Una buona idea? Aiutare il prossimo…

Lo scorso martedì 12 dicembre noi studenti di 3D siamo andati alla libreria Feltrinelli di via de’ Cerretani a conoscere Michele Tranquilli, il giovane autore del libro Una buona idea (edito nel 2017 da Feltrinelli), che abbiamo letto in classe. Nonostante non ami definirsi uno scrittore, Tranquilli ha scritto un libro in piena regola, anche se non racconta un’avventura fantastica o una storia horror ma come è nata ed è cresciuta negli anni YouAid, la rete solidale che lo stesso autore ha fondato. Durante l’incontro, Tranquilli ha ricostruito la storia (vera) raccontata nel suo libro, molti dei progetti realizzati da YouAid, più alcuni aneddoti personali sui suoi viaggi in Africa.
Si tratta di una bella storia di formazione: Michele è un ragazzo che, come molti suoi coetanei, non si trovava bene a scuola e così, a soli 17 anni, decise, insieme alla cugina Anita, di partire per un viaggio di solidarietà alla volta dell’Africa, precisamente in Tanzania. Questo viaggio gli ha cambiato per sempre la vita: lì ha avuto l’intuizione di andare oltre il “tipico” aiuto offerto dalle associazioni di solidarietà organizzate, impegnandosi invece nell’obiettivo di aiutare le persone, anche col lavoro manuale, direttamente nel luogo in cui abitano, mettendole in primo piano e ascoltando i loro problemi per dare soluzioni concrete. Il lavoro che ha spinto Michele a considerare le cose da un diverso punto di vista è stato il tentativo di scavare da solo le fondamenta per un asilo nella cittadina di Iringa: gli abitanti ne avevano bisogno ma nessuno credeva nella fattibilità del progetto, così Michele era l’unico a lavorare, destando l’ilarità dei locali, che non si spiegavano come mai un bianco lavorasse per loro, ma lui non si dette per vinto finché non iniziarono a dargli una mano. Insomma, Michele aveva imparato che nessuno è indispensabile, ma tutti possono essere utili. Questa non è che una delle tante lezioni che l’autore racconta nel suo libro da un capitolo all’altro (con testi evidenziati in grassetto) dopo averle imparate sulla propria pelle.
Da queste esperienze Michele Tranquilli ha scoperto lati di se stesso che prima ignorava totalmente, anche dai progetti non andati a buon fine – come nel caso del primo, un orto solidale – perché i momenti di sconfitta arrivano sempre nella vita di ognuno e anche da essi si può imparare qualcosa per non sbagliare più in futuro. Quello che colpisce però è la buona idea al centro del libro, semplice quanto efficace: fare rete non solo donando soldi, ma partendo dalle esperienze e dalle abilità a disposizione di chi desidera aiutare il prossimo, aiutare con ciò che si sa fare, insomma.