LA STELLA CHE DANZA

Lettera alla libertà
Cara Libertà,
confesso che ardua è l’impresa di scrivere in prosa imperfetta un’invocazione malinconica ad un moto che non è sentimento, ma che tuttavia è madre o meretrice di tale ardore, a seconda che venga concessa dalla benevolenza naturale o negata dalla tiranna presunzione dell’uomo , che può fare della propria esistenza un ‘ opera d’arte,o come la Nascita di Venere, trionfo della bellezza della natura , o come i dipinti bui e drammatici di Goya.
Ti confido, oh cara libertà, che pur possedendo un solo nome, non sei percepita nello stesso modo da tutti gli uomini, bensì sei materia dissimile ,poiché nella psiche di qualsiasi individuo per fattori infinitamente variabili quali cultura, educazione, interessi , ambiente ed innumerevoli altri elementi ,implicitamente costitutivi, tu assumi diverse sembianze.
Molti infatti tendono ad attribuirti un significato prevalentemente fisico e corporale, vivendoti come l’occasione che l’uomo ha di realizzare una condizione di benessere caratterizzata dall’assenza di fatica, altri invece pensano a te come realizzazione del vivere fuori da una condizione subordinata e schiavile .
A tale concezione, si oppone quella di coloro che, oh cara libertà, ti intendono come moto che rivaluta il singolo e la sua dissidenza dal pensiero predominante, che sia esso politico, artistico, sociale o etico e culturale,insomma la libertà della dissidenza.
Ed infine, compagna libertà, tra le innumerevoli tue forme, di cui però non ho le capacità per la più completa comprensione, vi è una dimensione a me particolarmente cara : la “libertà poetica”, libertà che canta in versi l’immane fatica ed eroica impresa di ogni individuo che tenta di liberarsi da se stesso, di superare e varcare i limiti della propria conoscenza, di elevarsi al di là della siepe verso il proprio infinito per godere delle meraviglie che essa al guardo esclude, in modo da poter osservare la realtà cosmica proposta dal pensiero altrui; libertà di eliminare tutte le paure caotiche e di affrontare le sfide che la vita, ci obbliga a fronteggiare, per godere delle proprie vittorie e perseguire anche solo per un attimo la felicità poiché è l’ uomo l’ artista della propria vita.
Tale è forse, oh cara libertà, il fine ultimo della nostra esistenza, che ci impone di affrontare demoni e sfide per non essere vuote parvenze succubi dell’insensatezza: “Dico … si deve avere ancora del caos dentro sè, per poter generare una stella che danza”. (Friedrich Nietzsche)
Con affetto, Kevin
I.I.S “ Luigi di Savoia” di Chieti
Kevin Giusti, 4B Informatica