La scrittura: catarsi al dolore

Lo senti, quando arriva lo senti.
Arriva tutto d’un tratto, veloce, impavido, impertinente;
arriva e non puoi fermarlo!
Il Dolore ti possiede,
ti pervade tutta,
ti fa sua!
Sembra facile saperlo ammansire e invece no!
Ci sono volte in cui sembra stia per arrivare, ma ti accorgi che non è Lui: prende in giro, fa i capricci, gioca a rimpiattino!
Ci sono altre volte in cui arriva e tu resti basita, vittima inerme? Tu lo senti, lo sai che questa volta non avrai scampo!
Lui, scaltro, lo sa che questa volta sei abbastanza fragile da non potergli resistere, talmente fragile da offrirti a lui come preda in modo inesorabile!
È brutto, sì è brutto perché ti apre violentemente le porte del cuore. Inizi a sentirlo proprio lì: in mezzo al petto come se una, dieci, cento lame ti trafiggessero in contemporanea. Scardina le porte del cuore ed entra prepotente, ineducato, senza chiedere permesso, tutto d’un tratto, veloce, impavido, spavaldo… e tu non puoi far altro che consegnarti a Lui.
E quando questo accade cosa si può fare? Arrendersi all’idea di un’infelicità eterna ed immutabile, come nei canti di Leopardi, oppure cercare altre vie d’uscita… sempre che esse esistano, come un perenne “homo viator”.
Mi chiedo spesso se esistano altre vie d’ uscita… se possano esistere?!
Mi chiedo come possa fare “l’uomo”, incapace in molte cose, ma, al contempo, architetto di così tanta magnificenza nel trasformare la natura, a non saper sfuggire a questo supplizio di Tantalo!
I miei pensieri approdano ad una triste letizia: non si può scappare da ciò che ti possiede dentro, lì dentro proprio al centro del petto, là dove infuria veloce, impavido il Tiranno inesorabile… lì dentro dove il tuo cuore a mano a mano si fa sempre più oscuro e viene ridotto a pezzi, come schiacciato in un frantoio. Non c’è scampo fino a quando si decide di voltare pagina!….. Ma ci sarà un’ altra pagina?
Un giorno mi dissero che l’animo prima o poi troverà la sua forma d’espressione per esorcizzare il dolore: tramite la scrittura, l’animo, quale fonte originaria, fa sgorgare una moltitudine di PAROLE, probabilmente mai dette, gridate silenziosamente dal di dentro!
Sento che la mia pagina successiva esiste, solo che non devo scervellarmi a trovarla, la devo scrivere e basta: questa sarà la mia catarsi!
Quando si seccherà la mia vena poetica e verrà meno la mia Musa ispiratrice, forse solo allora, potrò dire di aver trovato scampo, non dovrò fare i conti con il Signor Dolore ogni giorno: la forza continua della scrittura lo avrà esorcizzato completamente!                                                                                                                      “L’unico divertimento è quello che mi uccide… tutto il resto è noia!”.

Clarissa Di Giacomo di I C Liceo Scientifico- Istituto “G. Carducci- Comiso(RG).