“La libertà negli occhi di Giulia”

“La vita è come una matriosca: composta da storie più piccole, che vanno a formare quelle più grandi ed importanti.”

E’ così  che il 5 febbraio, nel teatro della Chiesa dei Sacri Cuori, la protagonista della rappresentazione teatrale  ha iniziato a raccontarci la storia di Giulia Spizzichino.

Giulia era  una ragazza che frequentava le medie quando, un giorno, vennero messe in atto le leggi razziali, così lei, che era ebrea, dovette lasciare la sua amata scuola. Da quel momento, la sua vita venne messa a repentaglio: non poteva uscire dopo una certa ora, era costretta a studiare a casa e la sua religione veniva in continuazione umiliata. Oggi per noi è impensabile essere perseguitati o avere addirittura il divieto di entrare nei negozi solo a causa della nostra religione. Infatti, siamo tutti liberi di pensare ciò che vogliamo, senza subire alcuna ingiustizia. La famiglia di Giulia Spizzichino, invece, non fu altrettanto fortunata e la mattina del 24 marzo 1944, i soldati  tedeschi andarono a bussare alla sua porta: dovevano portare il nonno ed il cugino di quindici anni  a “lavorare”, o almeno così dissero.

La verità era ben peggiore, però. Il giorno prima, trentatré soldati tedeschi erano morti in un attentato in Via Rasella e,  per  ritorsione, il comando occupante decise che, per ogni tedesco ucciso, dieci italiani  dovevano essere deportati alle cosiddette Fosse Ardeatine e quindi uccisi. Le sventure per la famiglia Spizzichino però non erano ancora finite: Valeria, la sorellina di Giulia, rischiò di essere anche lei deportata ma, per una fortunata coincidenza, il padre riuscì a salvarsi insieme alla figlia, grazie a dei documenti falsi.

Ormai Roma però  non era più un posto sicuro per una famiglia ebrea, così gli Spizzichino, da sempre legati alla loro città, dovettero abbandonare la loro casa e si nascosero in campagna. Qualche settimana dopo, il padre fu costretto ad andare a lavorare all’estero e la vita di Giulia,  ormai sedicenne, si complicò ancora di più. Gli anni passarono, finalmente la guerra finì ed i membri restanti della famiglia si riunirono.

Giulia però non smise di combattere, anzi la sua personale battaglia cominciò dopo la fine della guerra. Iniziò allora  a cercare il responsabile della strage delle Fosse Ardeatine e continuò a farlo con tutte le sue forze, finché non lo  trovò: si chiamava Herbert Kappler e si era nascosto in Argentina, insieme a molti altri nazisti colpevoli di gravi crimini contro l’umanità. Fu proprio in quella situazione, apparentemente dolorosa, che Giulia si fece molti amici che,  con le loro testimonianze, la aiutarono al processo Kappler. Lui però riuscì a non avere nessuna pena ed a tornare senza problemi nella sua villa, sulle coste dell’America Latina. Ci vollero altri due processi e la caparbietà di  Giulia e di altri come lei per fare finalmente condannare Kappler all’ergastolo.

Nonostante avesse raggiunto quello che pensava essere il suo obiettivo, Giulia non si sentì comunque mai soddisfatta. Ciò che ormai era successo alla sua famiglia e che aveva segnato i superstiti non poteva più essere cambiato e con questa dolorosa consapevolezza, ci ha lasciati la notte del 13 dicembre 2016, all’età di novant’anni.

Ascoltare la storia di Giulia ha colpito molto noi ragazzi e ciò che ci ha regalato è una grande eredità storica ed un insegnamento che non ci dimenticheremo.  Nessuno oggi riuscirebbe ad immaginare di passare una vita a nascondersi, con addosso una  paura costante che ti porta a diffidare anche delle persone più care. E’ stata per tutti un’esperienza unica, che ci ha aiutato a riflettere su quanto siamo fortunati a poter andare a scuola ogni giorno ed a dormire tutte le notti sotto lo stesso tetto, dopo aver consumato un pasto caldo. Per questo ringraziamo tutti coloro che hanno lavorato allo spettacolo e che ci hanno fatto vivere queste forti emozioni. E ringraziamo anche chi ci ha permesso, con il proprio sacrificio, di vivere liberi.

Bianca Gentili; Francesca Cecchini; Silvia Tortora; Gabriele Battistini; Xu Yu Qun; Benedetta Bernazza

Disegno:Francesca Cecchini

Classe seconda A