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Fotografia Leica: i Grandi Maestri tra arte e testimonianza

Il Complesso del Vittoriano ha ospitato, tra il 16 novembre 2017 e il 18 febbraio 2018, la mostra “I Grandi Maestri. 100 Anni di fotografia Leica”, interamente dedicata alla prima macchina fotografica provvista di pellicola 35 mm e alla fotografia d’epoca. La mostra è stata promossa e realizzata da Arthemisia e Contrasto, due importanti organizzazioni che si occupano della produzione di esposizioni di natura artistica e culturale.

Questa ricca esposizione consta di oltre 350 opere dei più famosi artisti che, dagli anni venti a oggi, hanno utilizzato la Leica. Tra questi figurano nomi eminenti della fotografia come Henri Cartier-Bresson, Sebastião Salgado, Robert Capa, Elliott Erwitt e tanti altri.

La mostra si sofferma molto sul ruolo fondamentale che la Leica ha avuto durante il Secondo conflitto mondiale, sia come strumento di propaganda nazifascista sia come importante testimonianza degli orrori della guerra. Alcune fotografie sono a tal punto espressive da essere diventate dei veri e propri emblemi, basti pensare a “V-J Day a Times Square” di Alfred Eisenstaedt (che immortala il bacio tra un marinaio e un’infermiera il giorno della dichiarazione della vittoria nella Seconda guerra mondiale) o “Morte di un miliziano” di Robert Capa (che ritrae un soldato dell’esercito repubblicano spagnolo nell’attimo in cui è colpito a morte da un proiettile sparato dai franchisti).

Organizzata in modo cronologico, l’esposizione dà spazio anche alla fotografia degli anni Duemila che molto spesso si sofferma su tematiche sociali. Ne è un esempio uno dei lavori di Valerio Bispuri, interamente dedicato a una nuova droga a basso costo chiamata “Paco”, che sta uccidendo una generazione di giovani nei sobborghi delle metropoli sudamericane.

La mostra offre uno sguardo più che soddisfacente di oltre 100 anni della nostra storia mondiale, trasportando lo spettatore tra le disgrazie e le conquiste di questi anni travagliati e con un supporto illustrativo più che soddisfacente (che accompagna ogni singolo pezzo dell’esposizione). Tuttavia, lo spazio angusto in cui è organizzata non le rende per niente giustizia: le fotografie, difatti, risultano eccessivamente vicine l’una all’altra non permettendo al visitatore di coglierne a pieno la capacità espressiva.

Al di là di questo, l’esposizione merita sicuramente di essere visitata. Sfortunatamente non ha avuto la visibilità che avrebbe meritato per la presenza nella stessa sede della mostra pittorica del celebre artista francese Monet che l’ha completamente oscurata: è impressionante vedere la fila chilometrica messa a confronto con i pochi coraggiosi avventori della mostra fotografica.

Margherita Novembri