LA PASQUA TRA SIMBOLI E TRADIZIONI

Tutti noi ci accingiamo a festeggiare la Pasqua che per i cristiani rappresenta la resurrezione di Gesù, avvenuta secondo il Vangelo, tre giorni dopo la sua morte sulla croce, per liberarci dai nostri peccati.
Vorrei soffermarmi ad analizzarne, però, più che il significato religioso, il significato di ciascun simbolo di questa festa.
Perché ci scambiamo uova di pasqua ?
La storia delle uova pasquali ha origini molto antiche.
Già nell’antica Grecia si donava un uovo per augurare fertilità e ritorno alla vita in occasione delle feste di primavera.
I contadini dell’antica Roma seppellivano un uovo dipinto di rosso nei loro campi, perché era considerato un atto propiziatorio per il loro raccolto.
Con l’avvento del Cristianesimo l’uovo ha continuato a rappresentare un simbolo di rinascita e la Pasqua ha continuato a festeggiarsi nel periodo di passaggio dall’inverno alla primavera, periodo in cui i campi rinascono e rifioriscono.
L’usanza di scambiarsi uova benedette per Pasqua c’era anche tra le prime comunità cristiane. Vi è addirittura una leggenda che parla di come Maria Maddalena depose delle uova ai piedi della croce del Cristo e queste furono arrossate dal suo sangue. Da questa storia nacque l’usanza, ancora in vigore presso i cristiani ortodossi, di scambiarsi per Pasqua delle uova tinte o decorate di rosso.
Altro simbolo pasquale è il coniglio.
Sant’Ambrogio lo indicò come simbolo della risurrezione, la lepre, infatti, cambia colore del manto a seconda della stagione.
È allegoria pasquale specialmente nei paesi nordici che hanno un legame più forte con i festeggiamenti pagani pre-cristiani.
L’agnello ha un significato più propriamente legato alla religione, infatti, nell’antico testamento rappresenta il sacrificio e per questo è considerato il simbolo di Gesù che si sacrifica per togliere i peccati del mondo.
Essendo uno degli animali da allevamento più diffusi nell’antichità era anche quello che poteva essere usato nel banchetto di Pasqua.
La colomba è simbolo di pace, ci si riferisce all’episodio del diluvio universale descritto nella Genesi, quando essa ritornò da Noè tenendo nel becco un ramoscello di ulivo per un messaggio di pace, indicava che il castigo divino si era concluso e stava iniziando un’epoca nuova per l’umanità intera.
Da qui anche l’usanza di portare sulle nostre tavole dolci raffiguranti delle colombe, spolverizzate di zucchero.
L’ulivo, anch’esso simbolo di pace, si riferisce a Cristo principe della pace. Si dice che sulla tomba di Adamo sia nato un olivo dal quale la colomba, uscita dall’arca di Noè dopo il diluvio, aveva staccato un ramo per indicare la fine del castigo divino; anche la Croce si dice sia stata fatta di legno d’ulivo, sicché è diventato l’albero cosmico, collegamento tra il cielo e la terra.
Pertanto il ramoscello di ulivo che ci scambiamo la Domenica della Palme dovrebbe essere un impegno ad essere costruttori di pace, quella pace che viene da Dio e non quella effimera del mondo umano.

Giuseppe de Martino