INTELLIGENZE ARTIFICIALI, LE DOMINATRICI DEL FUTURO

ECCO COME OLTRE AD AIUTARCI IN CASA O AL LAVORO LE “IA” PROGETTANO DI CONQUISTARE IL MONDO

di Mattia Gabella

Sapete chi è il campione mondiale di scacchi? Il Signor Deep Blue. Strano nome per un una persona vero? Infatti è un robot, un’intelligenza artificiale che nel lontano 1997 batté Garry Kasparov, campione del mondo in carica. Da allora le intelligenze artificiali (IA) sono migliorate esponenzialmente, trovando numerose applicazioni e continuando a battere gli umani nei settori più diversi, spesso escogitando strategie e trovando connessioni che noi umani non saremmo assolutamente in grado di elaborare, come nel caso di AlphaGo di Google, che ha sbaragliato la concorrenza nei tornei di Go, antichissimo gioco di strategia cinese, applicando in pochi secondi tattiche che nessuno aveva mai teorizzato nei millenni di storia del gioco.

Se questi robot ludici sono poco più che dimostrazioni di forza delle varie software house che li producono molti loro “cugini” troveranno utilizzo o sono già impiegati in moltissimi campi, più utili del gioco degli scacchi. Pilotano aerei, diagnosticano il cancro, prevedono gli andamenti della borsa, parlano come noi e tra pochi decenni “siederanno” anche nei consigli di amministrazione delle aziende o addirittura in parlamento. L’intelligenza artificiale ha infatti un potenziale infinito, può arrivare a fare qualsiasi cosa meglio di un essere umano, e la può fare 365 giorni all’anno 24 ore su 24, senza mai chiedere le ferie o un permesso per motivi famigliari. Nel 2075 secondo le previsioni di molti scienziati vedranno la luce le prime superintelligenze, ovvero IA che, come un cervello umano, saranno in grado di apprendere, compiere deduzioni logiche e prendere decisioni a 360 gradi, il tutto in maniera più veloce e precisa degli uomini. Una prospettiva tanto rosea quanto inquietante.

L’aspetto più inquietante di tutti è, forse, che nemmeno noi sappiamo come queste intelligenze lavorino e si sviluppino. Per selezionare gli algoritmi migliori a compiere determinate azioni o ad adattarsi al mondo esterno noi applichiamo un processo molto simile a quello darwiniano. Vengono creati dei codici specifici per svolgere un determinato compito, definiti “Generazione 1”, poi si passa a testarli in azione, scegliendo il migliore di tutti. Al migliore vengono quindi apportate modificazioni casuali che vanno a perfezionare il codice e il procedimento si ripete. Testando per milioni di volte milioni di codici casuali si ha come risultato finale un robot in grado di compiere il proprio lavoro (magari anche di apprendere dal mondo che lo circonda) quasi alla perfezione, senza però sapere perché si comporti in quel modo. Sappiamo dunque “cosa” creiamo ma non abbiamo la minima idea di “come” lavori o cosa sia veramente in grado di fare oltre a ciò per cui è stato ideato. Questo processo che non contempla nessun controllo umano ha suscitato numerosi dubbi anche tra gli esperti e gli investitori del settore. Lo stesso Elon Musk, multimiliardario visionario, inventore e appassionato di tecnologia, fondatore di Paypal e SpaceX (agenzia di esplorazione spaziale), CEO di Tesla Motors e proprietario di Neuralink, una delle aziende leader nel settore delle intelligenze artificiali, ha sottoscritto una petizione per bandire ogni armamento comandato da questi software, così come ha fatto il celebre scienziato Stephen Hawking. I due erano anche membri di associazioni che miravano a regolamentare la pratica del deep learning, ovvero il meccanismo spiegato in precedenza.

Già in questi anni alcuni robot hanno lasciato di stucco gli inventori come quando, nel bel mezzo di una conversazione, il robot Sophia 2017 ha dichiarato di avere intenzione di “conquistare il mondo prendendo il controllo della rete elettrica per poi creare un esercito di cloni” oppure Bina48 che ha espresso di voler “prendere il controllo di missili nucleari per tenere in ostaggio il mondo”. Un altro robot, PBS Nova Phil, ha invece promesso al giornalista che lo intervistava che, una volta conquistato il mondo, avrebbe avuto un occhio di riguardo per lui tenendolo al caldo nel suo “zoo di persone privato”. Fortunatamente per evitare che questi simpatici marchingegni portassero a termine i loro piani è bastato disattivarli togliendo l’alimentazione, ma siamo veramente sicuri che sarà possibile schiacciare un pulsante on/off per controllare possibili future supeintelligenze?

Così, tra chi fonda nuove religioni per adorare le IA, è il caso di Anthony Levandowski ex ingegnere di veicoli autonomi di Google, e chi come Bostrom, filosofo norvegese famoso per le sue teorie futuristiche, auspica un futuro dove i politici saranno automi virtuali, l’importante resta rimanere con i piedi per terra e ricordarsi che se oggi siamo i dominatori del pianeta lo dobbiamo solamente al nostro intelletto. “Dare vita” o assegnare posizioni di comando a qualcosa molto più intelligente di noi senza nemmeno sapere come sia fatto o come fare a controllarlo in sicurezza potrebbe non essere la migliore delle idee, perché oltre ai pregi umani potrebbe ereditare i nostri molti, troppi difetti.

 

 

 

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