Nomi che restano

Nomi che restano

Il ricordo è riportare nel presente qualcosa che non si può dimenticare.

Determinazione e tenacia: queste le grandi virtù di Ferdinando Imposimato che ci ha lasciato il 2 gennaio scorso. Conosciuto come “il giudice”, ha ricoperto la carica di magistrato e successivamente senatore, un valido politico e avvocato italiano, ha ricevuto molteplici riconoscimenti in Francia ed Inghilterra e un libro dell’ONU lo ha scelto come il “Simbolo della Giustizia”.

Nel corso della sua vita ha rivestito molto impegno nella lotta contro la mafia (camorra e cosa nostra) e il terrorismo, ma si è interessato anche della difesa dei diritti umani. Si è occupato di diversi casi importanti: dall’omicidio di Aldo Moro all’attentato a Giovanni Paolo II.

A causa del suo grande interesse e dalla scoperta di verità scomode durante lo svolgimento di diversi processi, il fratello, Franco Imposimato, fu vittima di una vendetta trasversale da parte della Banda della Magliana, sulla quale Ferdinando stava indagando, con il favoreggiamento della camorra e di cosa nostra.

L’11 ottobre 1983, Franco viene ucciso mentre era in macchina con sua moglie, all’uscita dalla fabbrica Maddaloni, luogo in cui lavorava. Muore colpito da 11 proiettili, fortunatamente sua moglie riuscì a salvarsi. Ferdinando era un bersaglio troppo lontano e difficile da colpire, l’omicidio del fratello era da considerarsi come una sorta di intimidazione, il messaggio era chiaro: finire di indagare. Ma questo non lo fermò, anzi ciò non fece che aumentare l’ostinazione, nonostante anche la società civile facesse fatica ad avvicinarsi alla famiglia colpita dalla mafia. Questa è la dimostrazione di come anche un legame familiare possa mettere in pericolo la nostra vita. Ogni volta però, la paura non ci permette di parlare, il terrore blocca la voce del popolo, dei cittadini, ma c’è una cosa che nessuno potrà mai fermare: la memoria. In una comunità è importante non perdere alcuni valori, ricordare di come l’unità faccia la forza e proporsi ogni giorno di combattere e non darsi per vinti, perché già lottare è una grande vittoria, mentre il silenzio e l’indifferenza un’insormontabile sconfitta.

Franco Imposimato viene ricordato ogni 21 marzo insieme a tutte le altre vittime innocenti della mafia dall’associazione Libera, anche se come ha affermato Ferdinando in un’intervista “Ancora oggi la maggioranza degli italiani ignora che mio fratello Franco fu ucciso l’11 ottobre 1983 (…) Senza memoria non c’è futuro.” Per questo ogni giorno dobbiamo svegliarci e decidere in cosa crediamo e portarlo avanti, dedicando del tempo a commemorare chi ha versato del sangue per noi possedendo come sola arma il coraggio.

Geneeazioni 2.0

dalla Redazione