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Amnesty International: una battaglia quotidiana per i diritti di tutti

Intervista a Luca Boggian, attivista di Amnesty International

 

  1. Sapresti dirci a grandi linee cos’è Amnesty International e di cosa si occupa?

Amnesty è un’organizzazione internazionale che si occupa della tutela e della difesa dei diritti umani nel mondo. È nata nel 1961, in occasione della pubblicazione di un articolo del fondatore di Amnesty, Peter Benenson, in risposta allo scandalo dello Stato del Portogallo che aveva fatto imprigionare due studenti per aver brindato alla Libertà. Nasce quindi in difesa della Libertà come diritto fondamentale dell’individuo, per poi estendersi alla difesa di tutti i diritti tutelati dalle varie Convenzioni internazionali (come la DUDU), che diventano vincolanti nel momento in cui vengono integrate nelle Costituzioni dei vari Paesi.

  1. Tu di cosa ti occupi?

Io mi occupo della parte che ha a che fare con l’identità di genere e l’orientamento sessuale, come la lotta all’omofobia e alla transfobia. La mia sezione a Verona organizza conferenze, presentazioni, dibattiti, flash mob, manifestazioni, con lo scopo di sensibilizzare il pubblico su tematiche di attualità non solo in Italia ma anche a livello internazionale. Spesso si tratta di condannare Stati, Governi, multinazionali o particolari enti che sono andati contro a determinate leggi, violando i diritti umani.

  1. Che tipo di riflessione sull’identità sessuale porta avanti Amnesty?

Amnesty si propone di garantire le libertà dell’individuo nel modo più assoluto possibile, senza imporre una visione stereotipata del genere o dell’identità sessuale.

  1. Quali sono le sue armi nella lotta contro le discriminazioni di genere e l’omofobia?

Si prefigge di apportare un reale cambiamento attraverso ricerca, campagne (raccolte firme, manifestazioni, pressioni sulle istituzioni), sensibilizzazione e formazione.

Per le prossime elezioni in Italia, ad esempio, Amnesty ha iniziato recentemente una campagna di monitoraggio dei candidati, su base territoriale, e di loro eventuali discorsi, campagne o attività d’odio o incitamento all’odio verso qualsiasi tipo di minoranza (razziale, sessista, misogina, antisemitica).

  1. Pensi che la grammatica italiana sia maschilista? In che modo utilizzare un linguaggio non discriminatorio e, dunque, inclusivo per tutte e tutti incide positivamente anche sulla realtà?

Sì, la grammatica italiana come quella francese e quella spagnola sono estremamente maschiliste per varie regole, come quella del plurale al maschile o di parole che non esistono al femminile. Questo costituisce in sé un problema della storia della lingua, ma porta a colpevolizzare la non modernizzazione della stessa, come anche partiti politici che rifiutano espressioni come “sindaca”. Amnesty nello scritto usa l’asterisco (come “salve a tutt*”), mentre nel parlato cerca di usare un linguaggio più inclusivo possibile, che viene promosso all’interno delle scuole come base di un cambiamento radicale nella società (e che quindi richiede molto tempo), al fine di eliminare le divisioni stereotipate delle varie identità di genere.

  1. Nella tua esperienza in Amnesty ti è capitato di manifestare pubblicamente contro politiche omofobiche e discriminatorie? Se sì, ci puoi citare qualche esperienza emblematica?

Sì mi è capitato di manifestare o, anche in modo indiretto, di partecipare ad attività di critica pubblica in particolare nel Comune di Verona. La più recente è stata nell’ottobre del 2017 quando il sindaco di Verona in vista di “Giochi dal mondo”, un evento cittadino della durata di un weekend, ha eliminato dal programma la “biblioteca vivente”, in cui i libri venivano letti da degli attori, poiché alcuni di questi parlavano di inclusione e tolleranza nei confronti di persone LGBT e non.

Ci sono state moltissime altre occasioni per manifestare, poiché purtroppo è pieno di politiche discriminatorie; noi di Amnesty collaboriamo con molte altre associazioni come Arci-gay e Non Una Di Meno nell’ambito di LGBT e donne, ma anche con associazioni territoriali per la difesa dei diritti dei migranti, l’apertura di corridoi umanitari o l’abolizione degli hotspot.

 

  1. Sei ottimista rispetto ad una società più libera e più eguale per tutte e tutti?

Non sono particolarmente ottimista sulle questioni di genere e sessualità perlomeno in Italia, soprattutto in vista delle prossime elezioni politiche in cui nessun partito si interessa nello specifico di queste tematiche; ma può essere che le cose cambino.

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