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LO SFRUTTAMENTO AI LIMITI DELLA GLOBALIZZAZIONE: IL DUMPING SOCIALE

Quando apri l’armadio e devi scegliere che vestito indossare, quando vai a fare shopping, quando acquisti un telefono o un computer, ricorda che stai avendo a che fare con il lavoro di uno schiavo.

Sembra impensabile che nel XXI secolo certi eventi possano riguardare il mondo occidentale. Se si pensa a determinati fenomeni, come le pessime condizioni di vita, la povertà, la fame, lo sfruttamento, il lavoro minorile, ciò viene sempre percepito come un qualcosa di distante. Eppure è proprio la nostra società, il nostro benessere che contribuiscono e soprattutto lucrano su ciò.

Con la stabilizzazione della globalizzazione negli ultimi quarant’anni, in quella che è oggi nota come la Terza Rivoluzione Industriale, si è creato un sistema economico mondiale unico che ha determinato la nascita del fenomeno del Dumping Sociale, ovvero la pratica attuata dalle multinazionali di localizzare le sedi di produzione in paesi nei quali si può beneficiare di un costo della manodopera nettamente inferiore e di disposizioni meno restrittive in materia di lavoro. Conseguenze di ciò sono stati lo sfruttamento da parte delle aziende dei lavoratori e la violazione dei loro diritti in maniera legittima, al fine di incrementare i propri profitti attraverso la produzione di beni con costi bassissimi. Tale fenomeno è da ricondursi alla base della stessa società odierna. Essa si fonda infatti sul Capitalismo, un sistema che implica l’accumulo di capitale da parte del privato. E come un semplice cittadino cerca di guadagnare denaro nella maniera più facile e rapida possibile, con un lavoro molto remunerativo o anche investendo in quote azionarie o in titoli di stato oppure tentando la fortuna acquistando un Gratta e Vinci, anche le aziende operano in questo senso e se sfruttare le persone permette loro di ottenere il ricavo maggiore allora nessuno si fa scrupoli. È dunque il capitalismo stesso a contribuire a queste controverse pratiche? Stando alle teorie marxiste, sì. Questo sistema economico infatti si fonderebbe sullo sfruttamento stesso: dal momento che l’essenza del capitalismo è lo scambio di merci aventi uguale valore, comprare forza-lavoro per un costo inferiore al bene che essa produce, è da considerare sfruttamento.

Per combattere questo fenomeno forse il primo passo è che le persone smettano di essere così ipocrite da scandalizzarsi quando sentono di certe dinamiche riprovevoli ma poi non farsi il minim scrupolo a contribuire a un’economia malsana che si fonda sulla sofferenza, continuando in questo modo a perpetuare una mentalità tanto egoista.

Ma forse il modo più efficace è quello di giungere a una completa globalizzazione della nostra società, nella quale non esista solo un mercato internazionale e transnazionale, ma scompaiano anche i diversi standard sociali ed economici che differienzano i paesi nel mondo.

MARZULLO GIACOMO