8 marzo, l’eco di Euripide

Nella letteratura tanti sono gli esempi di amore irrazionale, di passione folle e incontrollata. Sin dall’età classica il tema è stato affrontato. Ne riscontriamo un esempio nell’Alcesti di Euripide, dove la protagonista si sacrifica ad Apollo per risparmiare il suo sposo. Anche nell’Eneide di Virgilio troviamo, per esempio, la vicenda di Didone, regina Cartaginese che si suicidò dopo l’abbandono di Enea. L’argomento fu poi ripreso anche da Dante nella sua opera più famosa, “La Divina Commedia”. Il poeta si trova nel secondo cerchio dell’Inferno, dove incontra Paolo e Francesca, due amanti travolti dalla passione amorosa durante la lettura delle vicende della regina Ginevra e del cavaliere Lancillotto e colti in flagrante dal marito di lei e fratello di lui, artefice della prematura morte dei due amanti.

Ai nostri tempi i reati “passionali” sono sinonimo di femminicidio, e se fino a una cinquantina di anni fa era “normale” che un uomo picchiasse la propria donna, con la conferma della parità dei sessi non è più nemmeno lontanamente ammissibile. Ma una persona che ama non dovrebbe volere la felicità della persona amata? No, secondo la concezione di alcuni la donna o la si può avere solo per sé oppure non la può avere nessuno. L’uomo moderno conserva ancora istinti primitivi di possessività e di violenza, in una società composta da esseri pensanti e razionali. Il “maschio” sente il bisogno fisico e psicologico di prevalere sulla donna, senza compromessi e senza parole, solo con sangue e violenza. L’uomo non accetta che la donna abbia altri interessi o amicizie. Ed ecco che i reati animati dalla “passione” si stanno moltiplicando, arrivando ad un picco di 120 casi denunciati in tutto il 2016 (solo in Italia). Molti di questi episodi terminano poi con il suicidio dell’assassino. Quelli che decidono di continuare a vivere, dicono di essere stati mossi da un qualcosa di totalmente irrazionale, qualcuno non ricorda nemmeno come sia successo, tutti fanno ricadere la colpa su terzi, sulle vittime o sulla fatalità. Tra gli ultimi casi di femminicidio riscontriamo il dramma di Cisterna di Latina. Un carabiniere, garante della legge, pubblico ufficiale, ha utilizzato l’arma che aveva in dotazione per offendere invece che per difendere. Ma fino a che punto un uomo geloso può spingersi? Evidentemente non ha limiti. Come può un padre uccidere le proprie figlie, che dice di amare, solo per causare sofferenza alla ex moglie? Oltre 2000 anni fa Euripide narrò la storia di Medea, che per ferire Giasone, il quale la aveva abbandonata, uccise loro figlio. Ma la mentalità umana non si sarebbe dovuta evolvere in due millenni? Perché allora ci sono ancora uomini così possessivi? Le risposte possono essere infinite e può non esserci risposta. Ciò che conta è però un maggiore impegno politico e civile da parte dello Stato e dei cittadini per arginare il fenomeno.

 

Carmen Francesca Scognamiglio