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Intervisto mia nonna Lucia per conoscere di più sul bombardamento a Isernia del 10 settembre 1943. Aveva otto anni.

– Cosa facevi quella mattina prima che Isernia venisse bombardata?

Non mi ero svegliata molto presto, quindi è passato poco tempo dal mio risveglio al momento del bombardamento. Ricordo che guardavo la nonna fare il tombolo. Era una giornata come tutte le altre, ma quel giorno mia sorella andò a scuola perché era stata rimandata e doveva recuperare.

– Cosa ricordi del momento esatto del bombardamento?

Eravamo abituati ormai da mesi a sentire degli aerei volare sopra la città che all’epoca era molto piccola e poco sviluppata. Tutto accadde in maniera inaspettata, ricordo qualche urla, il crollare delle mura, urlai in cerca di mia mamma, poi probabilmente svenni per la paura.

– Come riusciste a salvarvi tu e la tua famiglia?

La casa non fu colpita in pieno, crollò qualche porzione di muro, ma tutto sommato fui fortunata rispetto ad altri bambini che morirono subito sotto le macerie.

– Nei giorni successivi come cambiò la tua vita a Isernia?

Nulla era come prima. Ci volle tanto tempo perché tutto tornasse alla normalità. Ricordo che avevo fretta di tornare a scuola, di incontrare i miei compagni. Ogni giorno che passava volevo che qualcosa cambiasse per tornare a stare bene. Ma mi resi conto che avevo perso tante persone al mio fianco, famigliari e compagne, e non volevo accettare che la mia vita non sarebbe stata più come prima. Poco più tardi emigrai in America con tuo nonno e non so se sarei riuscita mai a ottenere la vita spensierata di una volta. C’era troppa disperazione da cancellare.

– Come hai affrontato il ricordo nel tempo?

Non ho fatto nulla per dimenticare, il tempo ha fatto il suo corso e ora il ricordo è sbiadito, anche se le emozioni sono ancora forti al ripensare a quei giorni.

PERPETUA ANDREW