Skate world: dolore e passione

Come si comincia? “Facendose morto male.”

Chi entra in questo mondo principalmente lo fa perché ha molti stimoli esterni come l’aiuto dei genitori nel mantenere viva la passione dello skate, oppure è amico di persone che praticano questo sport da molto tempo e vorrebbero introdurti in questo ma-gni-fi-co ambiente di dolore e passione.

Io ho iniziato con uno skate trovato da mio padre accanto al secchione vicino casa. Mi è piaciuto molto usarlo, peccato che abbia avuto vita breve… Così a 7 anni me ne sono fatto regalare uno che usavo tutti giorni. Ah, e poi collezionavo i Fingerskate che mi comprava nonna Tina all’edicola.

Back to the Future

“Ritorno al futuro” ha senza dubbio fatto accrescere in me la passione, che già avevo, per questo sport me-ra-vi-glio-so, è così che ho deciso di cercare uno skate park dove potermi esercitare. La fortuna ha voluto che mia madre conoscesse Willy.

Willy era il proprietario del The spot (mio grande amore), un luogo di ritrovo per i ragazzi di Ostia e dintorni, munito di rampe e di un piccolo campo da basket. Ho iniziato ad andarci a 8 anni. Il mio posto preferito era in assoluto la buca: è stata la prima rampa che ho provato e mi dava un senso di sicurezza ma allo stesso tempo il brivido del rischio. Ho continuato a frequentare il The Spot fino a quando la Chiesa si è accorta che quel terreno era di sua proprietà e ha deciso di farlo chiudere, con grande dispiacere e disappunto da parte di tutti gli skater di Ostia. Ma non tutte le speranze sono perdute: chissà che il The Spot non sia una fenice e risorga dalle sue ceneri.

Oggi i luoghi che frequento di più sono Villa Borghese, Piazzale dell’Industria all’Eur, e vado fin dove lo skate riesce a portarmi. Ma è Villa Borghese il luogo dove si radunano la maggior parte degli skater di ogni età e nazionalità. I più forti sono Aroon, Adriano, Michael, Jemar, “er Gambero” e poi c’era lo “skater grandpa” Victor Earhart.

Fingerskate

Ogni skater che si rispetti deve conoscere i trick di base e come si chiamano (ollie, kickflip, nocomply, fakieshowit, peterpan, ecc.) e deve saper distinguere uno skateboard da un longboard (i longboard sono più veloci e hanno la tavola che varia da un metro fino a un metro e settanta).
Io amo tutti i trick ma quello che aspiro a imparare è il tigerclaw flip che consiste nel far alzare la tavola, prenderla, farle fare un 360° e infine farla flippare di 360° su sé stessa. È più facile spiegarlo che farlo ed è più difficile spiegarlo che farlo.

Molto spesso gli skater si sfidano alle cosiddette “battle” che consistono nell’annientare l’avversario a suon di trick in modo amichevole, tra amici, o più aggressivo se lo sfidante appartiene a un’altra banda. Il vincitore si aggiudica il rispetto della propria banda e di quella avversaria.

Consiglio lo skate perché consente di fare attività fisica a tutto il corpo e per chi è un malato di adrenalina questo sport è perfetto.

Siamo una specie in via di estinzione. “Semo come er mammut de Rebibbia.”

 

MAO
er bimbo

(2E)