Sarebbe bello poter leggere nella mente delle persone con cui parliamo quotidianamente, sapere cosa pensano quando ci vedono o semplicemente capire se mentono nel dirci qualcosa oppure no. Purtroppo nessuno ha questo tipo di superpotere.
Perciò dobbiamo accontentarci di scorgere ogni indizio che l’interlocutore lascia trapelare. Per entrare in modalità Sherlock Holmes e riconoscere un bugiardo bisogna sapere che esistono tre ”tipi” di bugie:
- Le bugie autentiche: comunicano qualcosa di completamente diverso dalla realtà;
- Le esagerazioni: in cui la verità è amplificata o banalizzata;
- Le menzogne subdole: dove si cerca di raggirare la verità;
Lo psicologo Aldert Vrij spiega cosa accomuna la grande famiglia delle bugie: lo sforzo mentale.
Esso è dovuto all’attività di costruzione e memorizzazione di una storia cedibile e dettagliata. Il risultato di questo sforzo sono senza dubbio le emozioni che il bugiardo prova nel mentire: ansia, paura e sensi di colpa.
Questo mix produce particolari gesti-spia lungo tutto il corpo, in particolare su mani, piedi, voce, testa e collo. Ecco cosa osservare:
- Pause innaturali durante il discorso indicano che il cervello del bugiardo sta lavorando per creare una storia.
- Difficoltà a deglutire o farlo in continuazione determinata dall’agitazione, in questi casi è facile che un sorso d’acqua possa andare di traverso per via della rigidità delle vie aeree superiori.
- Pochi gesti con mani e dita giacché il cervello resta impegnato nel monitorare la stesura della storia
- Spostano l’attenzione verso altro
- Amano i particolari
- Agitano, trascinano e battono i piedi a tempo per stemperare l’ansia
- La voce dei bugiardi diventa acuta
- Tendono a riferirsi meno a loro stessi
- Prestano particolare attenzione alle reazioni della persona a cui stanno propinando la frottola
- Sono sempre in difesa, in particolare tendono ad essere più irrascibili e aggressivi se accusati di raccontare una balla.
Ebbene i punti da tenere fissi in mente sono dieci. Quando quest’osservazione diventa un mestiere però, i fatti si complicano.
Basti pensare ai poliziotti durante gli interrogatori che non devono solo osservare il linguaggio del corpo ma anche le microespressioni. Per fortuna un algoritmo ideato dall’Università di Oulu (Finlandia) è in grado di riconoscere e contare tutti i segni facciali consci e inconsci dei quali nemmeno i bugiardi più bravi riescono a fare a meno.
Generazioni 2.0
dalla Redazione