Uniti in un sacchetto di biglie

Un sacchetto di biglie è un
film di Christian Duguay,
tratto dal romanzo di Joseph
Joffo, uscito nelle sale in
onore della giornata della
memoria. È la storia di una
famiglia di ebrei che, durante
la shoa, si trova costretta a
dividersi e i due protagonisti, i
due fratelli minori della
famiglia Joseph e Maurice,
scappano, iniziando un viaggio
che negherà loro l’infanzia
portandoli a confronto con le
atrocità dei nazisti.
Un’emozionante rilettura
dell’Olocausto, ma senza
retorica, e raccontata secondo
il punto di vista di un
bambino, Joseph, che
improvvisamente si trova
catapultato in una tragedia di
cui non conosce le dinamiche
e le cause, ma di cui è
costretto a subirne le
conseguenze. Quando sei
piccolo come Joseph il mondo
ti sembra grande e spesso
difficile da capire; l’essenziale,
ciò di cui hai bisogno si
riassume nella semplicità di
un sacchetto di biglie con cui
giocare con i fratelli o gli
amici, il suono dolce del
violino suonato da tua
mamma e l’abbraccio
rassicurante di tuo padre. E
basta poco, una stella cucita
su una giacca, lo sguardo
triste dei tuoi genitori, per
capire che tutto sta
cambiando, perdere ogni
certezza, equilibrio, e
ritrovarsi improvvisamente in
un mondo in bianco e nero
che non ha più il sorriso di tuo
padre, o il colore di una biglia.
L’essenziale tutto ad un tratto
diventa salvarsi, rinnegare le
proprie origini ebraiche,
e trovare il coraggio e la forza
di non piangere e resistere. La
spensieratezza dell’infanzia
lascia il posto alla
consapevolezza, alla paura,
alla rabbia e alla speranza di
poter tornare a casa e
riabbracciare la propria
famiglia. La semplicità lascia il
posto alle domande:” che vuol
dire zona libera? … è dove
siamo liberi di essere ebrei?”.
E quando i cattivi vanno via e
tutto finisce, lo sguardo ormai
è diverso, il mondo che un
tempo sembrava così grande
rispetto a una piccola biglia,
diventa improvvisamente più
piccolo perché quello che
Joseph ha vissuto lo ha
costretto a diventare più
‘grande’. E ciò che resta della
sua infanzia è una piccola
biglia blu,la sua preferita, che
ha tenuto stretto nella sua
mano dall’inizio alla fine per
ricordargli che in fondo è
ancora un bambino.
In conclusione penso che il
film faccia riflettere
sull’importanza di ricordare la
storia come strumento di
miglioramento dell’uomo
come individuo sociale, che
può essere valorizzato
ascoltando i veri protagonisti,
uomini e donne che hanno
vissuto in prima persona gli
eventi devastanti dello scorso
secolo e attraverso i cui
racconti sono in grado di
trasmettere storie incredibili
piene di emozioni e di
insegnamenti.