L’immigrazione e il sogno secondo Carlo Greppi

Lo scorso 13 marzo noi alunni della classe 3D siamo andati alla libreria Feltrinelli di Firenze a conoscere lo scrittore e storico Carlo Greppi tramite il progetto “Feltrinelli per la scuola”. Greppi collabora con Rai Storia, è membro del comitato scientifico dell’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti”; è inoltre presidente dell’associazione Deina Torino, con cui organizza per gli studenti percorsi formativi sulle memorie del Novecento. Durante l’incontro gli abbiamo rivolto domande sul suo ultimo libro Bruciare la frontiera, un romanzo per ragazzi che abbiamo letto in classe.

Può spiegarci il significato del titolo del suo libro?
«Il titolo deriva da una espressione araba che viene utilizzata dai migranti per indicare coloro che cercano di bruciare la frontiera ovvero attraversarla. L’espressione “bruciare la frontiera” viene usata dai migranti che passano una linea spesso immaginaria ma per loro molto reale. Nella scelta del titolo non sapevo se usare il plurale o il singolare, poi ho scelto bruciare la frontiera che è una espressione più generale».
Pensa che per gli immigrati valga la pena di spendere così tante energie rischiando la vita e rischiando di non bruciare la frontiera?
«La frontiera è una cosa seria: io ho vissuto tre situazioni abbastanza pericolose in frontiera – tra Colombia e Venezuela, tra Israele ed Egitto e nell’ex Jugoslavia –, me la sono vista brutta ma hanno avuto un lieto fine. La maggior parte di queste persone delle quali si legge tutti i giorni sui giornali e che sono bloccate a Ventimiglia o in Val di Susa non si pongono il problema di fallire: parecchi sono ragazzi di meno di diciotto anni, a quella età si crede di essere virtualmente immortali e si tenta di tutto per attraversare la frontiera e realizzare un sogno».
A che età è nato in lei l’interesse per l’immigrazione e la storia?
«Quando ero ancora alle superiori non ero ancora molto interessato alla storia, forse perché non avevo un bravo insegnante ma mi interessavano solo alcune parti. L’interesse è nato insieme al mio grande amore per la lettura e per il cinema, come un bisogno di documentazione. Rispetto al tema dell’immigrazione non saprei dire: io sono cresciuto come i vostri Prof in un mondo che ha visto l’Europa aprirsi totalmente e addirittura, dopo la caduta del muro di Berlino, c’era questa illusione che avremmo vissuto in un mondo senza confini e dopo poco è iniziata la globalizzazione».

Alla fine dell’incontro Carlo Greppi ci ha regalato un autografo con dedica e l’abbiamo ringraziato per il tempo che ci ha dedicato, felici per essere usciti dalle mura della classe per incontrare un vero scrittore.