercito tutti gli uomini per addestrarli, compreso Alan che ora aveva diciotto anni, subito incontrò un uomo, il suo sguardo lo fulminò, nessun sorriso come se non avesse mai fatto qualcosa di giusto nella sua vita, in breve gli spiegò com’è essere un soldato e quello che avrebbe dovuto affrontare, non c’era tempo per le presentazioni e le strette di mano, bisognava combattere per la terra e per la patria, c’era tempo soltanto per un ultimo abbraccio ai familiari, Alan quell’abbraccio se lo porterà dentro finché non uscirà vincitore dalla guerra e sarà proprio quello il suo punto di forza, poter rivedere la sua famiglia. Quel triste “ciao” fu straziante, nessuno voleva immaginare che si sarebbe potuto evolvere in un lacerante addio, ma tutti erano positivi, nessuno pensava ad un addio. Se ne andarono tutti, quelle giovani vite giocavano alla vita, un gioco dove ci sono tante pedine che si muovono intorno a te, non si vince e non si perde, si parte e si arriva alla fine, c’è chi arriva troppo presto e chi è stanco di tirare i dadi. Alan è tra uno di quelli che tira i dadi e non si stanca mai, che qualsiasi cosa accada vede sempre positivo, dalla nascita la sua mamma gli diceva sempre “finché c’è luce nei tuoi occhi, c’è luce nella vita” e come darle torto quei suoi occhi blu come l’oceano regalavano luce a chi non ce l’aveva, come fece con sua nonna. Imbracciare un’ arma era un’esperienza nuova per Alan ma fu costretto ad abituarsi subito, era tempo di combattere; si udivano forti colpi, sparati senza pietà, e questo giovane si chiedeva perché così tanta crudeltà nel mondo, sapeva che non sarebbe riuscito a sparare senza pietà ad una persona; lui non concepiva l’idea di mettere fine a una vita di una persona giovane e innocente, lui pensava al dispiacere che per colpa sua avrebbe sofferto una famiglia. Ora un ragazzo era li, steso a terra e sanguinante dalla gamba, tratteneva le urla di dolore; era proprio d’avanti ad Alan che aveva il fucile in mano e che però non gli puntò contro. Quel ragazzo piangeva, aveva troppi pesi per commettere un peccato così grande, i suoi amici, la sua famiglia, non voleva morire ed Alan lo capiva, non voleva sparargli. Per gran fortuna di entrambi una crocerossina bionda e dagli occhi di ghiaccio accorreva da quel ragazzo, era la figlia del barone; lo avevano ucciso, avevano ucciso suo padre, e sua madre disperata morì di crepacuore. Lei era l’unica figlia ed era femmina, voleva dar soddisfazione ai suoi genitori aiutando chi soffriva, Alan lo sapeva, la notizia si era sparsa velocemente; rimase li, immobile col fucile in mano e stupito da tanta crudeltà. Si udì un altro sparo, secco, Alan poteva morire con quel colpo se non ci fosse stato quell’uomo che non sorrideva mai, deluso dalla sua vita. Si misero insieme dietro una roccia per difendersi, era tempo di sparare, anche per Alan. La giornata trascorse a fatica e verso la sera finalmente un po’ di pace, mentre distribuivano le porzioni del pasto, Alan approfittò per parlare con quell’uomo che poco prima gli aveva salvato la vita. Lo ringraziò e provò a presentarsi, c’era un pochino di tempo per una stretta di mano e un paio di chiacchiere, fu il turno di quell’uomo trascurato dalla vita, capelli neri e barba rasa, la sua voce era quasi calda, ma solo all’apparenza perché in realtà era la voce distaccata di un uomo con tante cicatrici inguaribili nel cuore: “ciao ragazzo, io sono Liam, Liam Street” era suo padre, un padre che non c’è mai stato ma non per colpa sua, colpa della guerra e di quello che voleva il marito di Mrs. Sharman, un soldato. Alan aveva gli occhi lucidi, lo abbracciò in cerca di consolazione, ma Liam non capiva. Tutta la notte rimasero a parlare e suo padre gli credeva, era tutto vero, la loro somiglianza poi era incredibile; la famiglia si stava pian piano ricostruendo. Quando la lettera giunse ad Eden scoppiò dalla gioia, il suo amore non l’aveva abbandonata, aveva fatto bene a credere nell’amore perché se un sentimento così potente non si spegne può fare miracoli. La guerra era terminata, dopo anni, ma per fortuna era finita: si torna a casa! Eden era lì, nelle braccia del suo amore ritrovato, invece tra le braccia di Alan c’era Amyli, la figlia del barone, la piccola crocerossina che in quegli anni aveva tanto aiutato anime in difficoltà; a godersi la famiglia riunita c’era Mrs. Sharman commossa nel vedere finalmente tutta la famiglia sorridere, compreso il suo, quando suo figlio Liam tornò dopo tanti anni anche da lei. Questa è la storia di un ragazzo di strada, cresciuto nella felicità della luce della vita, con un grande cuore e un grande coraggio che avrà una bellissima famiglia per sempre unita.

Valentina Altieri, Scuola secondaria di primo grado, classe IIID