Clonazione, progresso o pericolo?

In Cina lo scorso mese è stata portata a termine per la prima volta la clonazione di una scimmia. Dal punto di vista della ricerca è un notevole progresso, in quanto prima non si era mai riusciti a clonare questi animali se non simulando il processo naturale che porta alla nascita di gemelli; tuttavia il dibattito è acceso. Si pensa infatti che la clonazione di un primate possa essere prossima a quella di un umano e ciò ha scatenato l’opposizione di chi, per motivi religiosi o etici, non è favorevole. Lo stesso Wilmut, che anni fa aveva contribuito alla clonazione della pecora Dolly, si è dichiarato contrario a quella degli umani in quanto certamente complessa e difficile, in particolare per quelli che egli ritiene i rischi principali: l’aborto spontaneo o eventuali anomalie. “Non vorrei essere io a guardare il primo bambino clonato e dovergli dire <>” ha commentato Wilmut. E se la clonazione di singoli geni apre prospettive di estremo interesse poiché attraverso essa si potrebbero curare molte malattie, la clonazione fine a sé stessa non porterebbe a molti vantaggi e, secondo la maggior parte dei commentatori, rappresenterebbe un passo indietro per l’umanità almeno quanto un passo avanti per il progresso. Moltissimi sono gli studiosi di questa stessa opinione, che credono cioè che clonare l’uomo e ottenere una “persona-fotocopia” sia fondamentalmente inutile, oltre che eticamente scorretto, ma che servirsi di questa possibilità per contrastare alcune gravi malattie sarebbe di certo un progresso significativo. Lo stesso direttore dell’Accademia delle Scienze di Pechino è del parere che questi studi sulle scimmie siano stati realizzati per capire come usare il processo di clonazione sull’uomo, ma solo a scopi medici e che nessuno voglia realmente creare un uomo per questa via, sebbene riconosca la pericolosità di questa nuova tecnica se messa nelle mani sbagliate. Molte fonti dicono che la clonazione degli animali, ed essere in grado di modificarne i geni, rende gli animali “le cavie perfette” per la sperimentazione di farmaci. Su circa cento cellule da cui l’esperimento che ha dato vita a queste due scimmie era partito, solo due hanno dato alla luce i due macachi clonati, che hanno quindi madri diverse ma lo stesso identico patrimonio genetico. Recentemente, inoltre, è stato creato un embrione di uomo-pecora, con una cellula umana ogni 10.000; questa creatura rappresenta un passo avanti verso la possibilità di far crescere negli animali organi umani, da poter usare, ad esempio, per il trapianto o per la sperimentazione farmacologica. Ma cosa succederebbe se prima o poi venissero clonati gli esseri umani? Possiamo solo immaginare questo scenario, descritto spesso come drammatico e terribile nei film di fantascienza o nei libri, dove i cloni vivono la loro vita fino a quando non vengono utilizzati come “banche di organi” o addirittura come “esercito di cloni”. Sul tema della clonazione si sente spesso la frase: “Ma tanto non lo faranno” … e se invece lo facessero, quali sarebbero realmente tutte le possibili conseguenze per il genere umano?

Nicoletta Fichera II G