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Un anno di storie. I nostri entusiasmanti incontri con gli scrittori

Quest’anno, all’interno del progetto “Legger…mente. Un anno di storie”, promosso dall’ Istituto Comprensivo “G. Garibaldi – Giovanni Paolo II” di Salemi e Gibellina, noi studenti della scuola secondaria di primo grado abbiamo avuto il privilegio di conoscere dal vivo importanti narratori e giornalisti, voci autorevoli del nostro tempo, a cui abbiamo posto tantissime domande e raccontato cosa abbiamo appreso dalla lettura dei loro libri.

Il primo incontro, a marzo, è stato con la scrittrice Annalisa Strada.

All’appuntamento siamo arrivati ben preparati: nelle settimane precedenti, con i nostri docenti di italiano, abbiamo infatti letto e analizzato uno dei romanzi più coinvolgenti creati dalla penna della Strada: “L’isola dei libri perduti”, edito da Einaudi Scuola nel 2014 e apprezzatissimo da lettori e critici. Sapevamo che era una narratrice di talento, di quelle che sanno come tenerti incollato alla pagina e farti amare i personaggi di finzione, ma non avevamo idea che fosse anche così sorprendentemente simpatica.

Per l’occasione abbiamo preparato tantissimi interventi, sottoponendole dubbi, curiosità, osservazioni. Annalisa, con grande pazienza, ha risposto a tutte le nostre domande, ascoltandoci pazientemente e sorprendendoci con le sue risposte mai scontate, mai banali.

Alla fine dell’incontro, ci ha anche autografato i libri! Insomma, per noi ragazzi è stata una giornata davvero memorabile!

Nel corso dell’incontro non si è parlato solo di Thia, l’isola dove tutto è proibito, dall’istruzione alla lettura, e dove ogni diversità di pensiero viene soffocata. Non ci si è semplicemente soffermati a ragionare sul sistema dei personaggi, su Amalia e Nazario che vogliono “evadere” da Thia e condividono l’intento della fuga con altri due ragazzi, Flora e Corrado, con cui instaurano un rapporto che sarà molto più di un’amicizia.

È emerso con forza il ruolo giocato da Agape, la bibliotecaria dal carattere bizzarro che dà ai ragazzi una grande mano per raggiungere la libertà: un personaggio centrale nell’economia del racconto, come ha ammesso la stessa scrittrice.

Abbiamo quindi discusso del valore della libertà, dell’importanza che riveste la curiosità per allargare i nostri orizzonti, della bellezza di coltivare il gusto per la ricerca: «(…) non c’è imposizione dall’alto che possa arginare la curiosità dell’uomo», si legge in un passo del libro. E in un altro passo, anche questo assai significativo: «Pensaci un po’… Chi glielo faceva fare di partire agli esploratori? Chi gliel’ha fatto fare al tizio di venire a scoprire questo posto e venire a costruirci la prima casa? Eppure gli esploratori guardavano l’orizzonte e partivano. Erano curiosi di vedere il mondo ed è a loro che dobbiamo il disegno della terra, l’arte di far galleggiare una nave, il sapore di frutti che non avremmo mai assaggiato».

La narratrice bergamasca ha voluto raccontarci diversi aneddoti sulla sua vita. Le abbiamo questo quando avesse maturato l’idea di intraprendere la carriera di scrittrice e lei ci ha raccontato di quando da piccola, all’età di 9 anni, a scuola arrivò una supplente che voleva organizzare un dettato, ma gli alunni non sapevano neanche cosa fosse un dettato;allora la maestra spiegò ad Annalisa e ai compagni in cosa consistesse il dettato e, dopo aver raccolto gli scritti degli alunni, li distinse in questo modo: quelli che contenevano pochi errori, quelli con parecchi errori… e quelli pieni zeppi di errori (i “tutto sbagliato”, così li definì la maestra). Annalisa fu l’unica a far “tutto sbagliato”; non perché non fosse brava…la ragione era ben diversa: Annalisa era disortografica.

