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Internet e le sue insidie: saranno sufficienti i regolamenti dall’alto?

Viaggio nel mondo virtuale: tra rischi e pericoli e qualche dritta per aggirarli

E adesso, neanche le ultime notizie al riguardo ci rallegrano: basti pensare alla privacy annientata dai colossi del social blu, alle prese con le scuse nei confronti degli utenti che hanno visto le proprie informazioni nelle grinfie di sconosciuti pronti a manipolare il loro pensiero e le loro attitudini.

Ma ancora, di cose che non vanno sul web ce ne sono a bizzeffe: potremmo pensare ai numerosi episodi di truffe online, che hanno preso piede con l’avvento delle aziende di commercio elettronico- per citarne una tra le più influenti, Amazon- oppure con siti di vendita e aste online- quali eBay. Sempre più malintenzionati intentano aggirare, attraverso nomi utente e foto falsi, gente che nella maggior parte dei casi è poco incline all’utilizzo di queste piattaforme: insomma, ne sa poco e niente, ed è perciò quasi un gioco da ragazzi  trarla in inganno.

Per non parlare di fenomeni spesso trascurati dalla società, ma che si abbattono sui giovani: la piaga del cyberbullismo (atto aggressivo, prevaricante o molesto compiuto tramite strumenti telematici come sms, e-mail, siti web, chat, forum), diffusosi ormai a macchia d’olio anche in Italia, con un’ incidenza netta nel Nord-Est, come dimostra l’analisi di uno studio dell’Università Niccolò Cusano, insieme a qualche dritta per cercare di ovviare a questo tipo di violenza online.

E poi ci sono le fantomatiche fake news: oggi ne sentiamo davvero di tutti i colori! Qualcuno non resiste al veder gente che crede ad una “dieta senza muco” o all’esistenza di un “mantello dell’invisibilità”, probabilmente perché lo trova divertente. Putroppo c’è ben altro a cui pensare piuttosto che a ridere: per esempio al fatto che queste notizie false vengano condivise talmente tanto da diventare virali e ad essere considerate vere, suscitando poi la delusione non appena vengono smentite.  

Ma cosa fare, insomma? Servono per caso nuove regole e aggiornamenti che guidino il mondo del web? La risposta è sì, altrimenti sentiremo sempre parlare di dati personali raccolti dai social, truffe telematiche, bullismo nelle reti sociali e notizie che ben poco hanno a che fare con il reale.

La soluzione, quindi, è proprio redigere un regolamento chiaro, conciso e alla portata di tutti, che punisca i fautori della negatività del web. A maggio, l’Unione Europea partirà con il piede giusto approvando il Regolamento generale sulla protezione dei dati, già esistente negli altri paesi europei e che promette ai cittadini l’eliminazione definitiva dei propri dati che rimangono nei server di Internet. Già un inizio positivo, quindi, almeno per quanto riguarda il trattamento delle informazioni personali.

Basterà per tutelare al meglio i cittadini del web? Forse ancora non è abbastanza, perché il tutto dovrebbe partire anche da noi, membri delle comunità online. Siamo i soli a vedere cosa effettivamente succede al loro interno, perciò sarebbe preferibile seguire alcuni punti chiave mentre siamo sul web:

  • Denunciare o segnalare ciò che ci disturba (un post con immagini di nudo o violenza, un commento a puro scopo offensivo), sia che accada a noi o agli altri;
  • Prestare attenzione alle pagine web che visitiamo. Alcune possono ingannarci e immettere nel nostro computer virus che ne compromettono le funzionalità.
  • Leggere bene la notizia prima di condividerla sui social. Potrebbe trattarsi di una bufala: lo si può dedurre dai frequenti errori grammaticali o dalla non veridicità del fatto che viene raccontato.
  • Fare presente qualsiasi violazione della propria privacy: prima si combatte il problema, più facile sarà poi la risoluzione.
  • Non immettere nel web dati personali e vulnerabili: farlo solo in siti sicuri, che di solito sono quelli contrassegnati da una s dopo la voce http sull’URL della pagina.

Attenzione a non essere scoraggiati: molti penserebbero di togliersi da qualsiasi social network o addirittura di

 non fare più ricerche sul web, per paura che la tutela dei propri dati non venga rispettata. Ma non è una scelta necessaria: nell’attesa di regolamenti efficaci dall’alto, osserviamo la nostra condotta e prestiamo più attenzione ai nostri movimenti sul web.

 

Riponiamo tutto nelle mani di chi governa le leggi di Internet. Sarà sufficiente?

Generazioni 2.0 

dalla Redazione