Giustizia riparativa

Cosa saremmo disposti a fare se dovessimo vedere la nostra famiglia morire di fare? O se ci dovessimo trovare proprio noi sul lastrico?

I detenuti del carcere ‘Dozza’ di Bologna, sono in grande maggioranza accusati di reati compresi nella microcriminalità: spaccio, furto, rapina.

Grazie a un progetto attuato nel liceo Marco Minghetti di Bologna, chiamato coloriture, gli studenti sono venuti a contatto con questo mondo, poco conosciuto e dominato da pregiudizi e idee preimpostate. Gli studenti sono venuti a contatto con i carcerati, a cui hanno potuto fare domande. Il tema principale della discussione era la giustizia riparativa. Infatti, questo è uno dei tanti modi per chi ha commesso piccoli reati di riuscire ad avere uno sconto della pena; si può utilizzare quando il reato viene commesso ai danni di una persona, essa infatti consiste nel ‘riparare’ al danno chiedendo scusa alla parte lesa. Molti detenuti si trovano d’accordo con quest’approccio nel ricucire un approccio tra lui e la società; infatti molte delle persone che ‘abitano’ dentro alla Dozza, prima di entrarci, si trovavano in situazioni di disagio sociale e alcuni di loro si sono trovati obbligati a compiere reati per sopravvivere. È per questo che molti di loro sarebbero più che felici di chiedere scusa a chi hanno causato un danno. Ma lo stato italiano non applica mai questa ‘pena alternativa’. Siamo quindi sicuri che il carcere sia giustizia?

 

Di Sofia Roncassaglia

 

Fonte Immagine: http://www.zoomsud.it