Un incontro speciale – Racconto

Era il 23 dicembre del 1857, mancavano solo tre giorni a Natale e tutti stavano girando per i negozi del centro per cercare il regalo perfetto da fare ai propri amici o ai propri parenti; Henry però non aveva amici, non aveva neanche una famiglia, era solo. Henry era un ragazzo di soli tredici anni che viveva in un orfanotrofio di Londra, a pochi passi da Baker Street. Henry era rimasto orfano dall’età di due anni, quando i suoi genitori morirono in un incidente stradale. Henry da quel giorno non parlò più con nessuno. Le regole dell’orfanotrofio erano molte rigide: non si poteva correre, non si poteva uscire dalle camerate dopo le 20, maschi e femmine erano nettamente divisi, ma soprattutto era vietato uscire dal palazzo senza avere il permesso del preside. Forse in tanti vi stareste chiedendo come mai allora Henry era fuori dall’istituto? Aveva forse chiesto il permesso? No, certo che no: Henry era scappato durante la notte attraverso un piccolo tunnel che partiva da sotto il suo letto e arrivava poco dopo la fine delle mura dell’orfanotrofio che lui stesso aveva scavato per tutta l’estate con un piccone trovato nello sgabuzzino degli attrezzi. Dopo aver fatto una breve introduzione della vita di Henry ritorniamo alla storia vero e proprio.
Come ho detto era il 23 dicembre e Henry stava passeggiando per Baker Street, ogni volta che girava l’angolo vedeva famiglie felici che ridevano insieme, proprio l’atmosfera che lui avrebbe sempre desiderato; la cosa che più amava del periodo natalizio era guardare i trenini di Natale telecomandati che passavano per la piazza principale e le persone che ridevano sopra ad essi.
Saranno state le otto di sera e Henry stava tornando all’orfanotrofio quando sentì una voce che lo chiamava, Henry si girò immediatamente, era curioso di sapere chi è che lo chiamava perché non aveva mai conosciuto nessuno al di fuori dell’orfanotrofio. Quando si girò vide che la voce che lo aveva chiamato era di un uomo che stava seduto su una carrozza, da questo particolare si può capire che l’uomo era un cocchiere. Henry allora si fermò e aspettò che arrivasse la carrozza davanti a lui, quando l’uomo scese si presentò subito: Johnny era il suo nome. Lo fece salire e subito disse che lui conosceva i suoi genitori e che era molto legato a loro, Henry a sentire questa notizia si illuminò e sulla sua faccia dopo tanti anni ricomparve uno smagliante sorriso che andava da orecchio a orecchio, Johnny lo vide e iniziò a parlargli di ciò che sapeva sulla loro vita: Henry ascoltò tutto con molta attenzione senza nessuna interruzione. Ma Johnny come faceva a sapere il suo nome? Semplice, lo aveva riconosciuto perché il ragazzo indossava un particolare cappello, tutto colorato con tre palline, che proprio lui aveva regalato a suo padre quando erano piccoli.
Il raccontò durò ben due ore perché la vita del signore e della signora Brown era stata molto intensa e piena di avventure; quando il racconto finì saranno state le dieci e Henry decise di ritornare all’orfanotrofio perché aveva molta paura della punizione che gli avrebbero dato i sorveglianti per essere uscito dalla struttura senza il permesso, prima tornava meglio era. Per fortuna quando tornò non gli successe nulla e per la prima volta andò a letto felice e con un bellissimo sorriso in faccia, perché Johnny prima di lasciarlo gli aveva detto che per la vigilia lo avrebbe portato a giro per Londra. Alle 7 in punto il campanello dell’orfanotrofio suonò: appena lo sentì, Henry si preparò in dieci secondi, si mise cappello, guanti e sciarpa e si mise a correre per i corridoi fino ad arrivare al grande portone dell’orfanotrofio dove lo stava aspettando il sorvegliante con in mano il permesso per uscire. Quando la porta si aprì, Henry sgusciò fuori dall’uscio correndo ad abbracciare Johnny che lo stava aspettando davanti alla carrozza con i suoi bellissimi cavalli dal manto nero; quando il sorvegliante chiuse il portone, Johnny e Henry erano già partiti per il loro tour: girarono tutta Londra con la carrozza, andarono sulla ruota panoramica, sul Bing Bang ed infine andarono nel posto preferito di Henry: la piazza centrale dove c’erano i trenini di Natale, Henry aveva sempre desiderato farci un giro sopra, ma non c’era mai riuscito, allora Johnny, che lo aveva visto guardare i trenini che partivano con occhi sognanti, lo prese per la mano e lo portò alla biglietteria dove prese due biglietti, uno per lui e uno per Henry, per fare un giro sul trenino. Henry non ci credeva: finalmente poteva salirci sopra e farci un giro. Inutile dire che si era divertito con il suo amico, così tanto che la giornata volò per Henry, infatti erano già arrivate le otto di sera e Henry doveva rientrare all’ orfanotrofio per la cena. Henry era contentissimo, finalmente poteva dire di aver trovato la felicità, dopo tredici anni da solo, finalmente quel giorno, la vigilia di Natale del 1875, aveva provato veramente cosa significava essere felice. Lui ancora non sapeva che quell’incontro con quell’uomo gli avrebbe cambiato la vita: infatti la mattina del 25 venne a svegliarlo il sorvegliante, dicendogli di fare la valigia e di scendere all’ingresso, Henry, che non sapeva cosa stesse succedendo, scese dal letto, prese le poche cose che aveva e scese giù, dove trovò il sorvegliante che gli disse che una persona aveva deciso di adottarlo e che era fuori dall’uscio. Henry senza neanche pensarci corse fuori dalla porta e lo vide, vide Johnny! Johnny aveva deciso di adottarlo! Henry non ci poteva credere: Jonny gli aveva promesso un regalo per Natale ma Henry non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere: finalmente era libero. Ed era felice.

Matilde Bruni – Classe 2B