Intervista a Roberto Maroni

Perché non si ricandiderà alla presidenza della Regione Lombardia?

«Io sono una persona leale. Sosterrò il segretario del mio partito. Lo sosterrò come candidato premier. Ma da leninista, non posso sopportare di essere trattato con metodi stalinisti e di diventare un bersaglio mediatico solo perché a detta di qualcuno potrei essere un rischio»

A cosa si deve il suo addio alla Lega?

«L’addio è stato causato dall’incompatibilità con lui, la politica non è solo marketing»

A dividerla da Salvini è stata anche l’idea diversa del rapporto che la politica deve avere con la giustizia?

«Possiamo dirlo. E’ così. E’ questo uno dei tanti motivi che mi hanno spinto a ragionare su un futuro diverso, lontano da un modo di fare politica che capisco ma che, le dico la verità, proprio non mi appartiene»

Ci direbbe qualcosa riguardante la sua visione generale della tematica del lavoro?

«Io penso che la riforma del lavoro migliore che la politica dovrebbe portare avanti è quella di migliorare la flessibilità prevista dal Jobs Act con alcuni correttivi che erano già contenuti nella legge Biagi, che conteneva un giusto equilibrio tra apertura del mercato e protezione del lavoro». 

Quindi il tanto discusso Jobs Act non va, come detto un tempo, rottamato?

«Non scherziamo. Se mai, migliorato».

 

Nicolas Maddalena