L’odio è uno dei peggiori sentimenti che l’uomo può provare verso i suoi simili e con il quale non si risolve mai alcuna questione, ma si sviluppano reazioni sproporzionate di vendetta e aggressività. Le vittime di reati violenti dunque, nella maggior parte dei casi nutrono questo sentimento forte che li spinge a ragionare e progettare un piano di vendetta. Questo primo impatto con la realtà risulta inutile, sbagliato e addirittura pericoloso per la vittima stessa che smette di vivere una vita vera perché catturata dall’odio ed esausta di odiare.
Questo sentimento che provoca dolore e sofferenza non si vince di certo con il perdono, bensì con la comprensione dei comportamenti degli altri, ovvero con la ragione e la razionalità. Chi compie reati violenti infatti non è una persona sana, ma è colui che ha subito nella vita situazioni che noi non riusciamo neanche ad immaginare per la loro gravità. Sono persone che vedono la vita oscurata dal male che hanno subito e che in un secondo momento hanno recato agli altri.
Per la stragrande maggioranza delle persone il carcere è un universo sconosciuto: la paura che esso evoca genera un meccanismo di rimozione.
Dietro le sbarre, la vita la vita del detenuto è dura, triste e tormentata.
Quindi già scontano una pena pesante e le vittime possono rassegnarsi e ignorare l’accaduto.
Ma in carcere non si vive racchiusi in quattro mura come si può nell’immediato pensare, ma qui i detenuti seguono percorsi di riabilitazione e rieducazione morale e civile.
Colui che viene punito e vessato senza che la società gli additi un percorso di recupero e lo aiuti a portarlo a termine è di sicuro un nuovo nemico guadagnato alla società civile. Insegnanti, psicologi, dottori e artisti collaborano ogni giorno per riformare ciascun individuo intrappolato dalla sua ignoranza.
I detenuti entrano in contatto con le esperienze dei loro simili, si confrontano e insieme cercano di liberarsi dall’odio che hanno accumulato dentro di sé.
Alla fine di questo percorso, ogni uomo, che ha fatto molto per reintegrarsi alla società, può così ricominciare una nuova vita, trovare un lavoro, mettere su famiglia e far crescere dentro di sé amore, serenità e pace.
Ogni persona si deve sensibilizzare, non giudicare senza conoscere la vita altrui, non avere pregiudizi, comprendere, non provare vendetta e riuscire a trovare la forza e il coraggio di perdonare.
Gallo Damiana,Vasques Mariateresa, Gazzara Giuseppe, Monaco Francesca, Curcio Stefano, Barberi Francesco