Gemelli di verifica – Racconto

Eravamo in sei: io, il mio migliore amico Marco, un’anziana signora, un nonno con un nipotino e un ragazzo della mia età. Stavamo seduti in autobus, abbastanza lontani l’uno dall’altro. Marco si lamentava dei suoi continui attacchi di tosse, che rimbombavano nel silenzio dell’autobus, mentre io avevo lo sguardo fisso nel vuoto. Il ragazzo di fronte a me si poggiò sulle ginocchia una moltitudine di libri scolastici e ripeté due o tre lezioni di italiano, senza fissare lo sguardo sul libro poiché le sapeva a memoria! Finalmente mi alzai dal sedile e mi avvicinai a lui. Quel che feci in seguito non lo dimenticherò mai. Parlando con lui per qualche minuto, scoprii alcuni fatti interessanti: si chiamava Davide, frequentava la mia stessa scuola, eccelleva in italiano ma era una frana nelle discipline scientifiche e tra una settimana avrebbe avuto il compito di algebra. In quel momento, mi frullò una singolare idea nella mente e, quando mi accorsi che egli era leggermente allegro, dissi: “Ho una proposta interessante da farti, quindi ascolta bene! Tra due giorni ho il compito di italiano alla prima ora e, siccome questa materia proprio non mi va giù, vorrei che tu mi aiutassi: potresti fingerti me? Quel giorno non dovrai far altro che fare il mio compito in classe, vestito come me e con il mio stesso taglio di capelli. Dovrai tentare di trasformarti in me. Io aspetterò fuori dalla scuola. Al termine dell’ora chiederai di andare in bagno, dove ritornerai quello di prima, poi dal bagno correrai fino in classe tua, fingendo un’entrata alla seconda ora; quindi io entrerò a scuola alla seconda ora e raggiungerò in fretta la mia classe… tutti mi crederanno tornato dal bagno. Sotto il mio banco avrai lasciato un foglio con su scritto OK e questo sarà il segnale della buona riuscita del piano. Per ricambiare il favore, tra una settimana io mi fingerò te e farò il tuo compito di algebra. La procedura sarà la stessa. Cosa ne dici?”. A quel punto gli diedi una forte pacca sulla spalla. La sua risposta utilizzò un tono alquanto rude: “Come ti salta in mente una pazzia simile! Non farò mai una cosa del genere! Non ne voglio più parlare, non perseguitarmi con questa storia!”. Detto ciò, si alzò rapidamente dal sedile e scese alla fermata, non rivolgendomi lo sguardo. Marco e io scendemmo qualche fermata più avanti.
Il giorno dopo, durante l’intervallo scolastico, Davide mi si avvicinò e, guardando il pavimento formato da piastrelle luccicanti, accennò un sì con la testa e disse che avrebbe tentato il colpo. In effetti quel giorno entrai alla seconda ora e sotto il banco trovai un bigliettino recante un OK scritto con il pennarello rosso. Tutto era andato secondo i piani.
Presto arrivò il momento per me di fingermi Davide. Entrai nella sua classe con le sue sembianze, l’insegnante consegnò il compito e mi accorsi che per me era facilissimo. Erano tutti concentrati a fare il compito, dunque nessuno aveva scoperto che sotto le spoglie di Davide c’ero io. Alla fine dell’ora feci per alzarmi, ma una mano fredda mi sfiorò delicatamente la spalla. Una compagna di Davide disse: “Conosco il tuo segreto”. Il sangue mi si gelò nelle vene. Mi aveva forse scoperto? Se sì, ero in grossi guai. Poi continuò: “La tua relazione era presa da Internet”. Non avevo idea di cosa stesse parlando, ma fui lieto di sapere che non aveva scoperto il mio imbroglio. Ebbi dall’insegnante il permesso di andare in bagno e in corridoio incontrai Davide, che aveva aspettato l’inizio della seconda ora per entrare a scuola. Eravamo identici! Gli strinsi subito la mano, facendogli capire che tutto era andato a gonfie vele; quindi andai in bagno e tornai me, mentre Davide raggiunse la sua aula.
I risultati dei compiti furono eccellenti e tutti si complimentarono rispettivamente con me per italiano e con Davide per matematica. Io e Davide non diventammo mai grandi amici, ma ci vedevamo spesso di sfuggita. Era incredibile come nessuno si fosse accorto che io ero Davide e Davide era me!
Francesco Cosenza
Liceo Classico Galileo di Firenze – Classe 2G