Siria, il racconto di Roberto Saviano

Il 25 marzo , in prima serata su rai1, Roberto Saviano racconta quello che veramente sta accadendo in Siria in questi ultimi anni, sopratutto ai bambini

Il 25 marzo, durante la trasmissione serale di Fabio Fazio “Che tempo che fa”, Roberto Saviano si ritaglia uno spazio dove ci mostra, con l’aiuto di filmati, cosa sta succedendo da qualche anno in Siria, soprattutto nella regione del Ghouta , area fertile intorno a Damasco soggetta a continui bombardamenti. Ghouta, che significa “oasi” in arabo , è considerato “il granaio dello stato” ed anche “la terra dei bambini”, sono loro infatti i veri protagonisti del racconto di Saviano ed i primi ad essere uccisi durante i bombardamenti. Nel territorio del Ghouta, infatti, su 400.000 abitanti più della metà sono bambini. Assad, affiancato dalle truppe russe, bombarda da più di 5 anni questa zona della Siria,nascondendosi dietro la maschera di persecutore dei rivoltosi, delle milizie islamiste; quando in realtà si tratta solo di una vendetta nei confronti di un popolo che non gli è stato fedele. i primi a cadere sono proprio i bambini, costretti a vivere in situazioni disastrose senza cibo né acqua. Bisogna considerare che solo nell’ultimo mese ci sono stati più di 50 morti al giorno e che non vengono più presi di mira solo gli obbiettivi militari, ma case, scuole, ospedali, mercati e perfino rifugi. Saviano ci spiega che ci sono moltissime famiglie costrette a vivere negli scantinati dei palazzi e che non escono da più di una settimana per paura delle bombe. Ci invita ad immaginare neonati che devono respirare quell’aria viziata e ragazzi che non possono dormire stesi, perché non c’è spazio. Viene mostrato il video di una bambina, ormai esasperata dalla situazione in cui vive, che con le lacrime agli occhi racconta di avere fame, sete e di essere stanca di questi continui bombardamenti. Chiede di essere aiutata ad uscire da quella situazione, da quella vita che non è più sua. Purtroppo neanche questi rifugi sono più sicuri per loro; viene raccontato infatti di un gruppo di mamme e di bambini, che non trovando rifugio decidono di nascondersi nella scuola, dove prima accompagnavano i figli. Nonostante si pensasse fosse un luogo sicuro, un jet russo sgancia tre bombe proprio su quella scuola, uccidendo due donne e quindici bambini. Nel Ghouta orientale ridotto armai a ruderi sono stati aperti dei corridoi umanitari, per permettere alle persone di lasciare il territorio di guerra, ma nel frattempo si continua scavare sotto le macerie, dove si trovano spesso numerosi bambini. Le immagini che hanno mostrato sono molto forti e hanno consigliato ai più impressionabili o ai bambini di non vederle. Ma come è possibile che non sappiamo certe cose? Anche i TG ne parlano, ma è spesso vissuto con molta distanza dalle persone. Oramai la comunicazione è un flash , infatti sembriamo informati su tutto, ma non conosciamo veramente quello che ci accade intorno. Ciò che dobbiamo sapere è deciso da un algoritmo, e quell’algoritmo decide cosa ha più visualizzazioni” afferma Saviano , “E spesso le cose con più visualizzazioni sono foto di gattini, oggetti di lusso”. “I giornalisti che potrebbero raccontare quello che accade in queste zone di guerra molto spesso non possono entrare o vengono uccisi”. Allora come ha ottenuto questo filmati Saviano? Grazie alle persone che sono lì , in particolare un ragazzo del Ghouta, Muhammad Najem, di 15 anni. Lui racconta grazie ai social quello che sta accadendo nel suo paese in questo periodo, grazie a video e piccoli commenti che posta sul suo profilo twitter. Vive, infatti, nel Ghouta orientale insieme alla mamma e ai fratelli; il padre è stato ammazzato nella moschea , mentre pregava. Muhammmad ci parla di bombe e di armi chimiche, che vengono usate nonostante le leggi dell’ONU le vietino. I gas contenuti in queste armi, tra i quali nervino, provocano un eccessivo sviluppo di liquidi, come muco e saliva, e un gran numero di spasmi; che inducono a chi li respira di morire annegato nella propria saliva. E chi muore più facilmente? I bambini, non solo perché non riescono a scappare da queste grandi nubi molto velocemente; ma perché hanno una capacità polmonare inferiore. Ma come è possibile che l’Occidente stia in silenzio? Tutto un gioco di alleanze, che favoriscono noi e danneggiano loro, un bagno di sangue sta accadendo sotto ai nostri occhi e noi non sappiamo cosa fare. “Sicuramente ricordarsi di queste immagini quando ascoltiamo campagne politiche contro l’immigrazione è un passo avanti, provare a fare un ragionamento al di sopra del raglio della rabbia e del cinismo non è da buonisti” dice Saviano. Conclude così il suo monologo, citando una frase di Jonh Stuart Mill:“Gli uomini malvagi non hanno bisogno che di una cosa per raggiungere i loro scopi, cioè che gli uomini buoni guardino e non facciano nulla.”

Irene Villani