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UNO SCORCIO D’ORIENTE A ROMA: L’ISTITUTO GIAPPONESE DI CULTURA.

Fin dall’antichità, l’Italia e, soprattutto, Roma sono state influenzate, sia dal punto di vista culturale che artistico, da molte popolazioni, talvolta positivamente, altre negativamente.

Tra queste, quella giapponese ha avuto in passato e ha tuttora un posto di rilievo. In Italia la diffusione della cultura  nipponica avviene attraverso numerose grandi mostre, fiere ed esposizioni, mercatini dell’usato. Importanti sono anche i celebri Manga (fumetti giapponesi) che appassionano grandi e piccini: non a caso, le prime edizioni estere di Manga sono in lingua italiana, proprio a testimoniare gli intensi scambi culturali tra i due paesi. Anche il Giappone ha assorbito, soprattutto nel corso degli ultimi cento anni, molte caratteristiche della cultura occidentale, tanto che attualmente nel paese coesistono una cultura più antica, legata alla tradizione, e una più moderna, appunto “occidentalizzata”.

Anche in un aspetto quotidiano come l’alimentazione abbiamo intensi scambi tra Italia e Giappone: non solo nei ristoranti, ma ormai anche in tutti i nostri supermercati troviamo il sushi e il ramen, conditi con salsa di soia o con il piccante e temutissimo wasabi; così come in Giappone troviamo piatti pronti come lasagne, amatriciana, carbonara, etc.

A tal riguardo, è sicuramente fondamentale trattare dell’Istituto di Cultura Giapponese di Roma, che si trova nella zona di Valle Giulia.

L’idea di costruire l’Istituto nacque qualche anno prima della Seconda Guerra Mondiale, ma si concretizzò solo nel 1954, con la conclusione dell’Accordo Culturale tra Italia e Giappone, in cui entrambi i paesi si impegnavano per la sua edificazione.

I lavori iniziarono nel gennaio del 1961 e terminarono l’anno seguente. Il 12 Dicembre 1962 ci fu una grandiosa inaugurazione. Quello di Roma fu il primo Istituto per la diffusione della cultura nipponica fuori dal Giappone.

Dal punto di vista architettonico, l’Istituto riprende le caratteristiche dello stile Heian (IX-XII sec.), in cui prevaleva una costante ricerca di armonia delle forme. In tale periodo, si evitavano i materiali edili pesanti (come malta, pietra e argilla), rimpiazzati da legno, per pavimenti e pareti (anche divisorie), e laterizio. In particolare, il legno di pino e di larice venivano usati per la struttura, mentre con il cedro si realizzavano le rifiniture interne. Il tetto, che diventò spiovente, era costruito con legno di cipresso e laterizio.

Per l’Istituto con sede a Roma, l’architetto Yoshida Isoya ha utilizzato sia il moderno e resistente cemento armato, sia il più tradizionale legno. All’esterno l’edificio è molto semplice ed essenziale, mentre all’interno possiamo trovare una ricca decorazione fatta di rifiniture dorate, tendaggi e rivestimenti parietali di stoffa, e non mancano i famosi shôji, le porte scorrevoli di carta tipiche del Giappone.

Una nota attrazione dell’Istituto, che richiama sempre numerosi visitatori, è il giardino, progettato dall’architetto giapponese Ken Nakajima, secondo lo stile Sen’en.

In esso compaiono tutti gli elementi tradizionali di questo stile: il laghetto con cascata, dotato di rocce e isolette, le cui sponde sono unite da un ponticello e la tipica lanterna di pietra detta tôrô.

Dalla veranda si scorge un magnifico paesaggio, caratterizzato da piante di origine giapponese come il ciliegio, il glicine, gli iris, ma con la particolare presenza dell’italiano ulivo, ad indicare l’amicizia tra i due paesi.

L’Istituto si occupa di numerose iniziative per la diffusione della cultura giapponese, in questo sostenuto da “The Japan Foundation”, un’ente, inaugurato nel 1972, che ha circa venti sedi estere. Tra queste manifestazioni spiccano concerti, mostre, conferenze, spettacoli teatrali e cinematografici. Nell’Istituto sono presenti una biblioteca e una cineteca molto nutrite: libri, riviste, musica tradizionale e moderna, documentari e film, tutti espressione della cultura nipponica.

Inoltre, l’Istituto organizza corsi di lingua giapponese di vari livelli.

Esso rappresenta quindi un sicuro punto di riferimento per tutti gli amanti di questo affascinante paese orientale.

Francesca Gullace e Leonardo Massimiliani, 2H Liceo Artistico “Via di Ripetta” (sede di “Pinturicchio”)