Viaggio nel tempo – Racconto

Una mattina mi svegliai, come sempre in ritardo perché la sveglia non aveva suonato, non l’avevo mica accesa, eh!
Fatto sta che arrivai tardi e la prof fece una delle sue solite sfuriate spiegandoci l’importanza della scuola e di studiare facendoci perdere quasi tutta l’ora.
Uscendo da scuola Carolina, la mia migliore amica, mi prese per mano e mi disse di andare da lei ad un minuto alle quattro precise, detto questo scappò veloce verso casa sua come inseguita da un leone!
Non credevo alle mie orecchie: mi conosce da tutta la vita, come poteva pensare che sarei arrivata in orario?
Mi sembrava seria, perciò a cinque alle quattro partii di corsa in bicicletta, ma con la mia solita fortuna mi si impigliò un laccio nella ruota che mi fece cadere, sbucciandomi un ginocchio.
Ma non c’era tempo per medicarmi, perciò risalii sulla bici, ormai mezza rotta, e partii come un razzo verso casa sua e non so come arrivai alle quattro in punto con solo un minuto di ritardo: ero stata proprio brava!
Entrai di corsa in casa e lei mi disse: “Sei arrivata un minuto in ritardo mandando a rotoli tutti i miei piani: avevo programmato di spiegartelo in un minuto e di partire alle quattro, perciò sali che ti spiego durante il viaggio.”
Non feci in tempo a chiederle che viaggio e in che posto che lei mi prese per il braccio, portandomi in una piccola capsula chiudendosi la porta alle spalle.
Spippolò una serie di tastini e inserì qualche data.
“Ti piacciono gli ufo?” mi chiese mentre pigiava il bottone rosso che…
In un secondo netto fui circondata da tanti alberi che mi riparavano da un sole cocente. Mi girai per chiedere spiegazioni a Carolina ma vidi dalla sua espressione che era stupita quanto me.
Sentimmo dei ruggiti e guardammo in alto rendendoci conto di essere circondati da dinosauri! Non erano estinti da qualche era geologica, ma avevano l’aria di non saperlo e facevano tanta paura. Corremmo dentro una grotta vicina, abbastanza piccola perché non passassero quegli enormi esseri.
“Cosa sta succedendo?” chiesi a Carolina dubbiosa.
Lei mi guardò seria e rispose: “Non hai ancora risposto alla mia domanda: ti piacciono gli ufo sì o no?”
“Fai per un secondo la seria e spiegami perché siamo circondati da animali estinti da milioni di anni!”
“Ok. Ho inventato una macchina del tempo e volevo che ci portasse nel futuro ma ho sbagliato epoca e come vedi siamo finiti in quella giurassica”.
“E sai come tornare indietro, vero?”
“Certo che lo so!” disse lei con aria saccente “Ma mi raccomando: non pigiare mai il bottone rosso accanto al tuo sedile, se no ci perderemo per sempre nel tempo.”
Corremmo veloci verso la macchina schivando, ora la coda di un enorme brontosauro, poi cercando di non essere ingerite ed espulse da un tirannosauro, ma inciampai nel ramo di un albero, graffiandomi un ginocchio, e feci appena in tempo a rotolare nella capsula prima di non essere mangiata da uno pterosauro. Cercando di medicarmi, spinsi il bottone rosso e iniziò a lampeggiare una luce rossa nella macchina.
Non riuscivo neanche a immaginare la faccia di Carolina: aveva gli occhi sbarrati che sembrano lanciarti l’anima in faccia. Si voltò, pigiò qualche bottone freneticamente cercando di far ripartire la macchina ma furono sforzi invani.
“È tutto perduto!” disse accasciandosi a terra “Resteremo qui per sempre e non torneremo mai più indietro!”
“Mi dispiace tanto!” dissi con aria innocente.
“Lascia perdere, ora sarà meglio pensare a come tornare invece di scoraggiarsi!”
Mentre lei cercava un modo per riavviare la macchina del tempo io andai nella grotta dove ci eravamo rifugiate prima e cercai di costruire un rifugio. Appena ebbi finito il mio capolavoro artistico, stavo per chiamare Carolina per mostrarle il rifugio che avevo costruito in quasi sette ore, e lei mi urlò:
“Ho finito! Ce l’ho fatta! Vieni! L’ho riparata!”
Corsi verso di lei ed entrammo insieme nella capsula. Inserì la data del giorno in cui eravamo partite e….
Mi ritrovai in casa di Carolina. Erano le 9 del mattino del giorno dopo.
Nella via del ritorno, preoccupata per come sarebbero stati arrabbiati i miei, inciampai cadendo sul ginocchio ferito (che ricominciò a sanguinare) e girandomi vidi che ero inciampata su una vecchia videocassetta intitolata “Ritorno al futuro” con un enorme ufo con sopra… me!

Viola Grassi – Classe 1D