Estinzione: in pericolo anche i lemuri

468. E’ il numero di specie animale estinte negli ultimi cinquecento anni per cause riconducibili all’invasivo intervento umano. Sebbene il fenomeno dell’estinzione animale per mano umana trovi le sue radici nei primi anni del novecento, durante i quali si manifestò per la prima volta a seguito di bracconaggio e vendita illegale di animali esotici, è nel mondo di oggi che il numero di specie animali a rischio estinzione ha raggiunto il suo apice, e i numeri non accennano a diminuire. Di fronte a questi dati l’uomo si trova ad dover riconoscere e affrontare un’inquietante responsabilità: essere la causa della sesta estinzione di massa del nostro pianeta. Durante l’ultimo secolo, l’estinzione di numerosi vertebrati ha seguito un ritmo 114 volte più veloce di quello che avrebbe avuto in assenza di attività umane. Ciò significa che il numero di specie che sono scomparse negli ultimi 100 anni avrebbero impiegato 11.400 anni per estinguersi seguendo i ritmi

Questo grande aumento del tasso di estinzione è in gran parte dovuto alle attività umane che portano a inquinamento e al conseguente aumento delle emissioni di carbonio, che causano cambiamenti climatici, perdita di habitat naturali e acidificazione degli oceani.

Secondo i dati della Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), un quarto delle specie di mammiferi e un ottavo di quelle di uccelli sono oggi a rischio di estinzione, così come il 25% dei rettili, il 20% degli anfibi e il 30% dei pesci.

Nel gruppo dei mammiferi a rischio troviamo il lemure, che deve il proprio nome al termine latino lemures, ossia “spirito della notte”. Quello dei lemuri è il gruppo di primati, reperibile in natura solo in Madagascar, maggiormente a rischio nel mondo, quasi del tutto scomparso da molte delle foreste dell’isola. In totale ne sono state certificate circa un centinaio di specie, di cui la più nota, nonché la più a rischio, è il lemur catta, il celebre lemure dalla coda ad anelli bianchi e neri.. Secondo stime approssimative, tra cui un rapporto presentato al meeting della convenzione ONU sulla diversità biologica, decenni fa in Madagascar si contavano centinaia di migliaia di lemuri dalla coda ad anelli, che i nuovi censimenti relegano invece nella poco invidiabile lista dei primati a rischio estinzione, registrando una popolazione che rientra tra i 2000 e 2,400 esemplari – una preoccupante diminuzione del 95% dal 2000.

Per dare un’idea migliore dei numeri in questione: sono più i lemuri presenti negli zoo di tutto il mondo che quelli esistenti in natura.

Tra i fattori che determinano la rapida diminuzione del lemure vi è l’estrema povertà del Madagascar, che ha trasformato l’animale in una fonte di cibo per la popolazione. Altri fattori chiave sono la perdita di habitat naturale, conseguenza della deforestazione e dell’azione inquinante e distruttrice dell’uomo, oltre alla caccia e al commercio illegale. La situazione è critica al punto che molti branchi di lemuri contengono meno di 30 individui ognuno.

Una strage di questo calibro non è dovuta ad altro se non all’egoismo e alla presunta superiorità dell’essere umano e dalla mancanza di rispetto e sfruttamento verso altre specie che inevitabilmente ne deriva. Rendersi conto della spropositata grandezza dei danni che ogni giorno arrechiamo al nostro pianeta è il primo passo verso un indispensabile miglioramento. Julia Marton-Lefèvre, direttore generale del IUCN,

in maniera chiara e concisa afferma che -“Dobbiamo continuare a diffondere la nostra conoscenza delle specie animali che popolano il pianeta, per comprendere meglio le side che abbiamo di fronte, le priorità di conservazione e le azioni da intraprendere per fermare il declino della biodiversità.”-

 

Di Arianna Flora e Martina Mattioli

Fonte immagine. http://deanimalia.com/bosquelemur.html