In quegli anni non c’era per i disturbi dell’apprendimento la stessa attenzione che c’è nella scuola d’oggi. Il giorno dopo, la maestra arrivò in classe e decise di far fare agli studenti un altro dettato; stavolta, però, disse ad Annalisa di non fare il dettato come gli altri compagni, bensì un disegno.

Annalisa si sentì umiliata: prese pastelli, tempere e pennarelli e disegnò un gatto seduto sul davanzale. Un gatto assai strano: da un lato grigio, dall’altro blu. «E’ un gatto che vive a metà del mondo», spiegò alla maestra che la guardò sbigottita. Ecco, quell’episodio fu la molla che accesela sua passione per la scrittura, per il raccontar storie.

Nelle settimane successive all’incontro abbiamo letto anche altre pagine della Strada.

In particolare – all’interno del progetto sulla legalità, che ha visto impegnato il nostro Istituto con iniziative a scuola, sul territorio e anche nella città di Palermo – abbiamo letto il suo “Io, Emanuela”. In questo libro, la scrittrice racconta la storia di Emanuela Loi, giovanissima agente della scorta del giudice Paolo Borsellino, rimasta uccisa nella strage di Via d’Amelio del 19 luglio 1992. Un libro tenero, toccante, che ci sentiamo di consigliarvi.

 

Qualche giorno fa, il 31 maggio, abbiamo incontrato il giornalista e scrittore Gaetano Savatteri, che ci ha parlato del suo libro “Non c’è più la Sicilia di una volta”, pubblicato dall’editore Laterza nel 2017. Anche in questo caso, ci siamo premurati di leggere e analizzare preventivamente le sue pagine, appassionandoci a capitoli come “L’isola da mangiare” (chi non ama la cucina siciliana, ricca variegata e squisita?!) e “Arancine di riso” (arancine…con la E! Che importa se l’Accademia della Crusca la pensa diversamente… noi, come Gaetano, non abbiamo dubbi sulla lezione che deve averla vinta!).

Oltre a queste “gustose” schermaglie lessicali, il libro di Savatteri contiene passaggi che ci hanno fatto molto riflettere su cosa significhi essere siciliani.

«Non ne posso più di Verga, di Pirandello, di Tomasi di Lampedusa, di Sciascia, di Guttuso», così esordisce lo scrittore nell’introduzione. «Non ne posso più di vinti, di uno, nessuno e centomila, di gattopardi…Non ne posso più della Sicilia immaginaria, costruita e ricostruita dai libri, dai film, dai quadri, dalla fotografia in bianco e nero»: ecco, il libro di Gaetano Savatteri è un atto di protesta contro tutte quelle immagini della Sicilia, che sono solo stereotipi e nulla più.

La Sicilia che Savatteri ci racconta è invece quella del buon cibo e del buon vino, degli approdi e dell’emergenze umanitarie, delle associazioni a tutela delle minoranze, di Palermo con i suoi tesori (non a caso la città, lo ha ricordato l’autore durante l’incontro, è stata nominata Capitale della Cultura 2018).È la Sicilia che accoglie chi viene da fuori; la Sicilia di comici come Pif e Ficarra &Picone, che con la chiave dell’ironia trovano il modo di raccontare le verità più scomode; la Sicilia che si ribella alla mafia e al malaffare.

 

Ma i nostri incontri con gli autori non finiscono qui: venerdì 8 giugno, in occasione della manifestazione conclusiva dell’anno scolastico, la nostra scuola ospiterà la giornalista Antonella Lusseri (da anni impegnata contro la violenza di genere), la scrittrice Annamaria Piccione (autrice di Una rosa in trincea e Onora il padre. Una storia di coraggio e di mafia), il giornalista e scrittore Giosuè Calaciura (tra le sue pubblicazioni più recenti, segnaliamo Pantelleria. L’ultima isola e Borgo Vecchio, romanzo ambientato nell’omonimo quartiere della città di Palermo).

Che dire, ragazzi…non vediamo l’ora di ascoltarli!

Dalla redazione dell’I.C. “G. Garibaldi – Giovanni Paolo II” di Salemi-Gibellina

Calogero Cappello e Gioele Ficarotta – Classe 2a D