Un omicidio sospetto – Racconto

Erano da poco iniziate le vacanze estive ed io me ne stavo a casa da sola. Non mi andava di studiare, quindi decisi di smettere di guardare la televisione e corsi in camera a prendere un foglio e una penna. Avevo una voglia pazzesca di scrivere ma non trovavo un’idea decorosa per iniziare un racconto. Il foglio rimase bianco per ore ma non intendevo mollare. Ero decisa a scrivere qualcosa, ma non sapevo ancora cosa.
Per trovare l’ispirazione uscii di casa e mi diressi al parco, all’ombra dei pini che costeggiavano il vialetto. Mi sedetti su una panchina e iniziai ad osservare la gente che mi passava di fronte. La maggior parte delle persone che prendevano quella tranquilla stradina pedonale, erano anziane signore che portavano a spasso i loro cani, oppure giovani coppie che che si scambiavano dolci occhiate e passeggiavano mano nella mano. Tutto era monotono, uguale ad un qualunque giorno d’estate.
Un ragazzo, però, attirò la mia attenzione. Era, probabilmente, uno studente universitario che analizzava dei passaporti. Ma non si limitava a guardarli, li studiava come se fossero argomenti per una tesi d’esame.
Mi chiesi subito quale fosse il motivo del suo strano studio e mi venne in mente un’idea troppo poco convincente: credevo infatti che li avesse rubati e che fosse un genio tecnologico capace di truccarli per farli suoi.
Mi sembrava impossibile ma non avevo un’altra spiegazione plausibile.
Tornai a casa e decisi di iniziare il mio racconto con quel ragazzo come protagonista. Presi la penna e scrissi una pagina intera; poi mi fermai.
Passai ore su quella pagina senza avere un’idea chiara sul continuo della mia vicenda. Così in un rapido gesto strappai il foglio e lo gettai nella spazzatura.
Scrissi un nuovo racconto, un giallo questa volta. Iniziai così: «
Una fredda mattina di Natale il sig. Luke bussò freneticamente alla porta. Era un direttore di banca, un uomo potente e ricco a cui interessava solo la politica, alla ricerca di qualcuno con cui passare le vacanze natalizie».
Come inizio non era male ma per riuscire a scrivere un giallo avvincente dovevo parlare di qualcos’altro. Magari in questo modo: «Martha, la sua vicina, lo accolse con un pranzo accattivante e un divertente pomeriggio di giochi».
Poi continuai: «Luke se ne andò in bagno mentre Martha lo aspettava in salotto. Al suo ritorno la trovò distesa sul divano e, credendo si fosse addormentata, prese un biglietto per salutarla e ringraziarla senza svegliarla, ma non stava dormendo.
Sul collo aveva il foro di una siringa…probabilmente era stata uccisa da qualcuno che era entrato in casa, ma da chi? Mr. Luke rischiava di essere accusato di omicidio, essendo l’unico che si trovava con Martha, ma non doveva lasciare tracce e decise di uscire dall’appartamento. Una donna, però, aveva visto la sua vicina morta e aveva chiamato la polizia. Così, appena Mr. Luke aprì la porta, fu travolto dai detective con le manette in mano, pronti ad arrestarlo come assassino. Mr. Luke capì che sarebbe stato solo aggravante per la sua situazione, già non molto piacevole, iniziare a correre come un colpevole. Aspettò, quindi di giungere al distretto per l’interrogatorio, dove avrebbe raccontato tutto.
La sua versione fu convincente, ma nessuno poteva confermare il suo alibi, così i poliziotti lo tennero sott’occhio e gli ordinarono di non lasciare la città prima dell’arresto del vero colpevole.
Dopo l’autopsia i medici scoprirono che le era stata somministrata una dose letale di un farmaco potenzialmente pericoloso.
Le indagini ebbero inizio. Sulla scena del crimine l’assassino non aveva lasciato tracce, è stato attentissimo! Mr. Luke venne messo sotto torchio per riuscire a ricavare una confessione, ma la polizia non riuscì ad ottenere nient’altro che la dichiarazione data già in precedenza. Luke era disperato, iniziò a sudare freddo, sembrava nervoso. Blaterava delle parole che i poliziotti non riuscivano a comprendere: ‘etnadnam agord ordnas’.
‘Strano’ si dicevano ‘Mr. Luke non sembrava straniero, ma sembra che lo sia’.
Erano molto perplessi ma non potevano perdere tempo con un pazzo, quindi iniziarono a seguire un’altra pista nel frattempo.
La vittima era una donna sulla quarantina senza marito né figli né tanto meno dei fratelli. Inoltre i suoi genitori erano morti una decina di anni prima e così si poteva considerare una donna sola, senza famiglia e senza nessuno da contattare per la sua morte. Non c’erano testimoni e la polizia non aveva niente in mano. Si diressero ancora una volta sulla scena del crimine, per scoprire qualcosa sul passato della vittima; ma dopo lunghe ricerche non riuscirono a trovare nulla. Ad un certo punto, però, videro sotto il letto in camera sua una bustina gialla, grande come quella che contiene l’infuso del tè. La aprirono e la annusarono : era droga, precisamente erba non tagliata.
Alla notizia di questo ritrovamento, Luke sbiancò. I poliziotti si insospettirono alla sua reazione e decisero di indagare su di lui. Riascoltarono la registrazione della sua dichiarazione ma apparentemente non c’era nulla di sospetto; finché non arrivarono al punto in cui Luke blaterava quelle strane parole. Un agente le trascrisse su un foglio, riascoltandole al rallentatore. Non gli significavano niente, ma poi gli venne in mente una soluzione: le parole che Luke blaterava non erano in una lingua straniera, ma semplicemente al contrario! Lesse così “sandro droga mandante”. ‘Probabilmente Luke sapeva che la sua vicina faceva uso di sostanze stupefacenti e sapeva anche che il mandante dell’omicidio era un certo Sandro! ‘Bene sono soddisfatto’ disse il poliziotto ‘adesso possiamo seguire questa pista e comunicare a Luke che sappiamo il nome del mandante, che forse era lo spacciatore di Martha. Non potrà più mentirci! Incastreremo il colpevole!’
Dopo la confessione la polizia era soddisfatta; avevano scoperto che il mandante dell’omicidio era un certo Sandro Hayman, un inglese spacciatore che aveva assunto Martha per fargli da corriere. La droga sotto il suo letto era quella che aveva nello stomaco al momento dell’omicidio, ma che si era tolta prima di andare a dire al suo capo che non voleva più fare quel lavoro e voleva cambiare vita. Egli però, era venuto a saperlo e, in un impeto di rabbia, l’aveva uccisa senza lasciare tracce.
Luke venne scagionato e il colpevole arrestato. Finalmente la vittima aveva avuto giustizia!»
Ero soddisfatta del mio racconto, lo rilessi un’ultima volta e lo firmai.
Il pomeriggio era inoltrato ed io non avevo pranzato, così uscii di casa e andai a comprare qualcosa da prepararmi e nel frattempo ripensavo al racconto: povera Martha!
Arianna Salvini – Classe 2E