Il pianeta si sta infuocando

Il 2016 mantiene il record dell’anno più rovente. L’organizzazione meteorologica mondiale (OMM)
(in inglese World Meteorological Organization – WMO), un’organizzazione intergovernativa di
carattere tecnico, che comprende 191 Stati membri e Territori e che si occupa di meteorologia ha
studiato attentamente questo fenomeno: è un chiaro segnale di cambiamento climatico continuo a
lungo termine causato dalle crescenti concentrazioni atmosferiche di gas a effetto serra.
Il 2017 è stato per la Terra il secondo anno più caldo dal 1880, cioè da quando si ha disponibilità di
dati. Lo conferma la Nasa, secondo cui la temperatura si è attestata a 0.90 gradi centigradi sopra la
media (1951 1980), battuta solo dal 2016 con 0.99 gradi, mentre il 2015 ha fatto registrare un
aumento di 0,86 gradi. La Nasa ha presentato i risultati insieme alla NOAA (l’Amministrazione
Nazionale Oceanica ed Atmosferica, una agenzia federale statunitense che si interessa di
meteorologia). Secondo quest’ultima, invece, il 2017 è stato il terzo anno più caldo, con 0,84 gradi
centigradi in più rispetto alla media del XX secolo, superato dal 2016 e dal 2015.
Le Nazioni Unite hanno costituito un gruppo di scienziati riuniti nel Comitato Intergovernativo per i
Cambiamenti Climatici, o CMCC. Il CMCC si riunisce ogni due, tre anni per esaminare gli ultimi
risultati scientifici e per scrivere una relazione che riassuma tutto ciò che è noto sul riscaldamento
globale. Una delle prime cose che gli scienziati sono venuti a sapere è che esistono diversi gas serra
responsabili del riscaldamento del pianeta e gli esseri umani li emettono in una varietà di modi. La
maggior parte proviene dai combustibili fossili delle automobili, dalle fabbriche e dalla produzione
di energia elettrica. Il gas maggiormente responsabile per il surriscaldamento è l’anidride carbonica,
nota anche come CO2. Tra gli altri fattori ci sono: il metano, liberato dalle discariche e in
agricoltura (in particolare dal sistema digestivo degli animali da pascolo), il protossido di azoto,
proveniente dai fertilizzanti, i gas utilizzati per la refrigerazione e per i processi industriali, e la
scomparsa di foreste che altrimenti sarebbero in grado di assorbire la CO2.
Le due agenzie governative degli Stati Uniti usano metodologie diverse per calcolare la temperatura
globale. Entrambe concordano che l’ultimo quadriennio sia stato il periodo più caldo del Pianeta
negli ultimi 138 anni, mentre l’anno appena trascorso lo è stato per l’Europa. Nel 2017, evidenziano
gli scienziati, la temperatura non è stata influenzata dal Nino, il fenomeno naturale periodico che
riscalda le acque del Pacifico tropicale e che aveva contribuito in parte a far innalzare il termometro
nel 2015 e nel 2016. L’andamento della temperatura massima di lungo periodo è molto più
importante della classifica degli anni presi individualmente, e quell’andamento è in crescita, come
sostiene il segretario generale della Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) Petteri Taalas.
Infatti tutti i 17 dei 18 anni più caldi mai registrati appartengono a questo secolo, e il grado di calore
negli ultimi tre anni è stato al di fuori della norma.
In Europa, osserva la NOAA, il 2017 è iniziato con temperature rigide, che hanno fatto registrare
record in Paesi come l’Austria e l’Olanda. Per tutto il resto dell’anno, invece, le temperature sono
state più calde. Nel Regno Unito, con 0,7 gradi in più della media, si è avuto il quinto anno più
caldo, mentre in Germania, sempre con 0,7 gradi in più, l’anno si è piazzato all’ottavo posto tra i più
roventi. In Portogallo nel 2017 il termometro ha segnato 1,1 gradi in più, incoronando l’anno come
secondo più caldo dall’inizio delle registrazioni nazionali nel 1931.
L’anno scorso questo fenomeno ha interessato in maniera accentuata anche la Francia , ma solo in
primavera e in estate, dove nei mesi di febbraio, marzo e giugno la temperatura è salita di 2 gradi
oltre la media. Nel complesso, il 2017 francese è stato il quinto anno più caldo, con un aumento di
0,8 gradi. L’Austria ha vissuto il gennaio più freddo degli ultimi tre decenni, seguito da temperature
roventi a marzo e giugno. Nei 12 mesi il termometro ha riportato 0,9 gradi in più della media,
facendo del 2017 l’ottavo anno più caldo.
Il riscaldamento artico è stato in particolare molto marcato e ciò avrà delle profonde ripercussioni a
lungo termine sul livello dei mari, e sugli eventi metereologici in altre parti del mondo. Mai come
quest’anno il Mar Glaciale Artico è stato così libero dai ghiacci. Secondo alcuni studiosi entro un
anno potrebbe essere superato il punto di non ritorno, con l’instaurazione di fenomeni meteorologici
irreversibili e dalle conseguenze imprevedibili. Se non saranno presi drastici e immediati
provvedimenti coordinati a livello mondiale lo scioglimento dei ghiacciai farà aumentare il livello
dei mari di 5 mm ogni anno, con effetti a catena: fiumi in piena, aumento di inondazioni e
precipitazioni, riduzione della disponibilità di acqua dolce, centri urbani assediati dall’afa,
montagne senza neve, epidemie di colera e malaria. Per risolvere questo problema è necessaria la
stabilizzazione delle concentrazioni di gas serra a un livello di 450-550 parti per milione (ppm)
attraverso l’abbattimento dell’uso dei combustibili fossili ed utilizzo di fonti di energia alternativa o
rinnovabili od aumento dell’efficienza energetica, in ragione anche di uno sviluppo sostenibile e in
vista dell’esaurimento dei combustibili fossili.

 

Alice Grasso