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VIOLENZA CONTRO LE DONNE E FEMMINICIDIO, DELLE BRUTTE PIAGHE SOCIALI: PER GENERE SI MUORE

La violenza contro le donne viene definita come violenza di genere ed è ritenuta un’infrazione dei diritti umani. La donna che subisce non ha un prototipo e tale brutalità assume molteplici forme, sebbene la violenza fisica sia la più facile da riconoscere.

Il termine femminicidio, invece, è un neologismo che identifica casi di omicidio doloso o preterintenzionale in cui una donna viene uccisa. I due fatti sono, quindi, strettamente collegati poiché quando l’aggressività dei comportamenti raggiunge il culmine basta poco perché si trasformi in tragedia. Numerosi indagini evidenziano come la crescita di questo fenomeno sia rapida e i motivi sono sempre gli stessi. I malintenzionati, infatti, colgono come cause principali la gelosia e la vendetta.

In Italia una donna su tre ha subito violenza fisica e solo nei primi mesi di quest’anno circa 80 donne sono state uccise da uomini con cui avevano una relazione affettiva o familiare. Molte sono state le denunce che, però, non le hanno salvate da questi atti persecutori. La nostra società rimane spesso ancorata ad una cultura maschilista, per cui la donna resta di fatto inferiore agli uomini. Ciò è dovuto alle posizioni economiche, fisiche e psicologie subordinate agli stessi dove le donne non hanno la possibilità di reagire. È frequente, inoltre, la creazione di un meccanismo chiamato “spirale della violenza” con cui si indicano le modalità che l’uomo usa per raggiungere il suo obiettivo rendendo la vittima debole, incapace ed impotente. Molte donne, a causa di questo, subiscono una delusione tale da farle sentire colpevoli delle violenze subite. Infatti, secondo alcuni dati, la maggior parte delle vittime è disposta a perdonare il partner e sono tanti, a questo punto, i falsi riavvicinamenti.

È necessario un continuo intervento della polizia e dei magistrati perché la certezza della pena è fondamentale nella lotta alla violenza sulle donne. La questione è, però, prima di tutto culturale e va affrontata dal basso, partendo dai giovani e dalle scuole poiché l’insegnamento all’educazione e al rispetto dei sentimenti altrui può essere uno strumento per combattere i modelli sessiti e gli stereotipi che vogliono la donna sottomessa all’uomo.

 

ANTONELLI SOFIA