Kyenge/Iwobi: chi è ne**o lo decidiamo no

Ha suscitato scalpore e stupore l’elezione di Toni Iwobi, nigeriano e responsabile del dipartimento della Lega sull’immigrazione, come primo senatore nero. La ex-ministra dell’Integrazione del governo Letta, Cecile Kyenge controbatte invece :” Il razzismo del Carroccio non scompare con un senatore nero”.

 

Un paradosso, un controsenso o addirittura un’incoerenza dal sapore completamente politico? niente di tutto questo. L’elezione di Toni Iwobi tra le fila dei senatori leghisti è stata un’abilissima mossa strategica che ha trovato un grande bacino di consensi e approvazione in tutto l’elettorato leghista, tra i rigorosi padani del Nord e quelli nuovi, dell’ultima, ora del Sud, tra gli ultra-conservatori e i più “progressisti”. Chi avrebbe mai creduto che per unificare la Lega, o almeno per far dimenticare per un breve periodo gli stridori interni, si sarebbe dovuto arrivare ad eleggere un “nègher”, un nero, che è l’esatta antitesi dell’ideal-tipo del “barbaro sognante”. Una mossa vincente che ha dato un nuovo volto alla Lega nell’opinione pubblica, contribuendo ad allontanare l’aura di razzismo e xenofobia che ha sempre caratterizzato questo partito che trovava negli “ultimi” il cancro della società, il male da estirpare: prima tra i meridionali, ora tra i ne**i di me**a.

“La Lega non è razzista, il razzismo in Italia è solo a sinistra”, così Matteo Salvini celebra sui social l’elezione di Iwobi mentre una folla festante di commenti si scatena ringraziando Iwobi, applaudendo Salvini, augurando il meglio al partito che ha raggiunto il 17% nella coalizione di centrodestra, e insultando senza alcun motivo, come ormai è prassi, Laura Boldrini e clandestini (binomio ormai inscindibile per i seguaci del Carroccio).

Ma la sinistra allora come ha reagito a quello che in teoria sarebbe dovuto essere un suo primato politico? Ad esporsi è la ex ministra dell’Integrazione, Cecile Kyenge la quale ha affermato a “lettera 43” che :” Non c’è nessuna illusione, in Italia l’intolleranza aumenta” e ancora “Non si smette di essere razzisti per il semplice fatto di eleggere una persona di origini africane. Non provo alcun ripensamento per quanto riguarda il mio giudizio sulla Lega: Così com’è sbagliato discriminare una persona per il colore della pelle, lo è altrettanto pensare che sia quest’ultimo a determinare l’appartenenza politica. Iwobi è libero di dire la sua così come lo sono io di portare avanti le battaglie per cui non ho mai smesso di combattere.” Battaglie che le sono costate numerosi insulti e aggressioni verbali, a tal punto da doverle richiedere la scorta per gli spostamenti.

L’ex ministra infatti è stata vittima delle più offensive ed oscene battute ed insulti proprio da bocca di quei politici leghisti che oggi celebrano in pompa magna il risultato raggiunto da Toni Iwobi: Calderoli, indagato poi per diffamazione e discriminazione razziale, la apostrofa con un “La Kyenge? Sembra un orango”, mentre Borghezio, il quale verrà poi condannato ad un risarcimento di mille euro per diffamazione aggravata da motivi razziali, conia il termine “ministro bonga bonga”. Ma l’accusa più grave è stata quella di Dolores Valandro, consigliera leghista a Padova che su Facebook scrive :“Ma mai nessuno che la stupri, così tanto per capire cosa può provare la vittima di questo efferato reato?”. Questo è il mondo del Carroccio, questi i suoi pregiudizi e le sue affermazioni, quelle di chi sputa quotidianamente su morale, dignità umana e rispetto verso il prossimo e trasforma e vela con una patina di magheggi politici quella che è stata la campagna elettorale con il più alto sfondo di pregiudizi razziali di tutta la storia repubblicana. La Lega è sempre stato un partito dalle solide basi razziste ed è confermato sotto ogni punto di vista (anche quello “legale” visto che il Gip ha respinto l’accusa di diffamazione presentata da Salvini nei confronti di Kyenge la quale accusava la Lega di avere una forte componente razzista).

Ma allora come mai gli elettori leghisti si sono convinti a votare un nero? Una persona dello stesso colore della Kyenge che hanno sempre accusato, della stessa pelle di quelli che sbarcano in Italia e che vorrebbero vedere respinti, incarcerati e bloccati da muri e frontiere. Come si è arrivati a tale paradosso politico? La questione rivela un particolare intrigante: ormai per le masse lobotomizzate e acefale l’essere “nero” non è più una condizione genetica ma sociale e culturale, non si è più “negro” perché si ha la pelle scura, ma perché si è “favorevoli all’invasione”, “alla sostituzione etnica” e “al piano Kalergi” (e altri complotti vari). “Nero” è quindi chi è a favore dei neri (profughi), dei diritti di tutti senza distinzione (come prevede la Costituzione), chi riconosce il diritto come qualcosa che travalica i confini nazionali, le barriere linguistiche e gli arcaici retaggi culturali. Ecco perché la Kyenge è “negra” mentre Iwobi è un cittadino italiano dalla pelle scura che si batte per i diritti dei suoi concittadini. La differenza è sostanziale! Ecco che poi si arriva alla degenerazione generalizzante del termine “negro” come insulto per eccellenza verso coloro che si distaccano dal “rigoroso esemplare italico”: negra è la Boldrini, negro è Gino Strada, negro è qualsiasi “frocio” o “simpatizzante pro muslim”(sì, si è arrivati anche a coniare questi “epiteti”).

Un simile episodio può essere facilmente contestualizzato e attualizzato da quel che capitò il 30 Marzo 1933 a Fritz Lang, regista tedesco di origini ebree: “Il 30 Marzo 1933, il ministro della Propaganda in Germania, Joseph Goebbels, mi convocò nel suo ufficio e mi propose di diventare una sorta di “Fuhrer” del cinema tedesco. Io allora gli dissi: «Signor Goebbels, forse lei non ne è a conoscenza, ma debbo confessarle che io sono di origini ebraiche» e lui: «Non faccia l’ingenuo signor Lang, siamo noi a decidere chi è ebreo e chi no!»”. Lang dopo quella sera scappò da Berlino, Iwobi invece è diventato senatore.

Christian Aversa