Fischi di approvazione

Il 14 febbraio 2018, il Palacalafiore di Reggio Calabria ha ospitato una delle nuove tappe del Prisoner 709 tour di Caparezza. Triste è, però, la mancata risposta del popolo reggino che non ha permesso al palazzetto di raggiungere il pieno di gente, nonostante abbia sicuramente fatto il pieno di entusiasmo per una performance quasi alla pari di uno spettacolo teatrale per qualità e cura dei dettagli dello sfondo e dei costumi.

Il pubblico, formato perlopiù da giovani, ha accompagnato calorosamente tutta la performance.

Il concerto è stato diviso in due parti: nella prima è stato possibile ascoltare alcune canzoni dell’ultimo album “Prisoner 709”, nella seconda, invece, i più grandi successi che hanno accompagnato la carriera dell’artista pugliese.

Lo spettacolo inizia con la prima canzone dell’album: Prosopagnosia, Caparezza fa il suo ingresso sul palco rinchiuso in una bolla, che simboleggia lo stato di sofferenza provocato dall’isolamento causato dall’acufene.

L’acufene è la sensazione acustica (fischi o altri rumori) provocata da stimoli che insorgono in zone del capo prossime all’orecchio o nel suo interno, Michele ne è affetto dal 2015 e da allora è rinchiuso in una prigione creata da un semplice fischio, infatti definisce sé stesso il “Prisoner 709” proprio a causa di questo disturbo che lo perseguita come uno “stalker”.

“La prosopagnosia è la varietà di agnosia consistente nell’incapacità di riconoscere, esclusivamente sulla base dei caratteri fisionomici, persone ben note, che invece sono ben riconosciute dal suono della voce. (Enciclopedia Treccani)”, la voce di Michele ne è la dimostrazione concreta: permette di riconoscerlo fin da subito senza il bisogno di osservarne la fisionomia.

Caparezza in Prosopagnosia afferma: “Sto cantando ma il mio volto non è divertito” il pubblico non sembra essere dello stesso avviso; dopo non molto la platea comincia a saltare e a dimostrare il proprio apprezzamento.

L’esecuzione della canzone Larsen è stata preceduta da un fischio che andava a simulare il disturbo causato dall’acufene, ciò ha permesso al pubblico di comprendere ancora meglio la canzone visto che “Solo chi ce l’ha comprende quello che sento nel senso letterale”.

La canzone è stata una delle più apprezzate, ma probabilmente Michele, come dice lui stesso, “Sentiva fischi pure se il locale carico applaudiva”.

Ogni canzone è stata intervallata da un siparietto che permetteva a Caparezza di riuscire ancora meglio nell’intento di trasmettere ciò che voleva comunicare.

Dunque anche i single hanno potuto passare San Valentino in splendida compagnia… di Michele.

Emanuele Larosa