PVM Day : i “limiti” della libertà di parola

Si è tenuto il  28 marzo il PVM day, manifestazione organizzata dal liceo Publio Vorgilio Marone per premiare i suoi talenti melle più svariate forme.

 

Il PVM Day , giunto alla terza annualità, è diventato un evento imprescindibile nel percorso liceale degli studenti del Publio Virgilio Marone. E, anche se il numero delle esibizioni è calato leggermente quest’anno ( solo 14 rispetto alle 20 degli scorsi anni), la qualità non sembra essere in declino. La novità di quest’anno, però, è che a spuntarla, per la prima volta, sono state esibizioni fi recitazione. Il primo classificato è stato Michele Iaccarino, che, con il suo pezzo di impianto autobiografico-comico sulla lontananza tra il genere maschile e quello femminile, ha conquistato il pubblico e la giuria, composta da professori e alunni sorteggiati.

Ma non è stata la sua esibizione, per quanto coinvolgente, a rappresentare il ricordo indelebile di quel giorno. E, forse, è stato meglio così.

Antonio Guida non è nuovo a questo format. L’anno scorso aveva partecipato con racconto-rap sul suo conflitto con la realtà che lo circondava, conquistando il favore del pubblico.

Quando è salito sul palco quest’anno, tutti erano tesi: i rappresentati lo avevano presentato con un’arringa sul “dovere accettare il pensiero divergente”, il pubblico era in silenzio.

Poi è iniziata. Antonio si è lanciato contro la scuola, contro il politically correct , criticando preside e professoresse perlopiù indirettamente, offendendo categorie generali ed ampie.

Qui di seguito è riportato il video dell’esibizione.

 

La preside ha reagito instaurando uno speciale consiglio di classe, per punire il ragazzo, che ha portato, in questo caso, a cinque giorni di sospensione (ancora non effettuati) , nei quali Antonio avrebbe dovuto partecipare a dei corsi contro la violenza. Il ragazzo è stato accusato di non rappresentare quell’ ideal-tipo che un liceo classico propone, di non rispettare la sua formazione. Ma è sul serio cosi?

Insultare il pubblico ed i superiori è un aspetto che contraddistingue la classicità: da Cicerone  a Petronio, da Catullo a Shopenauer e la sua “Arte di insultare”, per arrivare ai Futuristi, che insultavano il pubblico, scatenando risse. Cosa distingue, quindi, l’esibizione di Antonio con quella degli antichi (e non) modelli? C’è chi dice “i toni”: ma questi erano in piena linea con una linea aiscrologica del suo discorso. Forse sarebbe meglio supporre “nulla”. La libertà di parola, tanto ostentata e lodata dai più, non è mai esistita. Esistono solo tematiche accettate e altre punite.

C’è chi è lodato per aver insultato la persona giusta e c’è chi viene sgozzato nel foro romano (Cicerone docet). Qual è, quindi, lo scandalo che ha aleggiato a lungo per i corridoi della scuola?

Chi insulta sa di essere a rischio: Cicerone sapeva di mettere a repentaglio la propria vita, i futuristi non fuggivano dalle percosse dopo gli spettacoli. Quindi è giusta una punizione? Nessuno l’ha detto, ma il mondo funziona così.

Andrea Carbone