Letteratura e vita: un binomio inconciliabile?

            “I libri le aprivano modi nuovi e le facevano conoscere persone straordinarie che vivevano una vita piena di avventure. Viaggiava su antichi velieri con Joseph Conrad. Andava in Africa con Ernest Hemingway e in India con Kipling. Girava il mondo restando seduta nella sua stanza, in un villaggio inglese.” (Roald Dahl, Matilde). È con queste parole che Roald Dahl presenta ai suoi lettori Matilde, la protagonista del suo omonimo romanzo, una bambina che, a soli quattro anni, ha già scoperto quale sia il meraviglioso potere dei libri: essi, come per magia, le permettono di viaggiare con la mente e di vivere avventure con i suoi personaggi preferiti, pur rimanendo seduta nella sua camera. È interessante come Roald Dahl, in un libro per bambini, riesca a dar voce a una necessità comune a tutti gli uomini, grandi e piccoli, quella di estraniarsi dalla propria realtà quotidiana e viaggiare in mondi nuovi usufruendo dell’arte e, in particolare, della letteratura.

Questo invito a cogliere la capacità della letteratura di far immergere gli uomini in altre piacevoli realtà si può trovare, inoltre, nel proemio dell’Orlando Innamorato, nel quale Boiardo scrive “Signori e cavallier che ve adunati/Per odir cose dilettose e nove/stati attenti e quieti, ed ascoltati/la bella istoria che ‘l mio canto muove”. Anche qui, come nel libro di Roald Dahl, ascoltare storie è visto come un piacere, un’occasione per vivere nuove situazioni e provare le emozioni dei personaggi del racconto.

Il tema della lettura come fonte di diletto si trova anche nel Canto V dell’Inferno di Dante, in cui Francesca racconta al poeta che lei e Paolo leggevano “[…] un giorno per diletto/Di Lancillotto, come amor lo strinse […]”. In questo canto, tuttavia, si può evidenziare anche un’altra modalità di relazione tra la vita e la letteratura, dal momento che quest’ultima si inserisce nella vita dei due lettori: è proprio mentre stanno leggendo la storia d’amore di Ginevra e di Lancillotto che Paolo e Francesca, rispecchiandosi nei due personaggi, si rendono conto di essere innamorati ed è proprio il bacio tra i due protagonisti che li spinge a compiere l’atto che segnerà il loro destino (“Ma solo un punto fu quel che ci vinse/Quando leggemmo il disiato riso/Esser baciato da cotanto amante,/Questi, che mai da me non fia diviso,/La bocca mi baciò tutto tremante”).

La letteratura, come in generale tutte le forme d’arte, ha, quindi, anche una funzione conoscitiva, poiché apre gli occhi alle persone sia sulla propria vita interiore, sia sul mondo. A tal proposito, Tzvetan Todorov afferma nell’opera La letteratura in pericolo: “L’arte interpreta il mondo e dà forma a ciò che forma non ha, in modo tale che, una volta educati nell’arte, possiamo scoprire aspetti sconosciuti degli oggetti e degli esseri che ci circondano. Turner non ha inventato la nebbia di Londra, ma è stato il primo ad averla percepita dentro di sé e ad averla raffigurata nei suoi quadri”. Questo sottolinea come l’arte sia capace di rispecchiare e di interpretare aspetti della vita comuni a tutti gli uomini, in cui tutti si possono riconoscere, e far sì che, in questo modo, le persone possano scoprire la realtà che le circonda e loro stessi.

Inoltre, la letteratura può mettersi in relazione e interpretare anche aspetti di una vita lacerata e disperata, nel tentativo di darle un senso. A questo riguardo, trovo emblematico il romanzo Espiazione, di Ian McEwan, in cui la giovane protagonista Briony è costretta a vivere accompagnata dai sensi di colpa per aver rovinato la vita di sua sorella e del suo ragazzo amato, a causa di un atto di infantilismo. Per cercare di riparare al suo errore, Briony scriverà la sua storia dandole un lieto fine che vede la sua colpa espiata; alla fine del romanzo, tuttavia, si scopre come, in realtà, quel lieto fine tanto desiderato dalla ragazza sia frutto di finzione e non corrisponda alla tragica realtà dei fatti. Affidare alla letteratura la sua storia come vorrebbe fosse finita è il tentativo di Briony di dare un senso a un’espiazione tanto sperata ma che, in realtà, non c’è stata e non potrà mai esserci.

Questa funzione della scrittura come strumento di senso che cerca di mettere ordine a degli avvenimenti anche tragici non si trova solo nella letteratura di finzione, come è il romanzo Espiazione, ma anche nella vita reale. Sami Modiano, uno dei superstiti dell’Olocausto, sopravvissuto al campo di Aushwitz-Birkenau, intitola il libro in cui racconta la sua vita durante la Shoah “Per questo ho vissuto”: ha vissuto per raccontare la storia e il dolore suo e delle persone che hanno sofferto e sono morte durante l’Olocausto, per dare una testimonianza in nome di quelli che non sono sopravvissuti. Scrive: “(raccontare) lo sento come un obbligo, è un impegno che mi ha cambiato, che mi ha fatto capire più cose di me e che mi ha dato finalmente l’occasione di guardare al mondo con occhi rinnovati, diversi. Questi ultimi anni sono stati i più belli della mia vita”.

            In conclusione, si può notare come la letteratura sia strettamente legata alla realtà e sia continuamente in relazione con l’uomo e con la sua vita, sia come fonte di diletto che come strumento di espressione della persona e di conoscenza di sé stessi e del mondo. Come afferma J. L. Borges in Conversazioni americane, “Non credo che la vita sia qualcosa da contrapporre alla letteratura. Credo che l’arte faccia parte della vita.”

 

Di Alice Riccardi

 

Fonte immagine: www.scuolissima.com