Dietro la porta – Racconto

“Ma… mamma, io non voglio trasferirmi a Hollywood. Lo so, è una bellissima città, piena di cose da fare, ma io voglio restare qui: ho un sacco di amici, vado bene a scuola, mi diverto da matti e ho tantissime cose da fare durante la giornata!”
Però la mamma non aveva sentito una minima parola di quello che aveva detto suo figlio Jack, perché stava parlando con un “tizio che trasferisce tutte le persone” (così lo chiamava Jack), mentre firmava il contratto. Il giorno dopo Jack salutò tutti i suoi amici, disse alle prof della sua scuola che si sarebbe trasferito e partì per andare in aeroporto e prendere l’aereo per Hollywood.
Si era già trasferito una volta per andare in Italia, quando aveva appena sei anni, ma poi quei maledetti americani avevano chiamato i suoi genitori per dir loro che dovevano assolutamente tornare a lavorare negli States perché c’era bisogno del loro aiuto… Arrivati a Hollywood, noleggiarono una macchina e arrivarono nella loro nuova casa.
“Questa casa è orribile!” protestò Jack.
Anche la mamma e il babbo approvarono, liquidando la faccenda come un problema a cui si potevano adattare: “Va be’, ci abitueremo…”
Jack prese il suo diario di viaggio e scrisse su una nuova pagina:
“Sono appena arrivato in una casa che sembra quella di IT: è alta 20 metri e lunga 25, è fatta di pietre e sembra che possa cadere da un momento all’altro. Il tetto è pieno di buchi e quando piove (in quel posto pioverà 98 giorni su 100) l’acqua inonda la casa di sicuro”.
Quando entrò dentro, il suo disgusto aumentò e scrisse subito sul diario:
“Non pensavo che l’interno della casa fosse ancora più orrendo dell’esterno, ma è così. Sul pavimento c’è un tappeto tutto rovinato e un divano pieno di toppe e graffi . Ci sono dei quadri con delle persone inquietanti…” e gli cadde la penna di mano.
Un personaggio di un quadro si stava muovendo!
Si voltò e non vide più i suoi genitori, si girò di nuovo e anche le persone dentro i quadri erano sparite. Dopo qualche istante si sentì prendere da una sensazione che non riusciva ad identificare.
Cercò di urlare, ma dalla sua bocca non uscì niente. Era terrorizzato.
Scappò al piano di sopra, sentì uno strano sfrigolio in cucina, e non credette ai suoi occhi: qualcosa che sembrano uno scheletro sembrava cucinare davanti ai fornelli accesi! Scappò in soffitta ma cadde dentro a un baule di legno. Prima non si accorse in che tipo di recipiente fosse finito, ma quando si rialzò sulle ginocchia, vide che era una bara. Questa si chiuse all’improvviso e Jack vide che si stava rimpicciolendo, e non si sarebbe fermata finché non l’avrebbe soffocato. Jack si sentì mancare e stava per svenire. Chiuse gli occhi e sentì una lacrima scorrergli giù per la guancia.
All’improvviso sentì una voce familiare: “Jack, vieni a fare colazione!”
“Cosa?! Mia mamma è ancora viva?”
Poi sentì suo babbo: “Vieni, dormiglione, che se no non ti portiamo al cinema stasera!”
Jack si ricordò che il giorno prima era venerdì. La sera suo babbo e sua mamma gli dissero che sarebbero andati al cinema il giorno dopo. Aprì gli occhi e finalmente si ritrovò a casa.
“Sì! Sono a casa!”
Per fortuna era stato solo un sogno…

Riccardo Poli – Classe 1D