La filosofia di Infinity War

Di Mirko Manset

“Avengers: Infinity War” è il culmine del visionario progetto del MCU (Marvel Cinematic Universe) iniziato nel 2008, il film di supereroi più atteso che non ha deluso le aspettative. A rendere unico questo film, che ha demolito ogni record di incassi, infatti non sono solo i tantissimi eroi che compongono l’incredibile Universo Marvel, ma anche e soprattutto colui che potrebbe essere considerato il vero e proprio ”protagonista” del film: Thanos. Per la prima volta la Marvel è riuscita a creare un villain memorabile che non agisce spinto da odio e malvagità ma da un’idea, da una filosofia più o meno condivisibile che nonostante sia in netta opposizione con quella dei supereroi suscita più di qualche riflessione. Thanos infatti è convinto che evitare l’estinzione,  tra l’altro avvenuta nel suo pianeta natio, sia necessario ristabilire l’ordine dell’universo ormai sull’orlo della sovrappopolazione, e per raggiungere il suo obiettivo inizia quindi la ricerca delle famose “gemme dell’infinito”, gli artefatti più potenti e pericolosi dell’universo capaci di conferire un potere illimitato a chi li ottiene. Il “Titano Pazzo” ha intenzione di “cancellare metà dell’universo” garantendo a chi rimane in vita la possibilità di vivere senza preoccupazioni, liberi dal rischio di povertà o mancanza di risorse. Thanos lotta dunque per una propria ideologia che nonostante sia parecchio folle racchiude la sua visione contorta di giustizia tanto che decide casualmente la fortunata metà che continuerà a vivere, senza distinguere fra povero o ricco e buono o cattivo. Thanos vuole semplicemente “salvare” l’universo al pari degli eroi e crede di essere il solo a poterlo fare, disposto perfino a sacrificare (molte) vite per la sua causa.

Indubbiamente il genocidio cosmico non è la soluzione alla sovrappopolazione ma questa è una questione che ancora oggi è dibattuta. La prima teoria della sovrappopolazione risale al 1798 quando Thomas Malthus pubblicò il “Saggio sul principio della popolazione e i suoi effetti sullo sviluppo futuro della società” che per la prima volta rese popolare la questione dell’incremento demografico incontrollabile che avrebbe poi portato all’impoverimento generale. Più recentemente invece Dan Brown nel romanzo “Inferno” e nel film tratto da questo, riprende la teoria di Malthus inserendola in una trama il cui antagonista, al pari di Thanos, è intenzionato ad evitare la sovrappopolazione considerata una seria minaccia per il futuro. La teoria Malthusiana riteneva infatti che il ritmo della crescita della popolazione sia molto più rapido rispetto a quello dello delle risorse e questo avrebbe creato a uno squilibrio totale che nel giro di poco tempo avrebbe portato alla miseria.

Nonostante sia innegabile che la popolazione stia aumentando per molti la sovrappopolazione rimane un mito infondato da relegare nei libri e nei film. Il “rischio di diventare troppi” infatti non implica direttamente povertà e fame: Malthus aveva totalmente trascurato il progresso tecnologico che ha portato un notevole miglioramento della produttività. D’altra parte il progresso nasconde i suoi lati negativi: basti pensare al degrado ambientale causato proprio da uno sfruttamento poco consapevole delle risorse. Non può il solo progresso tecnologico e scientifico risolvere una questione ben più complessa che coinvolge tutto e tutti.

Il segreto infatti non è nella quantità delle risorse, che potrebbe benissimo bastare, ma dal modo in cui le usiamo e le gestiamo: siamo noi gli eroi che devono salvare la Terra da povertà e iniquità, gli Avengers che devono lasciare che la sovrappopolazione rimanga un mito, una folle idea di Thanos.

 

Fonte immagine: http://comicbook.com/gaming/2018/05/27/gta-5-mod-thanos/