SAN PETRONIO, UN SANTO INGANNATORE

A Bologna, dopo essersi lasciati la statua di Nettuno, alle spalle , in direzione Piazza Maggiore, può capitare di volgere lo sguardo in alto a destra e di notare una statua di bronzo, solitaria, tra una finestra e l’altra del palazzo comunale. Composizione equilibrata, abito talare, gesto benedicente, sopra la scritta riporta: “Divus Petronius Protector et Pater”, che significa “ San Petronio, Protettore e Padre”. Ed è proprio per questa lapide che migliaia di bolognesi e semplici visitatori associano alla scultura l’identità di San Petronio, patrono della città.

Siamo proprio sicuri che si tratti del famoso vescovo felsineo?

Di certo la statua raffigura un vescovo, per giunta bolognese, ma si tratta di Papa Gregorio XIII, che nel 1582 istituì l’attuale calendario, da cui prende il nome di “Gregoriano”, sostituendolo al più antico calendario giuliano.

Il pontefice aveva origini bolognesi e per questo motivo i concittadini vollero commemorare uno dei più importanti papi dell’Età Moderna con la fusione di una statua.

Ecco spiegato il motivo della tiara papale che si addice più a un vicario di Cristo del ‘500 che a un vescovo della tarda Età  Romana.

Ma allora perché quella dedica fuorviante a San Petronio?

La storia di quella targa ha del rocambolesco.

Sorprendentemente la scritta non ha nulla a che vedere con la devozione dei bolognesi. Si tratta piuttosto  di una prova della furberia dei cittadini.

All’epoca la città faceva parte dello Stato Pontificio, perciò la statua rimase al solito posto per oltre due secoli. I problemi arrivarono quando i francesi occuparono Bologna nel 1797 e Napoleone stesso, convinto anticlericale,  rimase in città per una notte.

La giunta comunale , spaventata al pensiero che la statua del pontefice fosse fusa per la produzione di cannoni francesi, votò per apportarvi alcuni cambiamenti.

La tiara venne coperta da una mitra vescovile e, appoggiato al braccio benedicente, apparve un pastorale.

Così facendo, il papa del calendario era diventato San Petronio, antico vescovo protettore di Bologna. A questo punto la guarnigione francese non osò fare nulla alla sacra effigie e nemmeno Napoleone.

Proprio in questa occasione venne affissa la scritta “Divus Petronius Protector et Pater”, per sostituire la precedente scritta commemorativa, ora conservata a Palazzo d’Accursio.

Più di un secolo dopo i bolognesi si stancarono di questo camuffamento e restituirono alla statua il suo antico aspetto. Tolsero allora la mitra e il pastorale, ora conservati al Museo del Risorgimento, ma non la lapide che rimase al suo posto.

Da allora il papa bolognese continua a sorvegliare con aria austera i suoi concittadini, sovrastato da una curiosa iscrizione che ne confonde l’identità, forse per ricordare la gelosia che ebbe Bologna per la sua storia.

 

Di Ludovico Russo