Lo sport nella scultura, la scultura nello sport.

Fin dall’antichità, lo sport è sempre stato uno dei soggetti più frequentati dall’arte, in particolare dalla scultura. A Roma si trovano diversi esempi di statue antiche che sono testimonianza di questo fitto rapporto.

Uno di questi, il Discobolo di Mirone, è una delle più celebri opere dell’antichità. Non ci è pervenuto l’originale in bronzo, ma varie copie: una delle migliori è la versione “Lancellotti” del Museo Nazionale delle Terme.

La statua rappresenta un atleta che impugna il disco, mentre sta ruotando il corpo per dare maggiore forza al lancio. La posa del Discobolo sembra a prima vista naturale, anche se in realtà è costruita geometricamente e semplificata.

L’impeto del movimento si intuisce dai muscoli contratti e dalle vene in rilievo; tuttavia, il viso giovanile dell’atleta è sereno, idealmente bello. In questo periodo storico, infatti, la figura dell’atleta era associata a quella degli dei, per cui i corpi erano raffigurati di una bellezza ideale, priva di difetti: bellezza fisica che rispecchiava esteriormente il valore e le virtù interiori.

Un altro esempio che si trova a Roma, in uno stato di conservazione meno ottimale, è il Discoforo attribuito a Naukydes, allievo di Policleto. Anche in questo caso si tratta di una copia in marmo da un originale in bronzo perduto. E anche in questo caso l’atleta, sia pur a riposo, è raffigurato idealmente bello.

Ben diverso l’ultimo esempio, il Pugile delle terme, opera più tarda. Si tratta di un originale ellenistico di bronzo, ritrovato a Roma, proveniente dalle terme di Costantino.

La statua è ricca di dettagli colorati e gli occhi, perduti, erano inseriti a parte.

L’atleta viene rappresentato alla fine di un incontro che gli ha procurato diverse ferite, tutte minuziosamente raffigurate dall’artista. Un dettaglio che si nota è quello della raffigurazione dei tratti somatici alterati, tipica dei pugili.

Questo uomo ormai non più giovane (ha la barba folta e la muscolatura a tratti cadente), è seduto, con le gambe divaricate e le braccia appoggiate sulle ginocchia. I guantoni ancora sulle mani mostrano che ha appena finito un incontro, in cui si intuisce che è stato sconfitto.

A differenza del Discobolo e del Discoforo, questa statua non rappresenta lo sportivo come un essere divino e sublime, bensì come un perdente, che è riuscito però a reggere nonostante i colpi ricevuti. Si tratta di un nuovo esempio di virtù: la capacità di resistere senza mai arrendersi, anche di fronte alle avversità.

Non soltanto lo sport è entrato nel mondo della scultura come soggetto, ma anche la scultura è entrata nel mondo dello sport e degli impianti sportivi per renderli più magnificenti. Ne abbiamo un noto esempio a Roma, nello Stadio dei Marmi.

Durante il fascismo, si capì come il connubio tra sport e arte poteva essere trasformato in strumento di propaganda. Dal 1927, vennero costruiti imponenti edifici sportivi, tra cui il Foro di Mussolini, oggi noto come Foro Italico, dove si trova appunto la Stadio dei Marmi.

Il progetto si deve a Enrico Del Debbio. Tutto intorno alle gradinate dello stadio, si trovano 64 imponenti statue, realizzate in marmo di Carrara, che raffigurano i diversi atleti, tutti uomini, rigorosamente nudi, o quasi, simboli del vigore fascista. Esse rappresentano, oltre alle varie discipline sportive, anche l’unione tra le province italiane, dal momento che furono da esse donate. Le statue furono realizzate da giovani artisti come Aroldo Bellini, Silvio Canevari e Tommaso Bertolino.

Michelle Manzoni, 2B Liceo Artistico “Via di Ripetta”