Buono, pulito, giusto: i primi 30 anni di Slow Food

Un compleanno che impone anche una riflessione sul nostro modello di evoluzione sociale e di difesa del nostro stile di vita: perché la salute nasce a tavola, e anche il progresso

di Chiara Del Francia

Slow Food è una grande associazione internazionale no profit impegnata a ridare il giusto valore al cibo, nel rispetto di chi produce, in armonia con ambiente ed ecosistemi, grazie ai saperi di cui sono custodi territori e tradizioni locali. Ogni giorno Slow Food lavora in 150 Paesi per promuovere un’alimentazione buona, pulita e giusta per tutti

Lassociazione è stata fondata nel 1986 dall’enogastronomo piemontese  Carlo Petrini ed è diventata internazionale nel 1989 come “Movimento per la tutela e il diritto al piacere”: si avvia, dunque, a compiere i suoi primi 30 anni

Nasce in opposizione alla filosofia del Fast Food, del Junk Food e delle abitudini frenetiche, non solo alimentari ma anche della vita quotidiana moderna

Slow Food difende la cultura enogastronomica ed è impegnata nei temi della biodiversità e dei diritti dei popoli alla sovranità alimentare, battendosi contro l’omologazione dei sapori, l’agricoltura massiva, le manipolazioni genetiche

I punti di Slow Food sono cinque, ovvero:

  • far acquisire dignità culturale alle tematiche legate al cibo ed all’alimentazione
  • individuare i prodotti alimentari e le modalità di produzione legati a un territorio, nell’ottica della salvaguardia della biodiversità, promuovendone l’assunzione a ruolo di beni culturali
  • elevare la cultura alimentare dei cittadini e, in particolare, delle giovani generazioni, con l’obiettivo del raggiungimento della piena coscienza del diritto al piacere ed al gusto
  • promuovere la pratica di una diversa qualità della vita, fatta del rispetto dei tempi naturali, dell’ambiente e della salute dei consumatori, favorendo la fruizione di quei prodotti che ne rappresentano la massima espressione qualitativa
  • sollecitare l’attenzione dell’opinione pubblica verso le tematiche ambientali ed in particolare verso la biodiversità e le tradizioni culinarie

Ormai le catene di fast food e il cibo commerciale hanno preso il sopravvento. Prendiamo come esempio la più famosa catena di fast food nel mondo, McDonald’s .

McDonald’s ha completamente sopraffatto la vera cultura culinaria, in particolare la nostra  cultura gastronomica. Oggi ci ritroviamo spesso a scegliere di consumare un pasto in un luogo dove il cibo è immediato, ma abbiamo pensato a come questo stile di vita possa danneggiare il nostro organismo?

Ogni giorno migliaia di persone affamate accorrono ai fast food con l’intento di mangiare prodotti che sono presentati come sani e positivi per il benessere di un’intera famiglia; in realtà fegato, reni e cuore vengono gravemente danneggiati dal consumo di alimenti serviti nei ristoranti stile McDonald’s: cibi che tendono a superare le 1000 calorie, in un quadro di irresponsabilità sociale a danno della salute dei loro fedeli clienti. In pratica, vi fanno ammalare e giocano con il vostro organismo in cambio del denaro ricevuto da voi

Al contrario la filosofia “slow food” ha veramente aiutato a salvare numerose razze animali, specie vegetali, formaggi, salumi e altri prodotti tipici che rischiavano l’estinzione; ha aiutato centinaia di produttori affinché potessero proseguire la propria attività, favorendo il contatto tra consumatori interessati alla qualità e disponibili a pagare un prezzo equo e remunerativo; ha materialmente contribuito a dimostrare che un’altra agricoltura e un’altra produzione alimentare sono possibili; è un punto di riferimento per molti piccoli produttori e per molte comunità del cibo di tutto il mondo (anche al di fuori del “circuito Slow Food”); è un modello anche per altri piccoli produttori con i quali oggi Slow Food lavora e collabora per impostare progetti legati non più solo all’eccellenza qualitativa, ma anche alla produzione per il consumo quotidiano (i “presìdi” Slow Food); è inoltre un bacino molto importante di saperi e esperienze, che i presìdi mettono a disposizione di altri produttori tramite scambi e collaborazioni, costituendo pertanto alcuni dei nodi fondamentali della grande rete Slow Food