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Osteoporosi e frattura del femore, la celiachia può essere una causa

L’osteoporosi è una malattia sistemica
dello scheletro, caratterizzata da una
ridotta massa ossea e dal deterioramento
della microarchitettura del tessuto
osseo, con conseguente aumento della
fragilità e predisposizione alle fratture,
soprattutto dell’anca, della colonna
vertebrale e del polso. Tra le cause, oltre
all’età senile ed al periodo postmenopausale,
troviamo la celiachia che
genera una forma di assorbimento
intestinale scorretto di calcio,
determinante per la mineralizzazione delle ossa. Il celiaco non diagnosticato rischia fratture, tra cui la
più temuta frattura del femore: in estreme conseguenze come questa, ricorrere all’intervento chirurgico
mini invasivo per l’impianto della protesi anca è la scelta più efficace e sicura da fare per migliorare la
qualità della vita. La celiachia, per molto tempo considerata una malattia dell’infanzia, è stata in seguito
riconosciuta anche come patologia negli adulti. Secondo recenti studi, ne soffre l’1% della popolazione
europea e statunitense: si manifesta nel bambino con gonfiore addominale, diarrea e problemi di
crescita, nell’adolescente con dolori, vomiti, stipsi, anemia, artrite, nell’adulto con diarrea, anemia
caratterizzata da mancanza di ferro ed osteoporosi che provoca la fragilità ossea nel celiaco non
diagnosticato. L’osteoporosi, che porta alla riduzione della massa ossea e al deterioramento dello
scheletro a causa di alterazioni del metabolismo osseo, viene riconosciuta come una malattia metabolica
dell’osso con rischio fratture per traumi minori o sine traumi (senza causa evidente). Un particolare
esame chiamato MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata) misura la quantità di minerale osseo, ma
la qualità dell’osso viene valutata esclusivamente tramite tecniche più sofisticate che, tuttora, non
rientrano nella normale routine diagnostica. Misurare il metabolismo osseo consente di optare per una
terapia a base di farmaci stimolanti la formazione ossea, anti-fratturativi, intervenendo anche su un
eventuale deficit di vitamina D e di calcio. Tutto questo per prevenire la perdita di massa ossea nel
celiaco. Spesso, l’osteoporosi è asintomatica fino alla prima frattura. Senza diagnosi, prevenzione e
relativa cura della celiachia il paziente che non sa di essere celiaco va incontro a gravi rischi. La
celiachia, responsabile anche di osteoporosi, può far correre al paziente grossi rischi legati alla fragilità
ossea, ovvero fratture, tra cui la più temuta frattura del femore che può verificarsi a qualsiasi età. Il
femore, l’osso più lungo e voluminoso del corpo umano situato nella coscia, comunica con l’anca
nell’articolazione coxofemorale, con la rotula e la tibia nell’articolazione del ginocchio. Di solito, la
frattura del femore provoca dolore acuto e immediato (che s’irradia verso l’inguine o il ginocchio o la
caviglia), difficoltà a muovere la gamba e stare in piedi, gonfiore, lividi e tumefazioni, deformazione e
accorciamento dell’arto compromesso. Le fratture del femore non adeguatamente trattate portano a gravi
complicazioni: infezioni, deformità, artrosi post-traumatica, rigidità articolare che limita il corretto
movimento dell’arto. Nei casi di frattura del femore causata da osteoporosi o altro, la terapia chirurgica
migliore è quella offerta dalla chirurgia ortopedica mini invasiva con cui impiantare una protesi anca
totale (o artroplastica totale dell’anca). Vengono, in tal modo, sostituiti l’osso e la cartilagine dell’anca
impiantando una protesi composta da vari elementi in ceramica e polietilene. L’intervento mini
invasivo, oltre ad essere più rapido, meno traumatico e doloroso, è anche sicuro ed efficace se eseguito
da mani esperte, specialisti della chirurgia ortopedica mini invasiva. Viene ripristinato il corretto
movimento e l’articolazione, il dolore si riduce o si elimina. La permanenza in ospedale può durare dai 4
ai 15 giorni a seconda dei casi ed il paziente successivamente deve eseguire la riabilitazione, anche a
casa, con un programma di fisioterapia mirato. La ripresa delle normali attività quotidiane avviene dopo
2-4 settimane dall’intervento. Questo tipo di chirurgia avanzata è chiamata mini invasiva perché si
riducono l’incisione, il dolore, le perdite di sangue prima e dopo l’intervento, la durata dell’operazione
(40-60 minuti), i tempi di recupero e la permanenza in ospedale.

 

Giorgia Moscini, IV L liceo scientifico Amedeo Avogadro (Rm)