SCANDALO DI CAMBRIDGE ANALYTICA

Mark Zuckerberg si fa avanti: “anche i miei dati sono stati presi illegalmente.”

Queste le parole del diretto interessato Mark Zuckerberg, fondatore del famosissimo social network “Facebook”, di fronte alla Camera dei Rappresentanti a Washington. Chiamato in causa più volte, Mark Zuckerberg, esce allo scoperto sullo stesso Facebook scrivendo: “Abbiamo commesso degli errori, stiamo cercando di rimediare, ma c’è ancora molto da fare…abbiamo la responsabilità di proteggere i vostri dati.”

Per comprendere al meglio l’accaduto, bisogna riallacciarsi al lontano 2013, quando uno psicologo e matematico americano, Alexander Kogan, ricercatore a Cambridge e titolare della “Global Science Research“, creò un’applicazione interna a Facebook chiamata “This is your digital life.” Essa consisteva in un quiz sulla propria personalità digitale che consentiva di accedere ai dati personali dell’utente. Fino al 2014 tutto ciò era legale, in quell’ anno però, Facebook introdusse il divieto di divulgare informazioni personali senza il consenso degli utenti.

Nonostante tale divieto, questa attività illegale non terminò poichè Cambridge Analytica, una società del milionario Robert Mercer, cedette i dati personali acquisiti da Alexander Kogan, ad un’azienda britannica chiamata “Strategic communication laboratories” per scopi politici. Si tratta di una delle più grandi violazioni di dati della storia. L’azienda è legata all’ex consigliere del presidente USA, “Steve Bannon”, il quale è accusato di aver truffato oltre 87 milioni di profili Facebook, dei quali ben 70,6 milioni sono statunitensi. L’accusa attualmente rivolta a Mark Zuckerberg è invece di non aver ostacolato a sufficienza questa illegalità e di non aver informato a tempo debito gli utenti violati di ciò che stava accadendo.

Per cercare di rimediare quanto possibile al danno, “Facebook” ha messo a disposizione un link di una pagina esplicativa, che consente di verificare se il proprio account sia stato violato o meno. Inoltre il social, dal 9 aprile 2018, sta inviando alle vittime di questo scandalo una notifica di avvertimento, che non risolve il problema, ma mette il soggetto a conoscenza della situzione in cui verte, consigliandogli l’eliminazione di applicazioni che potrebbero destare sospetti.

Si pensi che solo in Italia, il numero di soggetti colpiti da questa violazione potrebbe essere circa 214 mila e non 57 mila come inizialmente affermato da Facebook. Il contagio è partito da 57 utenti che avevavo scaricato l’applicazione di Bannon. Contagiando quest’ultimi, sono riusciti ad avere accesso alle relative amicizie fino ad arrivare a coinvolgere 214.134 utenti.

Mark Zuckerberg ce la sta mettendo tutta per risolvere al meglio questo problema, affermando che il suo social non è una società finanziaria, ma semplicemente un “gruppo tecnologico la cui missione sociale è connettere le persone.”

Infine il fondatore di Facebook comunica, anche in nome dei suoi collaboratori: “Impareremo da questa esperienza per rendere ancora più sicura la nostra piattaforma e la nostra comunità in futuro.”

Valentina Taraborrelli 4cx

Giordano Bruno,Roma