Liberi e felici

Oggi il concetto di libertà viene trattato in maniera semplicistica, banalizzandone la conquista storica che l’ha riconosciuta come diritto inalienabile. Per meglio indagare e chiarire il tema della violazione di libertà, si può ricorrere ad esempi illustri e tragici della storia come quello di Ipazia, grande filosofa, matematica, astronoma e scienziata vissuta nel quarto secolo d.C., barbaramente uccisa da un manipolo di fanatici integralisti che vedevano in lei l’espressione sfacciata ed insolente – ma proprio per questo veritiera ed efficace – della libertà di pensiero, dell’autonomia, del rigore e dell’autodeterminazione femminile, che poneva in discussione contestandolo, il monopolio del potere maschile in tutti i settori della società, della cultura, della religione e della politica.
Nell’attuale mondo consumistico la libertà è intesa come la possibilità di poter soddisfare tutti i propri bisogni e desideri materiali. Libertà di consumare, appunto. Ma invece bisognerebbe considerare un indicatore tutt’altro che mirato al guadagno: il FIL (felicità interna lorda), che nel Bhutan ha sostituito il PIL. Si tratta di un parametro che pone la persona al centro dello sviluppo, il quale deve puntare ad aumentare la felicità delle persone, piuttosto che la crescita economica. Tale indicatore diventa per noi un modello di ispirazione, avendo come cardini la protezione dell’ambiente, il benessere interiore e i valori culturali per raggiungere un miglioramento degli standard di vita. Non bisogna sorprendersi di fronte alla proporzionalità inversa tra ricchezza e insoddisfazione. Infatti secondo il PIL, il Bhutan è una delle nazioni più povere della terra; in realtà il tasso di criminalità è molto basso e non vi sono ingenti casi di mendicanza: il 90% della popolazione ha accesso gratuito alla sanità e all’istruzione pubblica.
L’uomo deve certamente tendere alla realizzazione della massima libertà, ma non bisogna radicalizzare ed estremizzare tale legittimo desiderio, giungendo alla negazione e al disconoscimento di qualsiasi forma di autorità soprattutto durante il delicato periodo adolescenziale. Una società adulta e matura per garantire i diritti della comunità deve porre limiti istituendo diritti che non consentano il verificarsi dell’anarchia, in cui dominerebbe il caos generale. Il benessere e la serenità individuale inoltre è un bene sociale perché se si sta bene con se stessi la comunità non può che trarre benefici dalla realizzazione della felicità dei singoli. Perciò bisogna munirsi di life skills, una vasta gamma di abilità e capacità che ci consentono di superare efficacemente gli ostacoli della vita quotidiana. Tra queste troviamo, ad esempio, la gestione dello stress, la consapevolezza di sé, la comunicazione e l’empatia. Acquisendole e applicandole in modo efficace, possono influenzare il modo in cui noi siamo percepiti dagli altri, ed essere così veicoli di positività. L’incertezza è l’antagonista della felicità. Bisogna tentare l’impossibile, scegliendo obiettivi che siano ben oltre la nostra portata “raggiungibili mediante sforzi lunghi e lancinanti”, come afferma Bauman. L’incertezza ci allontana dalla felicità ogni volta che cerchiamo di avvicinarci ad essa, e la liberazione dall’irresolutezza rappresenta l’emblema di qualsiasi immagine complessa di gratificazione. Ognuno si dichiara soddisfatto, ma non ci si ritiene tali perché si desidera sempre di più. Anche l’esimersi dalla messa in pratica del principio di reciprocità non ci consente di essere felici.
“Libertà e giustizia sociale costituiscono un binomio inscindibile: non vi può essere vera libertà senza la giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà”, dichiarava Sandro Pertini, che circa trent’anni fa descrisse la politica di oggi: la libertà personale è parallela alla giustizia sociale. Un genitore in condizioni di miseria, che non ha i mezzi per educare e crescere i propri figli, non è libero. Eppure vive in un Paese democratico, che però offre una libertà illusoria, fragile, vana, e che non si mobilita per attuare attività concrete che consentirebbero la realizzazione della felicità anche attraverso condizioni immateriali, quali i diritti civili, un ambiente salutare ed il funzionamento di servizi. L’Articolo 3 della Costituzione Italiana afferma che la Repubblica, nei confronti dell’uomo, dovrebbe rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il suo pieno sviluppo e l’effettiva partecipazione all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese, assicurandogli la possibilità di fare le proprie scelte, di autodeterminarsi, di esprimere le proprie idee, di sbagliare, garantendogli una vita libera e dignitosa.
“Io combatto la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente”. Ideali tramandati da Voltaire che purtroppo, con l’avvento della globalizzazione e del capitalismo, sono sprofondati nel buio della notte dei tempi e dell’ignoranza.
Dunque il nostro animo si armi di coerenza, altruismo e non di violenza, che se così non fosse si verificherebbe il dominio della belva sull’uomo. Tocca a noi giovani difendere la Repubblica e la democrazia attraverso onestà e coraggio, un binomio invincibile, un deterrente per l’attuale politica, non sempre all’altezza di tali valori.

Luca Sablone IV inf. B
I.I.S “Luigi di Savoia” Chieti